Avvenire di Calabria

Il presidente del Consiglio regionale parla dei giorni settembrini e la valenza sociale della devozione mariana dei reggini

Irto: «La Calabria vuole rialzare la testa»

Federico Minniti

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Calabria, la terra dalle potenzialità inespresse. Ne abbiamo parlato con Nicola Irto, giovane presidente del Consiglio regionale, che – a quasi un anno dal nostro ultimo confronto – ci ha raccontato l’impegno della massima Assise pubblica calabrese per riportare una «normalità» amministrativa all’interno di Palazzo Campanella. Uno sforzo che spesso si scontra con le tantissime difficoltà che emergono dai territori, vere e proprie urgenze che vanno, però, affrontate con l’uso sapiente della programmazione i cui strumenti finanziari sono spesso in capo all’Ente regionale.

Quasi quattro anni di legislatura. Come arriva la Calabria all’anno pre–elettorale?

Vi arriva con alcuni importanti problemi avviati a soluzione, ma ancora con tante questioni irrisolte, tra cui la più grave di tutte: il lavoro dei giovani.

Abbiamo trovato una regione in macerie, le abbiamo sgombrate dal campo e iniziato a ricostruire.

Il taglio dei vitalizi, le eccezionali misure di trasparenza adottate dal Consiglio regionale, il progetto del nuovo ospedale metropolitano di Reggio, il completamento del bypass della diga del Menta. E ancora, il consumo zero di suolo, la legge sui contratti di fiume, il piano trasporti, il piano rifiuti, la crescita notevole dei flussi turistici verso la nostra regione, che oggi gode di buona reputazione anche a livello internazionale, e la programmazione di risorse europee per infrastrutture, politiche sociali ed agricoltura per più di 3 miliardi di euro. C’è stato un grande lavoro, spesso non spiegato bene ai calabresi, ma adesso occorre moltiplicare gli sforzi.

Seppure dai dati Svimez si evince un trend “timidamente” positivo sulla Calabria, il Mezzogiorno rimane ancora la vera “questione” aperta.

I dati del rapporto Svimez hanno segnato un’inversione di tendenza, ponendo la Calabria in testa alle regioni del Mezzogiorno ma, fin dalla pubblicazione delle anticipazioni, ho gettato acqua sul fuoco perché non possiamo esaltarci di fronte a una situazione così complessa sul piano sociale ed economico.

Semmai, dobbiamo avere il coraggio di andare avanti e assumere la consapevolezza che la strada seguita è quella giusta. I calabresi devono percepire il cambiamento nella vita di tutti i giorni, non solo leggerlo sulle statistiche. Dal futuro della Calabria e del Mezzogiorno dipendono le sorti del Paese: se riparte il Sud, l’Italia tornerà a crescere nella sua interezza.

Il Consiglio regionale, nell’ultimo mandato, si è contraddistinto per via dell’operazione–trasparenza.

Ci può svelare quali sono state le difficoltà nel portarla a termine?

La difficoltà vera è stata, e in parte ancora lo è, quella di vincere il diffuso pregiudizio anticalabrese. In Consiglio, in questi anni, sotto la mia presidenza sono state introdotte innovazioni e misure inedite a livello nazionale. Le faccio un esempio concreto: abbiamo creato un collegamento informatico con la Corte dei conti che, in qualsiasi momento, può accedere ai conti dei gruppi consiliari e verificare come viene speso ogni singolo euro dalla politica. Nessun altro Consiglio regionale può vantare un simile livello di trasparenza, ma la notizia non ha avuto grande eco a livello nazionale, probabilmente perché è più facile e comodo additare i “soliti” calabresi. Spero però che, prima o poi, questo sforzo venga metabolizzato dall’opinione pubblica nazionale, narcotizzata dalle fake news.

Come e quanto la cultura può essere volano di crescita per il nostro territorio?

E’ uno dei leit motiv del mio percorso di presidente del Consiglio regionale. Per me la cultura, assieme al lavoro, è l’antidoto alla ‘ndrangheta ed è lo strumento attraverso cui accrescere il benessere sociale della nostra comunità. Essa genera valore in ogni senso. Per questo abbiamo deciso di togliere i soldi di tasca ai politici e investirli nel polo culturale “Mattia Preti”. Però ciò non basta. All’ultimo Salone del libro di Torino ho lanciato una proposta: occorre che gli intellettuali calabresi facciano la loro parte contribuendo a tenere vivo il dibattito pubblico e a far germogliare una nuova coscienza sociale e una nuova classe dirigente. Serve un meridionalismo adatto ai tempi che viviamo, orgoglioso e indomito.

La sua Presidenza ha avviato due percorsi significativi in tema di “esemplarità” per i più giovani. Il primo è l’ormai consolidato premio dedicato a don Italo Calabrò. Cosa l’ha portata a fare questa scelta?

Don Italo ha rappresentato un punto di riferimento per intere generazioni di reggini. Una figura straordinaria di sacerdote e di educatore, che ha contrastato con i fatti e con l’esempio le devianze sociali e la criminalità organizzata. Per me il suo motto, “nessun escluso mai”, volto all’integrazione degli ultimi e degli emarginati, è il più completo e serio punto programmatico che si possa proporre per una terra dolente come la Calabria.

Da quest’anno, invece, i giovani calabresi potranno riflettere sulla figura di don Pino Puglisi.

Un modo diverso di “fare” antimafia.

Anche questo è un progetto fondato sull’esempio. Padre Pino Puglisi ha incarnato, nella maniera più autentica e coraggiosa, lo spirito della dottrina sociale della Chiesa, che è stata e resta punto di riferimento assoluto per la nostra comunità. A 25 anni del sacrificio di un uomo di fede che ha versato il proprio sangue per salvare i giovani di Brancaccio dalla morsa della mafia, è nostro dovere ricordarlo e assumerlo a modello per le giovani generazioni.

Proprio nei pressi della sede del Consiglio regionale della Calabria ha avuto luogo uno dei momenti più toccanti e attesi della festività mariana: la “consegna”. Un suo pensiero da amministratore, cittadino e fedele.

Le festività mariane rappresentano un momento unico per la nostra comunità chiamata a rinnovare, innanzitutto, la propria testimonianza di amore nei confronti della Madonna, che ha consolato i reggini nei momenti più duri della loro storia e infuso loro la fede in un futuro migliore. La festa assume così, oltre alla profondissima e fondamentale componente spirituale e religiosa, anche un eccezionale valore sociale: Reggio, grazie alla Madonna della Consolazione, si ritrova più coesa e ricca di speranza. È questo il grande miracolo che, ogni anno, il secondo sabato di settembre, si ripete, dandoci la forza di andare avanti e di riscoprirci uomini e cittadini migliori.

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