Avvenire di Calabria

"Gli operatori dello spettacolo vogliono lavorare", il noto comico reggino parla dei suoi progetti e del tempo di crisi causato dalla pandemia

Miseferi: «Il teatro è sicuro e vive grazie al pubblico»

Tatiana Muraca

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Parlare con Luigi Miseferi è come «chiacchierare» con una persona che conosci da tempo. Di fatti, Reggio Calabria conosce bene l’attore, che con il compianto amico (di vita e di palcoscenico) Giacomo Battaglia creavano un duo comico tra i più apprezzati in Italia. Un ricordo che Miseferi conserverà per sempre, così come tutto il popolo reggino e non solo. Dei momenti vissuti in scena che adesso sembrano più lontani che mai, in una situazione come quella dettata dal Covid-19 che vede quasi tutto il mondo dello spettacolo fermo. «La frustrazione dell’intera categoria – ci dice Miseferi – non nasce solo dal fatto che non stiamo lavorando, ma dal senso di vuoto nella programmazione». Molti artisti, in mancanza di altro, si stanno muovendo sulle piattaforme virtuali, ma per Luigi Miseferi «il teatro non può andare online, cosa più consona al cinema. L’empatia con il pubblico si crea dal vivo. Il teatro nasce con la presenza del pubblico e questa sensazione non può essere sostituita da una piattaforma piatta». Secondo il noto attore reggino, infatti, il teatro cambia per natura ogni sera, mutano le emozioni, il carattere dell’attore sul palco. Il teatro, per altro, stando al parere di Luigi Miseferi, fa fatica anche ad adattarsi alle nuove disposizioni anti-contagio, in quanto «avere degli spettatori davanti coperti in viso dalla mascherina è un po’ impari, perché noi attori non vediamo la reazione del pubblico, i sorrisi o le smorfie di disapprovazione, e non riusciamo a regolarci di conseguenza». Detto questo, ci si adatta come meglio si può considerando la situazione attuale. È quello che ha fatto anche Luigi Miseferi, che manca dalle scene da ottobre, quando è salito sul palcoscenico di Roma con lo spettacolo «Gatta ci Covid», in cui ci si dimena proprio nelle nuove dinamiche di vita al tempo del coronavirus. Una commedia che sarebbe dovuta andare in scena anche al Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria; progetto poi bloccato sul nascere con l’insorgere della seconda ondata. «Lo dicono anche i dati – aggiunge Miseferi – il teatro è tra i luoghi più sicuri che esistano. Non c’è volontà di affrontare la categoria: le lettere istituzionali e gli appelli sono graffiati nel vuoto. A noi non interessano i ristori, vogliamo solo lavorare. Lo dico per i teatri, così come per i cinema o per gli spettacoli nei locali e di piazza. Osserviamo quotidianamente assembramenti di ogni tipo, perciò chiediamo che la politica esca in strada e trovi una giusta via di mezzo anche per noi artisti».

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