Avvenire di Calabria

La proposta dell’accademico è giunta durante la diretta sui social network del nostro settimanale

La sfida di Ferrara: «Tesisti ”lavorino” per le imprese locali»

Redazione Web

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Ecosistemi produttivi e università. Questo è il fille rouge che ha unito gli interventi dell’ultimo Social Talk, in diretta sulla pagina Facebook e sul profilo YouTube de L’Avvenire di Calabria, che ha registrato la presenza dei docenti universitari Massimiliano Ferrara e Francesco Buccafurri, nonché del presidente di Confesercenti Reggio Calabria, Claudio Aloisio. Le conclusioni, poi, sono state tratte dal presidente della Camera di Commercio reggina, Ninni Tramontana, e dalla segretaria provinciale della Cisl, Rosy Perrone.

In particolare, il professore Ferrara ha lanciato una proposta: «Quanti tesisti brillanti ci sono a Reggio Calabria che attraverso elaborati innovativi potrebbero produrre delle idee positive da donare al territorio? Questa scoperta dell’acqua calda, in altri contesti nel nostro Paese, è ormai una prassi: gli studenti possono diventare gli uffici di ricerca e sviluppo per le nostre imprese. Ci sono, oggi, ragazzi brillanti che vengono “sfruttati” al 40% delle loro capacità: occorre prendersi questo impegno in prima persona per ripensare a questa opportunità. Non impone nessun costo e può produrre potenzialmente moltissimi ricavi». «La Città di Reggio Calabria non sempre si è resa conto dell’importanza strategica di avere l’Università nel suo tessuto pro- duttivo e sociale», ha spiegato nel corso del suo intervento il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze Umane (Digies) che prosegue: «L’Università non deve essere vista come una torre d’avorio, ma può essere vista come volano per trasferire una serie di attività che possono indicare la prospettiva. Nella mia idea, la capacità deve essere quella di anticipare gli scenari».

Parla di flessibilità strutturale, Ferrara, auspicando a un’alta capacità di reazioni ai cambiamenti che vengono dall’esterno da parte del mondo accademico reggino. «Questo periodo ha richiesto a tutti di fare degli sforzi. L’Università è profondamente cambiata, però, già da anni: fino a poco tempo fa si limitava a produrre conoscenza», spiega Ferrara, «oggi c’è una sfida in più: l’obiettivo fondamentale, oltre che produrre conoscenza, è quella di trasferire competenza. I nostri studenti devono acquisire delle skills operative, che siano intrisi di un ampio theoretical approach, immediatamente spendibili sul mercato». Prosegue il Direttore del Digies: «Il tempo di prima occupazione si deve assottigliare. In tutto questo l’Università deve rivolgersi al mondo delle imprese e capire cosa necessita» dice Ferrara pungolando i colleghi accademici «serve scendere sul territorio: capisco che nella visione baronale dell’Università questo sembra difficile, se non impossibile. Un po’ per il phisique du role tipico del professore universitario, sia per l’esercizio di un ruolo d’appartenenza all’élite della società, ma oggi non può più essere così: bisogna porsi al servizio del territorio, altrimenti decade il valore dell’Ente». «Il nostro output – prosegue – sono uomini e donne che dovranno portare nella loro attività professionale quanto hanno acquisito negli anni della formazione, ma i primi a doversi mettere in gioco siamo noi professori universitari. Bisogna essere tutti in movimento». Un’azione necessaria rispetto a un contesto economico che vive momenti drammatici.

«È il nostro obbligo morale – conclude Ferrara – cominciamo dalle piccole cose per creare un rapporto fondamentale per lo sviluppo reale del territorio. Le eccellenze non devono né essere isolate né avversate: cominciamo a ragionare in modo diverso, solo così possiamo riuscire ad avere un cambio di rotta».

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