Avvenire di Calabria

La riflessione del mariologo reggino sulla figura della Vergine Madre in connessione con la solennità odierna

Seguire Maria per comprendere il significato della Divina Misericordia

Tre i "momenti-chiave": l'annuncio di Nazaret, la nascita di Gesù a Betlemme, la presenza di Maria sul monte Calvario

di Antonio Carfì *

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Oggi la Chiesa festeggia la domenica della Divina Misericordia: padre Antonio Carfì ci introduce alla scoperta della solennità ponendosi in cammino dietro la Vergine Madre Maria.

Maria si è fidata per prima della Divina Misericordia

Attingendo ai Vangeli possiamo notare sia negli insegnamenti sia nei miracoli di Gesù come la misericordia si manifesti attraverso la potente opera di liberazione e di guarigione dell’uomo. Nei racconti delle guarigioni, al grido «Gesù Figlio di Davide abbi misericordia», Lui risponde con l’amore, la rassicurazione, il perdono e la guarigione fisica. Inoltre ricorda agli scribi e ai farisei che ciò che conta non è la Legge in sé stessa, ma il cuore della Legge e questo cuore è proprio la misericordia: «Misericordia voglio e non sacrifici».

Questo stile di misericordia si traduce in esperienza di compassione per le folle stanche e sfinite e di attenzione verso tutti i poveri, nel corpo e nello spirito. L’esperienza della misericordia è talmente forte per l’uomo peccatore che provoca sempre un grande cambiamento. Essa si esprime attraverso la considerazione che Dio non guarda al nostro passato poiché la sua misericordia indica sempre strade nuove e nuove possibilità. Quali? Ecco alcuni esempi.

Alla Vergine che desiderava rimanere tale, l’Angelo dirà: «Tu sarai Madre del Figlio di Dio!». A Simon Pietro che dopo la pesca miracolosa si getta ai suoi piedi professandosi peccatore, Gesù dirà: «Tu sarai pescatore di uomini!». All’adultera perdonata, Gesù dirà: «Tu sarai santa, non peccherai più!». Al ladrone pentito, amico dell’ultima ora, Gesù dirà: «Tu oggi sarai con me in Paradiso».

Potremmo dire in un certo senso che «sarai» è il verbo della misericordia che non solo perdona e si butta alle spalle il passato, ma indica già il nuovo modo di essere dell’uomo. La misericordia, dunque, è un dono di Dio che trasforma l’uomo e lo reintegra nella sua vera identità di figlio di Dio.


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Sul rapporto tra Maria e la misericordia scrive così san Giovanni Paolo II: «Maria è anche colei che, in modo particolare ed eccezionale, ha sperimentato la misericordia e al tempo stesso, sempre in modo eccezionale, ha reso possibile col sacrificio del cuore la propria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina» (Dives in misericordia, 9).

Maria è innanzitutto una donna esperta della misericordia! L’unica volta che nei Vangeli si parla direttamente di misericordia in riferimento a Maria è nell’episodio della Visitazione, durante il quale, la Vergine annuncia: “Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono”.

È l’unico riferimento diretto. Eppure tutta la vita di Maria è sotto il segno della misericordia di Dio. Vediamo alcuni momenti salienti.

A Nazaret siamo in presenza di un nuovo roveto ardente. Nell’esperienza di Mosè è Dio a dire: “Io sono Colui che ci sono per voi”. A Nazaret è Maria a dire all’Angelo: “Ecco me”, cioè “Ci sono”. Per ben comprendere l’ecce adsum di Maria occorre fare un riferimento alla caduta dei Progenitori. Adamo si nasconde. Maria si offre in purificata ed elevata bellezza come icona di responsabilità. Questa è la misericordia di Maria: c’è e ci sarà sempre Maria, per Dio e per tutti gli uomini dei quali è diventata Madre sotto la Croce.

A Betlemme, l’amore misericordioso della Madre si manifesterà nel silenzio contemplativo di quella Santa Notte con un abbandono incondizionato alla volontà di Dio anche nell’esperienza della provvisorietà. Lei, insieme a Giuseppe, è la testimone privilegiata della Misericordia fatta carne che ora sorride al mondo con il volto di un Bambino. È come se la Misericordia di Dio volesse entrare pian piano nella vita del mondo, senza far rumore, fedele a quello stile discreto del Maestro che bussa alla porta del cuore dell’uomo, aspettando pazientemente la risposta.

Sul Calvario è il momento in cui la Misericordia di Dio e quella di Maria si fondono quasi in un’unica realtà. Infatti il sacrificio del Figlio è indissolubilmente legato a quello della Madre.


PER APPROFONDIRE: Domenica della Divina Misericordia, la solennità istituita da Giovanni Paolo II


Ascoltiamo ancora Giovanni Paolo II: «Questo suo sacrificio è una singolare partecipazione al rivelarsi della misericordia, cioè alla fedeltà assoluta di Dio al proprio amore, all’alleanza che egli ha voluto fin dall’eternità e ha concluso nel tempo con l’uomo, con il popolo, con l’umanità; è la partecipazione a quella rivelazione che si è definitivamente compiuta attraverso la croce.

Nessuno ha sperimentato, al pari della Madre del Crocifisso, il mistero della croce, lo sconvolgente incontro della trascendente giustizia divina con l’amore: quel “bacio” dato dalla misericordia alla giustizia» (Dives in misericordia, 9). Prosegue ancora il Papa santo: «Maria quindi è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande. In questo senso la chiamano Madre della misericordia» (Dives in misericordia, 9).

Il Vaticano II spiega i motivi profondi di questa unione profonda tra la misericordia di Dio e Maria. La Lumen gentium insegna: «La Beata Vergine Maria ha avanzato nella peregrinazione della fede e ha mantenuto fedelmente l’unione col Figlio suo fin sotto la Croce, dove non senza un disegno divino, stette, soffrendo profondamente col suo Unigenito, associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei stessa generata» (58).


* Mariologo

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