Avvenire di Calabria

Mons Morosini,

I portatori della Vara offrono il cero a Maria

La preghiera apre il percorso dei sette sabati mariani

Antonio Marino

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Le lancette dell’orologio segnano le ore 19 e 38 minuti del penultimo giorno di luglio nell’anno giubilare della Misericordia. L’urlo, appartenente a qualsiasi cuore di qualsivoglia umana creatura nata alla vita in riva allo Stretto, sconquassa il silenzio d’inizio Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Metropolita Mons. Giuseppe Fiorini Morosini… E griramulu cu tuttu u cori: oggi e sempri evviva Maria! Con le parole che i cuori dei Portatori amplificano fino a farle giungere fin su le stelle comincia il primo dei sette sabati all’Eremo, sul colle che custodisce i tratti artistico-umani di Maria Madre della Consolazione. Al saluto introduttivo del Guardiano e Parroco, Padre Antonio Marranchella, segue l’offerta, da parte dei Portatori della Vara alla Madonna, del tradizionale cero, che ai piedi dell’Altare arderà fino a novembre, quando la Venerata Effige farà rientro al Santuario giubilare: all’ambone è Gaetano Surace, presidente dell’Associazione Portatori, a rinnovare quello specialissimo legame tra quegli uomini, che nella quotidianità cercano di vivificare quel Totus Tuus ego sum Maria, e l’Avvocata del popolo reggino. All’omelia, dopo aver sottolineato che “vivere i sette sabati significa meditare su alcuni aspetti della nostra Fede, spronandoci a vivere i festeggiamenti settembrini soprattutto dal punto di vista religioso” e ribadito che “se la Fede non si trasforma in concreto impegno di vita non è Fede, così come l’opera dei Portatori: altamente meritoria! Ma è vana se non c’è la grazia di Dio!”, Mons. Morosini introduce il tema scelto dai Cappuccini reggini per il primo sabato mariano: “è l’opera di Misericordia corporale, dar da mangiare gli affamati”. E richiamando le letture della diciottesima domenica del Tempo Ordinario, Padre Giuseppe scompiglia eventuali progetti annidati nella coscienza di qualche eventuale pellegrino giunto al colle eremitico: “Gesù desidera che ciascuno di noi migliori socialmente ed economicamente. Gesù, però, condanna coloro che accumulano denaro a discapito degli altri, del bene comune; chi s’arricchisce con lo spaccio della droga dovrebbe ricordare le lacrime di tante mamme che vedono distruggersi i figli. Chi s’arricchisce percorrendo vie perverse, intrallazzi economico-politici, accumula, agli occhi di Dio, denaro maledetto…. E avviandosi alla conclusione, l’Arcivescovo lascia, ai tanti che gremiscono il Santuario, alcuni interrogativi: “cosa conta di più nella mia vita, il Bene o i miei interessi economici personali? Dio conta nella mia vita? A Dio lo lascio contare nella mia vita? Fra un mese Maria tornerà in Città. Troverà una Reggio migliorata o peggiorata? Conosciamo le tante inchieste giudiziarie che stanno svelandoci l’imbroglio intersecatosi nel tessuto sociale; è inutile elencare la sfilza di omicidi, attentanti verificatisi nell’ultimo anno… Ma … c’è da parte di ciascuno di noi, devoti di Maria Madre della Consolazione, lo sforzo per vivere il Vangelo in ogni istante della nostra giornata terrena?” La “Preghiera del Portatore” e la solenne Benedizione Episcopale concludono il primo sabato ai piedi della Consolatrice. Un venticello gradevole accompagna a casa i reggini: nel loro cuore rimbomba forte l’esortazione a … riverniciare la facciata di una Reggio ingrigita, sfiduciata, annoiata…

Articoli Correlati