Avvenire di Calabria

Una città offuscata dal pessimismo, lo sguardo del docente sulla situazione locale

Lo spunto del prof: «Chi governa stia meno sui social»

Davide Imeneo e Federico Minniti

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Con il direttore del Dipartimento di giurisprudenza, economia e scienze umane dell’Università Mediterranea, Massimiliano Ferrara, abbiamo rivolto uno sguardo sulla situazione di Reggio Calabria. «Sono un ottimista per inclinazione naturale – ci spiega – ma ho sempre percepito questo peso oppressivo su Reggio Calabria, che ha registrato l’alternarsi di momenti di aspettative positive e stagioni di grande scoramento. La città probabilmente non si è mai rialzata, in ultimo i fatti del 1970 che hanno creato una rottura profonda tra la “Reggio bella e gentile” e il declino socioculturale segnato da vicende di carattere locale». Questa l’analisi storica che, però, affonda le sue radici in un fattore culturale ancor più urgente: «Probabilmente non c’è stata mai la volontà di scommettere su Reggio Calabria. Una città che si merita qualcosa di più: forse i reggini non hanno mai amato sé stessi, come invece avremmo dovuto fare». Sulle motivazioni, Ferrara ha le idee chiare: «Ritengo che servirebbe maggiore senso dello Stato: anche questo è qualcosa che ci riportiamo dagli anni postrisorgimentali. Vediamo le Istituzioni troppo lontane: non avere una visione delle Autorità forti, vuol dire non credere in processi di democratizzazione effettivi. Alle parole devono seguire i fatti: la società reggina è a-meritocratica e, talune volte, a-democratica. Questo avviene perché manca il rispetto del Bene Comune. Tendiamo a massificare sempre una visione individua-listica della società: basti pensare – evidenzia – all’abusivismo edilizio che, probabilmente, è andato a intaccare irrimediabilmente la bellezza dei nostri territori». Ma allora come accorciare queste distanze? «Chi ha la responsabilità di assumere un ruolo pubblico, deve svolgere questa funzione connettendosi con la realtà non attraverso dei social network, ma ritornando a una visione tradizionale della politica e dell’impegno civile. Occorre dematerializzare i rapporti: le persone in un confronto si devono guardare negli occhi. Le distanze virtuale è più siderale di una distanza fisica. Meno messaggi su Facebook, più contatti umani.

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