Portogallo: Braga, settimana della salute mentale promossa dalle Suore ospedaliere
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Uno spettacolo tra memoria e sguardo sulla realtà contemporanea. È “Tre Galloni” per la regia di Roberto Renna e Daniela Venanzangeli, in scena al Cantiere Teatrale di Roma (Circ. Gianicolense 30) sabato 28 e domenica 29 settembre. L’opera prende le mosse dai testi di Gabriele Galloni, Agotha Kristof, Slawomir Mrozek e Giorgio Coppola.
Lo spettacolo è anzitutto un’occasione per fare memoria del talento del giovane poeta-scrittore Gabriele Galloni, scomparso nel 2020 all’età di venticinque anni. “È stato alunno dell’IIS Roberto Rossellini – si legge nella nota stampa – Ha lasciato una mole ingentissima di opere e si avvia a diventare un caso letterario internazionale. Lo spettacolo vuole essere anche un affettuoso omaggio a lui da parte di chi lo ha conosciuto e amato quando era in vita e continua a farlo altrettanto ora che è uscito dal tempo”.
“Tre Galloni” si gioca sul tema del treno, del viaggio. “Il treno va, dritto, e non obbedisce ai desideri del singolo che ci viaggia dentro, come il tempo oggettivo che ci scorre intorno”. Il treno è il filo conduttore che unisce “diversi racconti, drammatizzati e curvati all’ambientazione ferroviaria. In uno scompartimento si intrecciano i destini di alcuni personaggi” tratti da tre racconti di Galloni, ma anche da un testo di Agota Kristoff e di Slawomir Mrozek. Protagonisti in scena Carmine Cacciola, Laura Capitani, Andrea Casanova, Ruggero Desario, Maria Paola Iervolino, Davide Montalbano, Roberto Renna e Vittoria Ridolfi. “Al centro dello spettacolo – sempre dalla nota stampa – l’inciampo sui territori scientifico-filosofici in contraddizione al movimento fermo del treno, facendo di se stesso metafora del tempo (quindi della coscienza e della memoria). Possiamo guardare dentro, nello scompartimento, e fuori, dal finestrino. Fuori, oltre quel limite c’è una realtà che si anima a diverse velocità: velocissima quella vicina, quasi ferma quella lontana, esattamente come la nostra coscienza che, se non ha ciò che è vicino, il presente, come oggetto, è in definitiva la nostra memoria. E proprio come da un finestrino di treno, il presente appena trascorso svanisce subito, mentre il passato, lontano, permane sbiadito nella nostra memoria, nostra salvezza ma anche nostra nemica”.
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