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I ragazzi e le ragazze del servizio civile universale della Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova raccontano le esperienze vissute nel corso dei primi sei mesi di servizio.
Dal 24 al 26 ottobre, abbiamo partecipato alla formazione di metà percorso del nostro Servizio civile universale, presso la Caritas diocesana di Locri-Gerace, un’opportunità per riflettere sui primi sei mesi di servizio, per conoscerci meglio e prendere maggiore consapevolezza di ciò che possiamo fare. Questa volta, a differenza dell’inizio del nostro percorso, ci siamo sentiti più sicuri. Sapevamo meglio cosa aspettarci e, soprattutto, abbiamo preso coscienza delle nostre capacità e del contributo che, giorno dopo giorno, stiamo portando avanti.
In queste giornate, il gruppo è apparso più unito e affiatato, come se questi mesi di lavoro insieme avessero creato un legame profondo. Uno dei momenti più significativi e divertenti è stato il “Teatro dell’Oppresso”: attraverso il teatro abbiamo messo in scena le nostre esperienze e, in modo ironico e coinvolgente, abbiamo potuto riflettere su temi sociali, sulle difficoltà e sulle scelte quotidiane che ci troviamo ad affrontare.
Questo momento ci ha permesso di esprimerci senza filtri, di raccontare storie personali e di vedere come le nostre diverse prospettive si uniscano nel servizio al prossimo. Ma un’altra esperienza tra le più intense e impegnative è stato senza dubbio l’attività del “Mandala”. Attraverso l’arte, ci è stato chiesto di raccontare la nostra esperienza di metà percorso del Servizio Civile Universale: cosa ci ha portato finora, cosa ci ha dato o meno e quali emozioni ci ha suscitato.
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Creare il mandala ci ha spinto a guardarci dentro, in profondità, là dove spesso abbiamo paura di guardare: una paura che nasce dal timore di essere “nudi” emotivamente, esposti davanti agli altri e a noi stessi, scoperti lì dove non vorremmo vedere, con il rischio di incontrare solo vuoti o aspetti di noi che ci spaventano. Questo confronto ci ha permesso di riconoscere le emozioni nascoste, di “esplodere” in modo controllato e costruttivo, liberando quella “bomba” che, se trattenuta troppo a lungo, rischia di farci solo male.
Sei mesi di servizio ci hanno insegnato che riconoscere e accettare questa parte di noi è fondamentale: le emozioni, anche le più difficili, sono una parte essenziale del nostro cammino e della nostra crescita. Un altro momento prezioso di questa formazione è stato l’incontro con il vescovo di Locri, monsignor Oliva.
Con parole semplici ma profonde, il vescovo ha parlato del vero significato del Servizio Civile, definendolo come un’opportunità di crescita nell’umanità. Ha sottolineato quanto il servizio al prossimo sia un valore: «Il Servizio Civile è un valore, attraverso di esso entriamo nel sociale. Perché poter servire il prossimo è un valore del servire e del Servizio Civile».
Le sue parole sono state un’ispirazione per tutti noi, ricordandoci l’importanza di continuare a lavorare con passione e dedizione e infine ci anche colpito una sua frase: «Ricordatevi che Gesù è venuto per servire e non per essere servito ed il servizio che fa è un servizio civile a tutti gli effetti».
Questa formazione di metà percorso ci ha lasciato un bagaglio di emozioni, di consapevolezze nuove e di stimoli, rafforzando il senso e il valore di ciò che stiamo facendo. Guardando ai prossimi mesi, ci sentiamo più forti e pronti a proseguire il nostro cammino, con la certezza che il Servizio Civile ci stia dando la possibilità di crescere, sia come individui che come cittadini. Grazie ai nostri formatori, questa esperienza ci ha fatto comprendere la vera essenza del servizio civile.
* Giovani Servizio civile universale Caritas diocesana Reggio Calabria
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