Avvenire di Calabria

"Riconoscere la donna come parte integrante del corpo di Cristo che è la Chiesa": così Lucia Maddalena Valori, suora francescana alcantarina

La Chiesa nel tempo porta un «timbro» al femminile

Redazione Web

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di Lucia Maddalena Valori* - «Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo» (Mt 27, 55-56). Le donne che hanno sempre circondato Gesù sono, nei Vangeli, il timbro di quella delicatezza dolce e sapiente tutta femminile. Tutta la storia della Chiesa, apparentemente scandita dalle mosse di grandi uomini, svela in filigrana vicende meravigliose di donne straordinarie. Nella Chiesa contemporanea molte donne sono e sono state una parola innovativa, coraggiosa e sensibile che ha permesso a tutto il popolo cristiano di raggiungere l’umanità intera. Chiara Lubich, Madre Teresa di Calcutta, Armida Barelli, Chiara Amirante e tante donne del nostro tempo hanno mostrato non solo un modo concreto di fare carità ma sono state per il mondo un faro per la loro capacità di toccare il cuore dell’uomo e di risvegliare in molti il desiderio di farsi fratelli. Nell’ordinario delle nostre parrocchie non è difficile vedere quanta parte della pastorale, della carità, della catechesi, della cura degli ambienti liturgici sia legata alle donne. La bellezza di questo volto femminile della Chiesa si lega in maniera indissolubile oggi alla capacità della donna di leggere i segni dei tempi e il cuore della gente. A partire dalla Mulieris digntatem è cambiato molto il ruolo della donna nella Chiesa e in questi ultimi trent’anni i Pontefici e il Magistero hanno sottolineato a più riprese la necessità e l’urgenza che le donne trovino lo spazio che compete loro come battezzate e come volto femminile del popolo cristiano. Papa Francesco oggi, con determinazione, annuncia il pieno riconoscimento della donna nel rispetto delle sue caratteristiche: non si tratta di mettere da parte le prerogative specifiche del ministero ordinato, ma di riconoscere come anche la donna, come parte integrante del corpo di Cristo che è la Chiesa, possa partecipare con tutti i suoi doni e i suoi carismi alla missione della Chiesa stessa. I diversi contesti culturali in cui le donne si trovano a vivere amplia ulteriormente il discorso, poiché, soprattutto in alcune «periferie del mondo» in cui la donna vive in una situazione di emarginazione, il restituirle il ruolo fondamentale di battezzata e perciò di protagonista della vita della Chiesa, diventa spazio per una trasformazione non solo della Comunità cristiana, ma dell’intera società. Le donne sono quindi chiamate oggi ad abbandonare un atteggiamento di tipo servile e a crescere nella consapevolezza dell’essere protagoniste della missione della Chiesa. La vocazione al servizio, propria del cristiano, non si deve confondere col servilismo e probabilmente anche da parte di noi donne deve crescere la certezza della possibilità di una piena partecipazione alla missione della Chiesa. Ogni donna, secondo la propria vocazione, è chiamata a portare oggi un contributo sinergico e specifico femminile. Allora, come alle nozze di Cana, viviamo anche noi ogni giorno la splendida comunione tra il Figlio, uomo, e la Madre, donna, attenta a tutto e pronta a dialogare e ad agire per il bene del mondo; teniamo in alta considerazione il compito di accoglienza, di servizio, di evangelizzazione e di responsabilità a cui, fin dall’origine, le donne sono state chiamate e viviamo in pienezza la vocazione alla missione che il Concilio Vaticano II restituisce ad ogni battezzato. 

*suora francescana alcantarina

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