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Un romanzo impregnato di crudeli riferimenti storici, profili umani profondi e spunti di riflessione utili, nel nostro incerto e tormentato oggi
Mimmo Gangemi è per tanti versi un autore anomalo nel panorama letterario italiano, innanzitutto per le sue radici culturali che affondano nella tradizione di un meridionalismo irriducibile, a cui intellettuali e scrittori come lui consacrano la vita, poi per la sua formazione di carattere tecnico-scientifico e la professione di ingegnere - come Emilio Gadda d’altronde, che da ingegnere elettronico diventò prezioso ingegnere delle parole.

Con queste origini formative la letteratura sembrava avere uno spazio marginale o secondario per Gangemi, e invece fin dal primo romanzo (“Un anno d’Aspromonte”, Rubbettino 1995), dato alle stampe tra insicurezze e paure, lo scrittore di Santa Cristina d’Aspromonte individuò senza incertezze la vocazione dello scrivere, scegliendo di dedicarsi completamente a una speciale narrativa di portata storica, culturale ed etica - rimasta il suo tratto distintivo di autore - sorretta da un’originalità linguistica inaugurata con “La signora di Ellis Island”, il romanzo della consacrazione, che è riuscito a far breccia nel cuore dei lettori: una saga che attraversa un secolo di storia, e che si fa ricordare per la appassionante narrazione, ma anche per la sublime semplicità di una scrittura leggera ma appuntita, che rimarrà identica nelle opere successive, anche nel nuovo romanzo: “A me la gloria” (Solferino, pagine 343, euro 20,50), che racconta la storia d’amore tra Edda Mussolini e Galeazzo Ciano - e il tragico epilogo - sullo sfondo della guerra (la Seconda) che sconvolse il mondo.
Comincia con l’innamoramento fulminante tra la non ancora ventenne figlia del duce e il conte di bell’aspetto con fama di libertino, il racconto - dotato di un ritmo impeccabile - che attraversa la tragedia del secondo conflitto mondiale: dal patto tra Mussolini e Hitler, alla fine di tutto, quando restano sul campo lutti, macerie, rovine e lugubri conclusioni di vicende umane tristi, negative. Gangemi - come si conferma in questo nuovo romanzo - scrive come pochi di storia fuori dalla storia: narra in presa diretta amori, destini, cinismi, arroganza, vanità, eventi tragici e commedia umana, che in questo nuovo libro è interpretata da due personaggi comunque memorabili: Edda Mussolini e Galeazzo Ciano, protagonisti di una passione bruciante all’inizio e poi soffocata tra isterie e irrequietezze dagli eventi che muteranno i destini del mondo.
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Quando il destino si compie, con il voto contrario di Ciano al Gran Consiglio, cala il sipario, e per Edda c’è l’ultima recita, magistralmente raccontata da Gangemi: «L’abbraccio con cui lo avvolse Edda conteneva la sconfitta e i rimproveri a se stessa per aver fallito, l’umiliazione di figlia, i rimorsi di moglie e di madre. I pugni picchiati sul petto del marito odoravano d’ostinazione e di rabbia. I figli raccolti attorno a loro due e stretti a pigna tracciavano i confini della famiglia, da lì in avanti non si sarebbe allargata oltre. Mai erano stati uniti come in quei momenti». È romanzo, “A me la gloria”, impregnato di crudeli riferimenti storici, profili umani profondi e spunti di riflessione utili, nel nostro incerto e tormentato oggi. Gangemi, si conferma grande scrittore.

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