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Save the Children ha intensificato in Libano la distribuzione di generi di prima necessità come coperte, materassi, kit igienici e acqua in bottiglia, raggiungendo oltre 27.000 persone, tra cui 11.000 bambini, in 70 rifugi. Si prevede – si legge in un comunicato – che i numeri aumenteranno in seguito ai nuovi ordini di ricollocazione emessi martedì dalle forze israeliane, che chiedono ai residenti di più di due dozzine di villaggi nel Sud del Libano di trasferirsi a Nord del fiume Awali, circa 50 km all’interno del Paese. L’inizio delle operazioni militari di terra è stato ampiamente riportato dai media così come gli attacchi aerei in tutto il Libano, compresi quelli su Ein El Helwe, il più grande campo profughi del Libano, dove secondo quanto riferito sono state uccise sette persone, tra cui quattro bambini. La velocità della crisi sta esercitando un’enorme pressione sugli ospedali, oltre 37 centri sanitari di base sono stati costretti a chiudere per motivi di sicurezza, mentre gli attacchi aerei hanno gravemente danneggiato 25 strutture idriche, lasciando 300.000 persone senza accesso all’acqua pulita. Oltre 154.000 sfollati sono attualmente ospitati in 851 rifugi attivi, incluse scuole pubbliche, di cui il 70% già al completo, e solo alcuni sono dotati di docce adeguate, servizi igienici, acqua calda e riscaldamento. Altri alloggiano presso famiglie ospitanti, spesso in condizioni di sovraffollamento. Secondo il ministero della Sanità libanese, quasi 2.000 persone sono state uccise dagli attacchi aerei israeliani in Libano, tra cui 104 bambini, e oltre 8.000 sono rimaste ferite. Nel comunicato l’organizzazione torna a chiedere “un cessate il fuoco immediato per prevenire ulteriori sofferenze, garantire un accesso umanitario sicuro e impedire che il conflitto si inasprisca ulteriormente in tutta la regione”.
Fonte: Agensir