
Una bella storia di sport e inclusione sociale arriva da Arghillà Nord, quartiere–ghetto di Reggio Calabria dove da qualche anno il Centro sportivo italiano (Csi) sta portando avanti un progetto di animazione territoriale, proprio attraverso la pratica sportiva. Un’iniziativa corale, sostenuta anche dall’Anm, l’associazione nazionale magistrati, che tra i casermoni dell’edilizia popolare di Arghillà Nord è voluta scendere in campo, ormai diversi mesi fa. L’impegno è stato costante, seppur costellato da tantissime difficoltà logistiche: «Nottate, relazioni, amicizia e risate» sintetizza Paolo Cicciù, presidente del Csi Reggio Calabria che ha affidato, a una nota su Facebook, la propria soddisfazione per qualche piccolo, grande, traguardo raggiunto. «Tante volte le parole, i salotti, le riflessioni sui massimi sistemi devono lasciare spazio alla magia di un abbraccio, di una chiacchierata, di una semplice ma significativa corsa dietro ad un pallone – scrive Cicciù – Ieri, dopo l’esordio della settimana scorsa dell’ under 21, è toccato all’under 14 iniziare il campionato. Il gruppo della Polisportiva “Fortunato Quattrone – Arghillà a colori” cresce giorno dopo giorno». Tanti ragazzi, una settantina, della periferia abbandonata (quasi) da tutti. E tanti percorsi di riscatto sociale. Qualche giorno fa, uno dei ragazzi più grandi del gruppo ha arbitrato la gara contro i ragazzini della Polisportiva della Parrocchia di Scilla? Sì, Stefano ha deciso di «difendere le regole». «Nel silenzio e tra mille difficoltà stiamo provando a giocarci una bella e intensa “partita”. Qualcuno, da quel pomeriggio di maggio, purtroppo si è “perso”– evidenzia Cicciù – Ragazzini cresciuti troppo in fretta o già diventati papà. Tutto questo deve rigenerare ancora di più quella motivazione e forza che, qualche volta, viene meno».