Avvenire di Calabria

Le ricadute del tycoon su editoria e libertà di stampa: «Il futuro del giornalismo si gioca ora, in questo cambiamento d’epoca»

L’America rinnega se stessa: la libertà non vale più dell’uguaglianza

Intervista esclusiva a Paolo Lambruschi: «Momento cruciale per l’Europa, i 27 si coalizzino»

di Davide Imeneo

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Dopo il voto all’Onu di ieri, in cui l’Occidente si è diviso sulla condanna della Russia per l’aggressione all’Ucraina, è necessario provare a fare il punto per comprendere bene come stanno mutando gli equilibri geopolitici mondiali. Da questa esigenza nasce l’idea di dialogare con Paolo Lambruschi, inviato di lungo corso del quotidiano Avvenire, esperto di politica internazionale e di migrazioni.

Come descriverebbe l'attuale orientamento della politica estera degli Stati Uniti durante il secondo mandato di Donald Trump?

Si delinea una politica all’insegna dell'isolazionismo e del neoimperialismo. Da una parte il disimpegno e il ritiro delle truppe per tagliare i costi, dall’altra la minaccia militare dell’esercito più forte della storia per riequilibrare soprattutto i rapporti con la Cina, che viene considerata dalla nuova amministrazione di Washington il concorrente più pericoloso per il futuro.



L’obiettivo di Trump è imporre il potere degli Stati Uniti - Make America Great Again è lo slogan di Trump - in tutto il mondo o comunque nelle aree di interesse rinnegando i vecchi schemi del diritto internazionale, cardine del sistema post-bellico edificato dagli stessi Usa, e le alleanze ritenute troppo costose.  Così i paesi confinanti come Canada e Messico sono stati minacciati con i dazi, il Canada è stato invitato addirittura a diventare il 51esimo Stato degli Stati Uniti. Il voto di ieri all’Onu contro la risoluzione di condanna della Russia per l’aggressione all’Ucraina in netto contrasto con gli alleati europei va nella direzione di isolare Washington dall’Occidente in nome di una politica di potenza che non guarda agli interessi degli (ex?) alleati.

Come possiamo considerare l'allineamento dell'amministrazione Trump con regimi autocratici come Russia e Cina, e quali potrebbero essere le conseguenze?

Dicono che Trump sia attratto dai dittatori. Per cui subisce il fascino di Putin e comunque ammira l’efficienza del potere cinese, che non ha bisogno delle mediazioni della democrazia. Inoltre, il tycoon ha alle proprie spalle un complesso che non è più solo militare e industriale, oggi comprende miliardari come gli oligarchi tecnocratici, la tecnodestra della Silicon Valley, tra cui spicca soprattutto il volto di Elon Musk. Il gruppo, che appoggia politicamente il vicepresidente JD Vance teorizza che il capitalismo non abbia più bisogno delle democrazia e rivendica il suprematismo bianco e la lotta alla cultura cosiddetta woke.


PER APPROFONDIRE: Ucraina: Metsola, Von der Leyen e Costa: «aggressione brutale della Russia. Pieno sostegno Ue, avanti con gli aiuti a Kiev»


Il tentativo non a caso fatto con i primi atti dalla nuova amministrazione e dal Doge - l’ufficio antisprechi pubblici di Elon Musk - è svuotare la pubblica amministrazione statunitense, cioè il motore del sistema di governo con la scusa di voler attaccare lo stato profondo, il deep state, visto come un contropotere, ma che in realtà fa funzionare la democrazia. L’obiettivo, descritto bene dal professor Stefano Zamagni in un'intervista ad Avvenire e in diverse altre pubblicazioni, è quello di ridurre la pubblica amministrazione al minimo, detassando le ricchezze al 15 per cento, smantellare lo stato e lasciare al buon cuore dei magnati lo stato sociale trasformando una democrazia plurisecolare in una oligarchia che rispetta la libertà individuale, ma non riconosce l’uguaglianza tra le persone.

Come valuta l'impatto delle politiche migratorie di Trump, inclusa la detenzione di migranti a Guantanamo Bay, sulle relazioni con i paesi dell'America Latina?

Le politiche migratorie sono la punta di diamante del Make America Great Again, del programma MAGA. La mia valutazione si rifà a quello che ha detto il Papa nella famosa lettera ai Vescovi cattolici statunitensi. Sono intollerabili quindi le deportazioni delle persone, anche se sono irregolari, che comportano grandi sofferenze, lacerazioni a livello familiare e riportano alla mente qualcosa che non vogliamo mai più rivedere. Tra l'altro sono politiche contraddittorie che cozzano con l’economia, con la necessità di manodopera degli Stati Uniti soprattutto nel settore primario e in quello dell'assistenza domestica, del turismo, della cantieristica e della ristorazione, che, come in tutto il mondo occidentale, vengono oliati da un continuo flusso di lavoratori non necessariamente regolari. Vedremo che cosa succederà. Per quanto riguarda le relazioni con i paesi dell'America Latina, Trump ha intenzione probabilmente di rafforzare la dottrina Monroe, che intende il continente americano come cortile di casa degli Stati Uniti. Ha già fatto la voce grossa con Panama il cui canale è controllato dai cinesi, mentre ha una intesa forte con il presidente argentino Millei. Resta da vedere quali rapporti si instaureranno con l’altro gigante latino-americano, il Brasile, che fa parte dei paesi Brics che vogliono un sistema monetario globale non più basato sul dollaro.

Quali sono le sfide che l'Unione Europea deve affrontare in risposta alle politiche protezionistiche e unilaterali degli Stati Uniti?

L'Unione Europea va inevitabilmente allo scontro diplomatico e commerciale con gli Usa di Trump. In un’area che privilegia la concorrenza contro i monopoli, il primo terreno di scontro è quello aperto con i grandi gruppi che gestiscono l'intelligenza artificiale, i social e le consegne a domicilio che l’Ue vuole tassare con aliquote più alte. Poi ci sono i dazi, problema che ovviamente porterà delle ritorsioni quando Trump li applicherà ai beni importati dalla Ue. Colpiranno soprattutto l'Italia e la Germania che hanno le più grosse manifatture ed esportano più prodotti negli Stati Uniti. Occorrerà vincere la tentazione di andare a trattare singolarmente con la Casa Bianca, il vero obiettivo di Donald Trump che vuole indebolire l’Ue - una costante, questa, della politica estera Usa - e che i 27 Stati si coalizzino. Come diceva recentemente Mario Draghi nel discorso pronunciato al Parlamento Europeo, l'Ue deve smetterla di dire solo dei no e iniziare a cercare una politica estera e una difesa comune davanti al progressivo disinteresse degli Usa per la difesa del continente. Una sorta di seguito del discorso del 2012 sulla salvezza dell’euro a ogni costo, whatever it takes, applicata questa volta all’Unione, che forse può trarre vantaggio da questi sonori ceffoni. 

Come vede il futuro della democrazia negli Stati Uniti alla luce delle recenti politiche interne ed estere dell'amministrazione Trump?

La democrazia negli Stati Uniti è giunta a un bivio storico. Deve decidere se cambiare pelle in senso autoritario, populistico, antistatalista e sovranista come vuole il movimento che si è impossessato del Gop, il partito repubblicano. La selezione della classe di governo trumpiana è avvenuta non solo in base al censo, come è sempre accaduto, ma in base alla popolarità mediatica e social per le posizioni ideologiche oltranziste. È esemplare la nomina del figlio di Bob Kennedy a segretario alla salute per le sue posizioni no vax o di mettere ai vertici di ministeri e agenzie chiave come CIA e FBI persone note per il proprio estremismo pone sicuramente più di un problema che mette a dura prova il sistema di pesi e contrappesi americano. La riprova sarà tra due anni con l'elezione di metà termine. Se gli elettori americani non saranno soddisfatti, Trump verrà azzoppato al Congresso. Per questo ha fretta di portare a casa i risultati in fretta a ogni costo. Ecco come si spiega la proposta di arrivare alla pace in Ucraina escludendo Ue e Kiev dalle trattative e lasciando alla Russia le conquiste territoriali chiedendo per giunta all’Ucraina la cessione delle miniere di terre rare a Washington come compenso per il sostegno bellico. O la proposta surreale di deportare da Gaza i palestinesi. A questo si somma il ritiro dalle organizzazioni internazionali come l’Oms e il congelamento ai fondi per l'aiuto allo sviluppo che equivale al taglio di tre mesi di cibo medicine e generi di prima necessità alle agenzie umanitarie Onu mettendo a rischio la vita di molte persone ammalate e fragili e il futuro di milioni di bambini ad esempio nei campi profughi, una situazione esplosiva che mette a rischio il soft power degli Usa.

Qual è il ruolo dei media internazionali nel coprire e analizzare le azioni dell'amministrazione Trump? Esiste un rischio di disinformazione?

I media internazionali indipendenti continueranno a documentare quello che sta succedendo anche se Trump ha già provato intimidire sbattendo fuori dalla porta una delle principali agenzie di stampa internazionali solo perché si è rifiutata di ribattezzare il Golfo del Messico in Golfo dell'America. C'è un forte rischio disinformazione perché il governo è sostenuto dai magnati dei social media. Lo stesso editore del giornale filo democratico Washington post, Jeff Bezos, patron di Amazon, ha vietato lo scorso ottobre di esplicitare il tradizionale sostegno al candidato dem alla Casa Bianca per evitare ritorsioni. E anche Mark Zuckerberg, da sempre considerato progressista si è subito allineato.



Ma le reazioni non si sono fatte attendere. Il Post ha perso 200 mila abbonati e in tutto il mondo molti boomers o X, le generazioni più anziane, politicizzate e ricche, hanno detto addio ai social. Ben Smith, uno dei pionieri del giornalismo digitale, ha recentemente messo per iscritto il suo pentimento per aver creato un sistema di disinformazione, propaganda disinformazione e di fake news sul web che è diventato monopolio dell’estrema destra. Lo stesso Smith ha creato la piattaforma informativa globale Semafor molto apprezzata per la qualità e molti media internazionali stanno cambiando pelle facendo pagare la qualità delle notizie senza svendersi. Il futuro del giornalismo si gioca ora, in questo cambiamento di epoca. (La fotografia in evidenza è stata generata dall'autore dell'articolo con il supporto dell'Intelligenza artificiale)

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