Avvenire di Calabria

Il recente dibattito sulla nota serie coreana ci pone dinnanzi nuovi interrogativi circa il rapporto genitori-figli

Squid Game? Ma è davvero colpa solo dei genitori?

Ecco l'interessante analisi dell'esperta Stefania Garassini

di Stefania Garassini*

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Nel dibattito a proposito della serie coreana Squid Game, vietata ai minori di 14 anni, ma in realtà fenomeno dilagante tra bambini e adolescenti, l’opinione più diffusa è che i principali responsabili di questo accesso precoce siano i genitori, che lasciano da soli i propri figli davanti alla tv o allo smartphone.


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E’ vero, i genitori devono fare la loro parte. Dovrebbero imparare a usare gli strumenti di parental control che tutti i servizi di tv in streaming offrono. E dovrebbero anche recuperare una sana gradualità non mettendo in mano a un bambino uno strumento come lo smartphone con il quale è molto più facile raggiungere ogni contenuto disponibile online.

E’ poi fondamentale che siano informati su ciò che i bambini e i ragazzi guardano, e pronti anche a dire dei no, di fronte a contenuti palesemente inadatti a loro.

Ma è impossibile controllare tutto quello che guardano i figli a meno di non dedicarsi a tempo pieno a questa supervisione.

Anche gli operatori devono fare la propria parte: innanzitutto rendendo più facili da trovare e usare i sistemi di parental control. Se sono così poco utilizzati la responsabilità non può essere soltanto dei genitori troppo pigri o poco consapevoli. Evidentemente anche il servizio non è pubblicizzato a dovere e proposto in modo convincente. Il passo successivo sarebbe poi quello di cercare ogni possibile soluzione tecnologica per fare in modo che simili contenuti siano davvero inaccessibili ai bambini. L’offerta di base di un servizio in streaming dovrebbe comprendere solo prodotti per tutti e per visionare invece quelli con un divieto dovrebbe essere necessario esibire prova di avere l’età adeguata. In fin dei conti se voglio avere accesso al mio conto in banca devo fare almeno tre passaggi per verificare la mia identità, perché invece non esistono barriere per accedere a un contenuto dannoso per un ragazzino?


PER APPROFONDIRE: «Squid game». Quei giochi di morte che affascinano i giovanissimi


La questione non è banale dal punto di vista tecnologico,  ma quando si legge (dati Bloomberg) che il valore di Squid Game per Netflix è di 900 milioni di dollari (in aumento degli abbonamenti, rafforzamento del marchio e altre metriche interne all’azienda) si comincia a sospettare che il problema non sia solo la tecnologia, ma piuttosto il fatto che un intervento del genere porterebbe a una diminuzione di spettatori complicando l’accesso a quella serie, vista fino a oggi da 142 milioni di spettatori, record assoluto di sempre per Netflix.

* Docente in Content Management e Digital Journalism - Università Cattolica di Milano

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