Avvenire di Calabria

Il secondo anno di cammino sinodale si avvia verso la tappa conclusiva

Reggio Calabria, il 7 giugno l’Assemblea sinodale conclusiva

L'appuntamento alle 18 presso l'Auditorium della Scuola allievi carabinieri "Fava e Garofalo" del rione Modena

di Francesco Chindemi

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Il secondo anno di cammino sinodale si avvia verso la tappa conclusiva. Dopo le ultime lectio zonali del primo mercoledì di maggio, ci si prepara all’Assemblea diocesana del prossimo 7 giugno.

Assemblea sinodale diocesana: non un punto d'arrivo

L'Assemblea diocesana, evento conclusivo del secondo anno di cammino sinodale della diocesi di Reggio Calabria - Bova, si terrà alle ore 18 presso l’Auditorium “Fazio” della Scuola allievi carabinieri “Fava e Garofalo” del rione Modena. Un’occasione importante che servirà a fare sintesi sul lavoro svolto e aiutare, allo stesso tempo, la comunità diocesana a riflettere su quanto emerso anche dall’esperienza fin qui vissuta, iniziata a settembre dello scorso anno con le due assemblee diocesane presso la chiesa del Soccorso e proseguita con le lectio zonali del primo mercoledì del mese.


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Non un punto d’arrivo tuttavia, ma di ripartenza. Come del resto spiega bene, alla vigilia dell’appuntamento, monsignor Pietro Sergi, vicario episcopale per la Cultura e responsabile dell’equipe sinodale della diocesi di Reggio Calabria - Bova: «Il momento conclusivo di questa seconda fase del cammino sinodale è un processo di sintesi che raccoglie e rilancia, in vista del prossimo anno che vedrà l’attuarsi della fase sapienziale».

Fin qui, aggiunge Sergi, il percorso «nella sua fase narrativa è stato molto intenso e ha messo in circolo nella nostra Chiesa diocesana uno stile specifico mediante l’attivazione di Cantieri che avranno una loro prosecuzione». In questi mesi, oltre alle lectio zonali, ogni singola comunità parrocchiale ha, di volta in volta, riflettuto su quanto emerso nel corso delle assemblee zonali. Ci si è interrogati su parole chiavi come «Ascolto, guarigione, accoglienza, corresponsabilità, autorità e partecipazione, diversità ed armonia, formazione e carità», intese «come l’impalcatura su cui si costruisce una Chiesa sinodale. Impalcatura che va tradotta in buona prassi di vita concreta» ha detto nel corso di una recente meditazione, monsignor Salvatore Santoro.

In particolare, in occasione dell’Assemblea diocesana del 7 giugno, si farà il punto su quanto è stato messo a frutto nel corso delle esperienze scaturire nei due anni di fase narrativa del cammino sinodale e come far crescere ciò anche in futuro. Non si tratta, come detto, della fine di un percorso. La Chiesa, infatti, non si ferma. È perennemente in cammino, come più volte evidenziato anche nel corso di questo secondo anno di Sinodo.

L'arcivescovo Morrone: «Uniti nell’ascolto»

Lo sforzo è «portare fuori dalle nostre comunità la Parola che ci ha illuminato, ci ha posto interrogativi e soprattutto ci ha chiesto di camminare insieme tra noi e accanto a chi abita il nostro territorio. Questa è una grande fatica, una grande sfida ma insieme un’opportunità che lo Spirito ci offre. Nel cammino, uno di fianco all’altro, anche con “spintoni spirituali” impariamo a stare insieme, a riappropriarci della comune chiamata come Chiesa ».

Le parole dell’arcivescovo di Reggio - Bova, monsignor Fortunato Morrone, pronunciate in occasione di una delle lectio zonali dell’anno in corso, racchiudono in sé il valore del percorso che ha visto protagonista anche la Chiesa reggina.

L'arcivescovo Morrone "in ascolto" ad una lectio zonale

Il sinodo, ancora per Morrone, è «una grande opportunità che papa Francesco ci ha offerto, che ci ha un po’ “scombussolato” in senso positivo: questa condizione della Sinodalità è quella in cui possiamo interrogarci su un tema di fondo che unisce tutto il percorso: l’ascolto».

«È emerso, nel corso di questo bello e coinvolgente cammino -ancora il presule - che non ci conosciamo, che ci conosciamo superficialmente come chiesa, singoli e comunità. E allora dobbiamo mettere in campo l’ascolto reciproco, prima di mettere in gioco le belle energie che abbiamo e i carismi che ci caratterizzano». Un tema, quello dell’ascolto, che deve caratterizzare l’essere Chiesa come stile, e non soltanto in maniera puntiforme: «L’ascolto ha spiegato il presule - è la precondizione perché si dia vita a

quella parolina magica che sembra banale ma è difficilissima da operare: “insieme”. Perché è una parola che ha una radice profonda, totale, per noi credenti. Io auspico come vescovo di poter trarre frutto da questi due anni perché tutto ciò che le nostre comunità ci consegneranno, sarà rielaborato, rilanciato, rimesso in opera, perché su quelle linee di ascolto dello Spirito che discerniamo insieme possiamo camminare, richiamandoci all’essenziale della nostra vita personale, comunitaria, credente ed ecclesiale».

Quello del vescovo è un invito alla partecipazione e all’ascolto reciproco, un invito che è stato accolto in questi mesi: segno di una Chiesa viva che cammina per le strade del mondo.

Cammino sinodale, la partenza: «Ecco la sfida missionaria indicata dal Maestro»

Dopo aver familiarizzato col Cammino sinodale, grazie a una serie di Lectio curate dal gesuita padre Sergio Sala, a cui è stato affidato il compito di meditare su diversi brani tratti dagli Atti degli Apostoli, per i fedeli della diocesi di Reggio Calabria - Bova, l’anno pastorale iniziato nel settembre del 2022 ha sancito l’inizio della seconda fase del Sinodo.

Il primo appuntamento si è svolto il 5 e il 6 settembre, con un doppio incontro affidato alla sensibilità della biblista Rosalba Manes e alla sapienza pastorale dell’arcivescovo di Catanzaro - Squillace, Claudio Maniago. Si è partiti dall’analisi del brano biblico icona del testo “I Cantieri di Betania”, scelto dai vescovi italiani per il secondo anno di cammino sinodale. Ossia, l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania.

La biblista Manes al primo incontro alla Chiesa del Soccorso

«Un brano collocato all’interno di un contesto molto preciso che è squisitamente missionario: un cammino costante verso Gerusalemme dove si compirà la vita nel segno del dono di Cristo», ha spiegato la biblista e docente di Missiologia all’Università pontificia Gregoriana Manes, aggiungendo: «durante questo viaggio, Gesù ne approfitta per istruire i suoi, per formare il cuore dei suoi discepoli».

In questa scuola di missionarietà, «l’incontro con Marta e Maria a Betania - ancora la biblista rappresenta pienamente una scuola del discepolato. Recarsi in missione, innanzitutto, vuol dire essere poveri di qualsiasi mezzo materiale per essere pieni della gioia di appartenere al Padre. Betania è un luogo caro a Gesù; ad accoglierlo due sorelle secondo la Scrittura rappresentano due mondi.

L’evangelista ci presenta una rivoluzione: l’elevazione della donna». Da qui l’insegnamento di Gesù sulla «”parte buona” scelta da Maria: l’unificazione dell’amore. Quando si ama qualcuno deve essere un modo pieno. Questa è l’accoglienza di un vero discepolo di Cristo.

Nella Parola c’è l’epifania di un volto», ancora Manes. La sinodalità emerge dall’immagine della strada. «I primi cristiani erano “quelli della via”. Gesù stesso si è definito: “Io sono la Via”.

Superando le dispersioni interiori e relazionali - ancora le parole della biblista possiamo scegliere la via della comunione». «Sinodalità fa rima con passione», ha detto, invece, monsignor Claudio Maniago nel secondo incontro ospitato sempre al Soccorso.

cammino sinodale maniago
L'arcivescovo Maniago al secondo incontro alla Chiesa del Soccorso

«Senza passione - il suo monito - la sinodalità non diventerà mai uno stile ecclesiale. La passione, poi, dona una doppia luce: da un lato l’attrazione per una proposta che non si tratta di un’iniziativa qualsiasi. Si tratta di riscoprire un modo di essere Chiesa diversa: il Papa ci ha chiesto di giocarci la nostra identità! D’altro canto, non deve spaventarci sapere che passione vuol dire anche sofferenza: la Chiesa ci chiede di stringere i denti di fronte a fatiche e incrostazioni che vanno rimosse».

Le voci: « La comunità diventa famiglia»

Ascolto, corresponsabilità, missionarietà. Termini ricorrenti al centro delle riflessioni sinodali che hanno accompagnato il secondo anno di cammino sinodale. Ma come la comunità diocesana e le singole realtà parrocchiali hanno vissuto la seconda fase che volge al termine? In occasione dei nostri consueti giri tra le foranie della diocesi di Reggio Calabria - Bova, a margine delle singole lectio zonali, abbiamo raccolto alcune testimonianze, non solo tra coloro che sono stati chiamati ad animare i singoli incontri, ma anche tra i partecipanti alle assemblee. Il cammino sinodale «è stata sicuramente un’esperienza nuova e significativa. La Chiesa è missionarietà», è la testimonianza di Patrizia Votano, animatrice della parrocchia Santa Maria di Porto Salvo di Gallico Marina.

Cammino sinodale, una lectio zonale

«L’invito a camminare insieme, in stile sinodale e missionario - prosegue -, mi ha permesso di riscoprire e conoscere anche altre realtà a me vicine, ma di cui poco sapevo». Un’esperienza edificante, insomma. «Una bella fantasia dello Spirito Santo che oggi riscopriamo grazie al Papa», afferma suor Grazia Poletti delle Figlie della Chiesa della comunità di Arghillà. «Fare sinodo - ancora la testimonianza della religiosa - significa smuovere gli individualismi e farci sentire membra di un’unica famiglia “allargata” che è la Chiesa e quindi l’umanità stessa per cui Cristo ha donato la sua vita».

«Vivere l’esperienza del Sinodo significa anzitutto riscoprirci un’unica famiglia», il commento del racconto dell’esperienza sinodale di don Luigi Cannizzo, parroco della comunità di Santa Maria della Candelora e vicario foraneo della zona pastorale Reggio Centro. «Quello che io riscontro in questi incontri sinodali è che riuniscono comunità diverse e ci fanno riflettere intorno a temi comuni, e questa è una cosa molto positiva» è la testimonianza di Pasquale Andidero presidente dell’Azione cattolica di Mosorrofa.


PER APPROFONDIRE: Cammino sinodale, i primi incontri zonali del 2023


Un’altra fedele di un parrocchia della zona Sant’Agata, Saveria Cilione, ha evidenziato il lato familiare delle lectio sinodali. «Il Cammino è come se fosse una riunione di famiglia. Gli incontri - ha aggiunto - ci hanno aiutato ad entrare nella Parola e a capire che se si va avanti con unità si possono superare anche i momenti peggiori». Ecco che l’esperienza del cammino sinodale, dunque, partendo proprio dal piccolo - la testimonianza di una religiosa - «è occasione per smuovere e scuotere, per farci lavorare insieme e riscoprire il valore dei sacramenti che non sono un fatto privato, ma dati insieme per la salvezza di tutti».

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