Avvenire di Calabria

Dal Governo alle istituzioni locali, ecco tutte le richieste della Cgil calabrese: prorogare i termini e avviare tavoli di confronto

Reddito di cittadinanza, 14 mila calabresi non lo percepiranno più

Preoccupata Caritas italiana, Pagniello: «Una misura contro la povertà deve essere universale e continuativa nel tempo»

di Redazione Web

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Saranno 14384, in  Calabria, i destinatari del famigerato sms con cui  l’INPS  comunicherà o ha già comunicato la sospensione del Reddito di cittadinanza. A esprimere preoccupazione sia il sindacato che la Caritas.

Oltre 14 mila calabresi non percepiranno più il reddito di cittadinanza

In particolare in Calabria, secondo le stime della Cgil, la sospensione del Reddito di cittadinanza «colpirà in maniera pesante chi in questi anni è riuscito a fatica a sbarcare il lunario», considerato anche il contesto di «una regione come la nostra, in cui le opportunità di trovare un lavoro stabile, dignitoso e a tempo indeterminato sono rarissime, tanto che sono attualmente ancora presenti consistenti bacini di precariato o part time involontari anche nei servizi pubblici».


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«Va precisato, a chi  fosse sfuggito, che il Reddito di cittadinanza non è stato solo una misura di sostegno per disoccupati e fragili (ovvero chi non può lavorare), ma ha ristorato  anche  chi ha un lavoro talmente povero da non raggiungere la soglia minima di sussistenza», spiegano in una nota congiunta Luigi Veraldi, Segretario Cgil Calabria e Alessandra Baldari, Segretario generale FP Cgil Calabria.

Cosa prevede il provvedimento del Governo

La disposizione di sospensione allo scadere del settimo mese prevede che,  in presenza di un componente nel nucleo familiare minore, disabile o over 60, per continuare a percepire il Reddito di cittadinanza fino a dicembre si venga presi in carico dai servizi sociali e che, in caso di sospensione, sia prevista la riattivazione comprensiva degli arretrati non percepiti se la presa in carico sia effettuata dai servizi sociali entro il 31 ottobre.

Per la Cgil è proprio questo «il primo scoglio pressoché insormontabile, atteso che in Calabria gli ambiti territoriali e i comuni sono particolarmente carenti di queste figure professionali, nonostante i fondi stanziati e la possibilità di assumere e stabilizzare anche in deroga ai vincoli di contenimento della spesa del personale al fine di conseguire il previsto livello di garanzia di erogazione dei servizi, ovvero un assistente per ogni 5000 o 6500 abitanti a seconda della grandezza del Comune, finanziato strutturalmente dal Ministero del lavoro».

In Calabria difficoltà "tecniche" per le richieste di proroga

Insieme alla grave carenza di personale che «andrebbe colmata al più presto, sono da considerare le difficoltà tecniche della presa in carico (i sistemi dei Comuni  non dialogano con quelli dei CPI) dopo la  valutazione che, certamente, richiederà  il tempo necessario, un tempo di sospensione che potrebbe generare gravissimi disagi per chi è in condizioni di assoluto bisogno di un sostegno economico semplicemente per vivere».

La sospensione ricade anche sui nuclei familiari che non presentano caratteristiche di fragilità, ma che al loro interno hanno un membro tra i 18 e i 59 anni, quindi “occupabile”, in tal caso dovranno rivolgersi ai Centri per l’impiego per sottoscrivere il patto di servizio e a cui, a partire dal primo settembre potranno richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro per cui è prevista da gennaio una indennità di partecipazione per 12 mensilità, pari a 350 euro, in presenza di Isee non superiore a 6 mila euro.

Le carenze dei Centri per l'impiego

In questo caso, non meno profonda - ancora la Cgil calabrese - «è  la nostra preoccupazione, per due motivi: il primo i CPI della Calabria non sono attrezzati ancora a fronteggiare con celerità questo drammatico carico di lavoro, a cominciare dalle sedi non ancora sistemate, sovraffollate di personale e utenti perché carenti delle caratteristiche strutturali necessarie, almeno nei grossi centri di Cosenza e Reggio Calabria, con sistemi informatici non aggiornati alla normativa vigente e strumentazioni carenti».

Il secondo motivo, «perché conosciamo bene l’esigua offerta di lavoro in Calabria, in ragione della scarsa presenza di attività produttive, ma anche della debolezza delle politiche attive che, seppur rafforzate dalle recenti nuove assunzioni ancora in via di completamento, non hanno mai strutturato efficaci percorsi di formazione e riqualificazione delle persone che hanno necessità di rientrare nel mercato del lavoro».

Reddito di cittadinanza, per la Cgil serve una proroga

Per la Cgil calabrese «ignorare questo contesto di allarmanti vulnerabilità significa abbandonare alla disperazione migliaia di persone che comunque resteranno senza un minimo reddito per fronteggiare le necessità quotidiane e mettere in difficoltà le lavoratrici e i lavoratori che dovranno occuparsi di loro, un grave attacco alle persone più deboli che ancora una volta segna il profilo di questo Governo».


PER APPROFONDIRE: Aiuto alle fasce deboli. Novità per Reddito di cittadinanza, social card e assegno di inclusione


Da qui la richiesta di Cgil e la Fp Cgil al Governo: «prorogare i termini almeno fino al momento in cui si siano create le condizioni di continuità per non lasciare indietro nessuno, alle istituzioni locali, Regione per CPI, Comuni, Inps chiediamo di attivare con urgenza tavoli di confronto per superare le criticità che si presenteranno».  

La preoccupazione di Caritas

«Pur essendo troppo presto per formulare considerazioni sugli effetti concreti della riforma e sull’impatto sulla vita delle persone, la nostra principale preoccupazione come Caritas resta sempre la stessa: evitare che qualcuno resti escluso e dare massima attenzione proprio ai più fragili. Ecco perché, lo ribadiamo, una misura contro la povertà deve essere universale, cioè assicurare a chiunque cada in povertà il diritto ad una vita decente, indipendentemente dalle caratteristiche demografiche e dal profilo professionale, ed essere continuativa nel tempo, fino a quando persiste la condizione di bisogno».

È quanto afferma don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana sulla sospensione del Reddito di cittadinanza.

«Ognuno - prosegue don Pagniello - è chiamato a fare bene la propria parte e l’auspicio è che, al di là delle parole, si possa dar vita a misure e strumenti realistici, accessibili, in grado di raggiungere davvero quanti sono in povertà».

Per fare questo, conclude il direttore di Caritas italiana, «è necessario adottare un approccio non basato sulla gestione dell’esistente ma che guardi al futuro superando le difficoltà del presente, con progettualità ed ambizione, soprattutto in un momento storico come l’attuale in cui, come ci ricorda Papa Francesco nel Messaggio per la VII Giornata mondiale dei poveri del prossimo 19 novembre “il volume del richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà” e “la fretta, quotidiana compagna di vita, impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell’altro».

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