L’amore in primis, che ci rende capaci di donarci, di servire, di aprirci alla vita, nonostante le fatiche. I giovani? Pochi. Vuoi perché vivono lontano per ragioni di studio o lavoro, vuoi perché hanno scelto altre strade. Tanti i giovanissimi dai 14 ai 17 anni, una fascia d’età delicatissima in cui la parrocchia può incidere molto nella formazione ai valori e nel preservare l’integrità della persona. «I giovani si avvicinano con i giovani» ricorda il parroco.
Gianni Sergi è cresciuto in Azione cattolica e oggi da marito e padre, offre il suo tempo in associazione per l’edificazione della Chiesa popolo di Dio. «Oggi siamo circa 70-80 tra le varie articolazioni: ragazzi, giovani e adulti. Ma questo non ci ha fatto perdere l’entusiasmo e la voglia di evangelizzare». La sua storia è quella di tanti ex ragazzi, oggi con qualche capello bianco, che hanno vissuto una fede per tradizione. A casa sua si recitava il rosario prima di andare a nanna, ma Gianni benedice quelle occasioni di preghiera, che poi da adulto lo hanno spinto a scelte orientate verso la fede. Le sue figlie sono lontane da Reggio, una vive a Genova e l’altra a Palermo.
Entrambe sono rimaste legatissime all’Azione cattolica, luogo di relazioni dove sono cresciute e si sono formate grazie all’esempio dei genitori. Quando la primogenita, Francesca, sei anni fa si sposò, già sapeva di doversi trasferire col marito in Liguria per lavoro. Il parroco in quella occasione le disse: «Voi due avete un compito molto importante, dovete evangelizzare Genova».
Non era una battuta di circostanza, è lo spirito della Chiesa. «Ovunque tu sia, anche se le tue radici col cuore rimangono nel luogo di provenienza, tu prova a seminare con le tue forze convinto che il Signore farà il resto» dice Gianni.
Non una teologia, insomma. Don Giuseppe riporta la fede all’incontro quotidiano con Dio nella preghiera: «Dobbiamo essere missionari e avvicinare le famiglie lontane – afferma –. E avvicinando le famiglie, arriveremo anche ai figli». Senza l’obiettivo di riempire la chiesa, «piuttosto per invitarle a pregare con noi, a mettersi in ginocchio. Questo serve alla gente». Il resto, sacramenti compresi, verrà dopo e da sé. Fuori piove, ma stanno iniziando ad arrivare le prime persone. Le porte sono spalancate perché l’Eucaristia entri nella vita di San Sperato.