Oggi ricorre il 45esimo anniversario dalla morte di papa Albino Luciani il cui pontificato è durato solo 33 giorni. Giovanni Paolo I è stato dichiarato beato e la sua figura è stata fortemente rivalutata nel corso della storia.
Il ricordo di Papa Luciani
Quello che lo elesse fu un Conclave a suo modo storico: fu breve, brevissimo (durò appena un giorno); fu il primo che vide esclusi dal voto i cardinali ultraottantenni (così come stabilito da Paolo VI con il motu proprio Ingravescentem Aetatem, del 21 novembre 1970) e fu il primo ad essere seguito in diretta, in mondovisione, dalle tv di tutto il pianeta.
Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE
Albino Luciani pensava di essere fuori dalla cerchia dei "papabili". A sua sorella aveva confidato: «Difficile trovare una persona adatta ad andare incontro a tanti problemi, che sono croci pesantissime. Per fortuna io sono fuori pericolo. È già gravissima responsabilità dare il voto in questa circostanza».
Non andò come auspicato dal Patriarca di Venezia. I 111 cardinali elettori entrarono nella Cappella Sistina la sera del 25 agosto 1978. La fumata bianca si levò alta nel cielo alle 18,24 del giorno successivo, il 26 agosto, trentotto anni fa. Una curiosità: tra gli scrutatori venne sorteggiato anche un cardinale polacco, Karol Wojtyla.
PER APPROFONDIRE: San Paolo VI, il ricordo di un Papa che anticipò i tempi
Guardando oggi quel che accadde allora, si scopre che in Giovanni Paolo I c'è molto papa Francesco. O meglio: si avverte che molte novità introdotte da Albino Luciani sono state portate a compimento da Jorge Mario Bergoglio.
Semplicità, umiltà, profonda fede in Dio trasmessa con modi familiari e con linguaggio colloquiale. Il pastore venuto da Canale d'Agordo (Belluno) e il pastore giunto da Buenos Aires hanno molti tratti simili. Albino Luciani fu il primo pontefice a desiderare di parlare alla folla dopo l'elezione ma, poiché non era consuetudine, preferì rinunciare.
Non a caso, poi, la cerimonia di inizio pontificato così com'è stata vissuta da papa Francesco (e, prima di lui, da papa Benedetto XVI e da papa Giovanni Paolo II) è figlia delle radicali novità volute dall'ex patriarca di Venezia nel 1978.
Giovanni Paolo I iniziò il suo ministero petrino il 3 settembre di quell'anno con una Messa celebrata nella Piazza antistante la Basilica. Per la prima volta nella storia un Papa non fu incoronato. Luciani cambiò anche il linguaggio abolendo il termine intronizzazione.
D'altronde fu il Papa che rifiutò trono, sedia gestatoria (ripristinata in seguito solo in certe determinate occasioni, e unicamente per motivi di visibilità) e il pluralis maiestatis. Il Papa smise di esprimersi usando il "noi". E passò all'"io".
L'accento sulla tenerezza di Dio, patrimonio comune di tutta la Chiesa e dunque di tutti i Papi, ha in ogni caso un precedente illustre. Prima di papa Francesco a insistere su questo aspetto fu papa Giovanni Paolo I.
Ma c'è dell'altro che lega profondamente i due Pontefici. Jorge Mario Bergoglio ha disegnato una Chiesa in cammino con l'umanità di oggi. Una compagna di strada. Anche l’"uomo" di Albino Luciani era un "uomo pellegrino".
Parlando della cosiddetta «teologia dell’esodo», Giovanni Paolo I ebbe modo di affermare: «Per i cristiani la vita presente non è altro che un pellegrinaggio; nel centro di questa vita tutto un popolo, la Chiesa, è in marcia: fa da guida Cristo, spinge lo Spirito Santo, si punta verso il paradiso. “Io sono la via”, dice Cristo e ammonisce: I miei discepoli “non sono di questo mondo”. “Non abbiamo quaggiù una città stabile — completa san Paolo —, ma siamo alla ricerca della città futura”: “siamo dei rifugiati in Dio”; siamo “stranieri e pellegrini sulla terra”».