Avvenire di Calabria

Fusa a Pistoia e scolpita da Alessandro Monteleone, balza agli occhi di chi sosta all’interno della Basilica

La Pala, il tesoro che custodisce la Sacra effigie

Tra novembre e settembre ospita la Patrona dei reggini

Redazione Web

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Uno scrigno che cela in sé un tesoro di arte e bellezza, dominato dalla davozione mariana. È anche questo la basilica dell’Eremo dei Cappuccini, custode vigile dell’effigie miracolosa della Madonna della Consolazione. Tutto è studiato nei minimi dettagli, come riporta il libro di padre Giuseppe Sinopoli, “La Madonna della Consolazione, i cappuccini e il popolo reggino”, a partire dall’aspetto esterno dell’edificio di culto: linee schematiche, sobrie, semplici, in pieno stile francescano, si uniscono in un pronao che sembrano rifarsi alle capanne che il Santo di Assisi aveva fatto erigere davanti alla Porziuncola. Il portone è in legno massiccio, arricchito da luminose romboidali e pannelli bronzei, opera dello scultore Michele Guerrisi. All’interno, la struttura del santuario è suddivisa in tre navate, fuse in un unico ambiente vasto e e pronto ad accogliere il popolo che vi accorre in massa du– rante le solennità liturgiche. Calda e stupendamente suggestiva la sinfonia di colori che avvolge il fedele e il pellegrino, quasi inavvertitamente, rapendolo nell’oasi del raccoglimento orazionale e della contemplazione. Il pavimento dell’aula liturgica è in travertino romano chiaro e sorregge i 58 nuovi banchi in legno massello, tutti intarsiati con il simbolo del Tau. A ridosso delle due colonne di sinistra e di destra, entrando dal portone principale, vi sono due slanciate acquasantiere circolari in marmo rosso porfirio classico. Inizialmente sistemato nel battistero, in testa alla navata di sinistra , accanto all’altare di Sant’Antonio, si trova il fonte battesimale in marmo bianco gobbie. Gli altari laterali sono dedicati a San Francesco d’Assisi (navata sinistra) e a Sant’Antonio da Padova (navata destra). Al centro, nel Sancta Sanctorum, signoreggia la maestosa Pala bronzea, fusa a Pistoia e scolpita da Alessandro Monteleone. La Pala raffigura sapientemente e dinamicamente i sette Angeli che sostengono la teca dove è custodita l’immagine della Consolatrice. A pochi metri dalla scultura bronzea, si stacca il semplice ed elegante altare maggiore in marmo pregiato, con il tabernacolo in smalto e un crocefisso in legno iroko. L’ambone , opera dell’artista Michele Di Raco, è eretto in corrispondenza del pilastro a sinistra dell’altare, al limite del gradino del presbiterio, come peraltro previsto dalla stessa progettista del complesso ecclesiale. Esso è progettato per essere proiettato il più possibile verso l’assemblea dei fedeli per favorire la partecipazione attiva e l’intercomunicabilità. L’ambone si compone di un elemento principale e di forma rettangolare, in bronzo. Una pedana di base consente l’emergere della figura del celebrante oltre i limiti del prospetto scultoreo. Il frontale dell’ambone è limitato, da parte dell’altare, da una spalla quadrata in rapporto modulare. Dalla parte opposta, da una serie di elementi, i quali, percorrendo il perimetro del presbiterio, si collega al pilastro terminale. L’elemento principale dell’ambone consiste in un unico bassorilievo, che rappresenta la Parola di Dio al popolo, indicata nella persona di Gesù. Le sculture a tutto tondo nei vani laterali riprendono l’iconografia classica che designa i quattro evangelisti: Marco, Luca, Matteo e Giovanni. Infine, la cappella del Santissimo Sacramento si pone in relazione con il complesso architettonico, integrando lo spazio privato dedicato all’orazione con l’ambiente principale retrostante. Solo alcuni dei tesori contenuti nella basilica romitica che, la sera prima della festa patronale, è meta del devoto pellegrinaggio di migliaia di reggini che arrivano a rendere omaggio alla Protettrice della città. Guardando Maria, la “consolata” dal Figlio divino, siamo invitati a trovare conforto e sollievo nel nostro impegno quotidiano di santità. A Lei possono rivolgersi tutti coloro che soffrono afflizioni di ogni genere: mamme prostrate dalle malattie, mogli o mariti umiliati dai tradimenti, giovani travagliati dalla mancanza di lavoro e di futuro, stranieri tribolati dalla lontananza della loro patria, bambini feriti dalla separazione dei loro genitori, anziani amareggiati per l’abbandono, infermi trascurati, portatori di handicap emarginati, i bambini mai nati, società civili come le nostre, tuttavia umiliate e oppresse da quei veri e propri tumori maligni che si chiamano mafia, ’ndrangheta, camorra, massoneria.
In Maria, Madre della Consolazione, ogni afflitto può trovare accoglienza. Infatti, in Lei si può leggere un atteggiamento spontaneo della psicologia della donna: l’accoglienza fatta con amore, rispetto, tenerezza. La sua non è solo la manifestazione naturale dell’affettività femminile, che è portata all’accoglienza e al dono. È soprattutto l’espressione del suo amore materno, che è accoglienza gratuita e incondizionata. Si tratta di una dote naturale, che Maria ha trasformato in virtù e in missione. Gesù, infatti, ha cambiato questo gesto umano in una vera realtà di grazia.

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