Avvenire di Calabria

Giornata del malato: mons. Cipolla (Padova) ai malati, “grazie per la fiducia che ci insegnate”

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Gremita come ogni anno la basilica del Carmine di Padova in occasione della solenne celebrazione dell’odierna Giornata mondiale del malato, giunta quest’anno alla XXXIII edizione. Presenti fedeli, malati, familiari, istituzioni e moltissimi volontari delle diverse associazioni e realtà che si occupano dei malati.
La celebrazione, presieduta dal vescovo di Padova Claudio Cipolla, si è aperta con il saluto di p. Adriano Moro, camilliano, responsabile della Pastorale della salute della diocesi di Padova, che ha ricordato l’importanza della  giornata “per pregare per i fratelli e le sorelle malati, ma anche per ringraziare le tante persone che a titolo gratuito si spendono per alleviare sofferenze o facilitare la vita dei malati. Il vescovo Cipolla ha sottolineato come il bene a volte sia “nascosto in posti che non ci aspettiamo e la malattia e la sofferenza sono alcuni di questi luoghi che generano amore e umanità”. Ai malati e sofferenti il vescovo Claudio ha voluto dire più volte “grazie” per il dono della fiducia e della speranza che esprimono e condividono nella loro situazione: “la vostra è una grande testimonianza che dobbiamo saper cogliere. Voi ammalati ci educate, ci riportate al nostro essere uomini e donne di speranza”. Il presule ha poi ricordato l’incontro con un adolescente in ospedale che desiderava fortemente guarire per raccontare ai propri amici cosa aveva scoperto durante la malattia “che la vita è un valore e va vissuta in pienezza e alla presenza di Gesù”. La malattia è uno dei luoghi in cui “scopriamo la presenza di Gesù”, ha ricordato il vescovo. “Vorrei benedire i malati che trovano una speranza, che sanno lottare per la vita; il vostro è un inno cantato alla speranza: anche quando il corpo sembra deturparsi siamo attratti dalla vita perché la vita è un dono e saper cogliere anche nella malattia tratti di umanità è un dono. Grazie, quindi grazie per la fiducia che ci insegnate!”, ha concluso.

Fonte: Agensir

Articoli Correlati

Tags: