Avvenire di Calabria

Intervista all'incaricata diocesana del Servizio per la promozione del sostegno economico della Chiesa cattolica dell’arcidiocesi di fondazione paolina

Uniti nel dono, parla l’incaricata della diocesi reggina: «Accanto a chi si dona per realizzare grandi cose»

Giuseppina Tripodi spiega l'attività svolta accanto ai sacerdoti in riva allo Stretto: «Uniti nel dono è possibile sostenere la loro preziosa opera per le comunità»

di Francesco Chindemi

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Un impegno quotidiano e generativo. La parrocchia sempre più presidio di relazioni e socialità, ma anche prossimità per gli ultimi del territorio. Tante le iniziative portate avanti anche nell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova grazie alla generosità di benefattori che attraverso il sostentamento del clero alimentano le opere-segno.

Uniti nel dono, l'incarica della diocesi di Reggio Calabria - Bova: «Insieme per realizzare grandi cose»

«Il contributo alla Chiesa cattolica e il sostentamento del clero rappresentano un unicum necessario per provare a concretizzare un servizio di accompagnamento alle comunità cattoliche da parte della nostra Chiesa, anche a livello locale».


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È quanto afferma Giuseppina Tripodi, incaricata diocesana del Servizio per la promozione del sostegno economico della Chiesa cattolica dell’arcidiocesi di Reggio Calabria Bova. Ci spiega come grazie al contributo di tanti sia possibile portare avanti diverse iniziative.

Perché dunque aiutare la Chiesa e i suoi parroci? «Almeno due - aggiunge - sono i motivi che rendono urgente quest’azione». Innanzitutto, perché «spesso la parrocchia diviene presidio di relazione e socialità, nonché faro per le fasce più fragili della popolazione. Basti pensare solo a quanto viene fatto nelle aree periferiche».

«Guardiamo ai nostri contesti territoriali spesso impoveriti dal disagio economico. La figura del sacerdote, quale prezioso punto di riferimento, dovrebbe essere messo nelle condizioni di non doversi occupare di svolgere attività lavorativa per sopperire alle incombenze quotidiane, ma piuttosto perseguire la sua vocazione che culmina nella cura delle anime», spiega ancora l’incaricata diocesana del Servizio per la promozione del sostegno economico della Chiesa.

«Il sacerdote quale guida della comunità dentro la tempesta delle difficoltà che sempre più frequentemente vive l’uomo del nostro tempo - ha motivo di ritenere Tripodi - deve comunque poter contare su una comunità che si fa carico di qualcosa per garantire allo stesso la libertà di agire». Cos’altro c’è da fare? «Nella nostra arcidiocesi ancora la sua testimonianza - molto è stato fatto e molto altro sarà realizzato grazie alla generosità dei tanti benefattori che non fanno mancare il proprio contributo».

L’elenco è davvero lungo, basti pensare alle tante iniziative di prossimità portate avanti grazie all’intraprendenza dei parroci in unione con le rispettive comunità parrocchiali. Gli esempi non mancano. «Per restare in tema di aiuto alla comunità ad esempio - ricorda l’incaricata Spse della diocesi reggina non si possono non menzionare gli empori solidali nati con il contributo dell’8xmille e con donazioni di privati e le tante opere segno che a livello centrale e periferico sono state attivate. Tra queste - conclude - vorrei ricordare anche il servizio svolto presso il Museo diocesano “Aurelio Sorrentino” che, potendo anche contare sulla dedizione della sua direttrice, promuove la cultura religiosa, valorizzando i nostri tesori con delle pregevoli attività mirate alla crescita emotiva e culturale di bambini, ragazzi e delle loro famiglie».

Nessuno escluso, quei tanti "don" che ogni giorno aprono la propria vita a quella degli altri

Torna anche quest’anno, nei mesi di novembre e dicembre, la campagna di comunicazione di “Uniti nel dono” per le offerte deducibili, quelle destinate al sostentamento del clero diocesano, che sarà declinata su tv, web, social e stampa. Vedrete scorrere, sullo schermo della tv o del cellulare, oppure sfogliando le pagine di giornali e riviste, i volti di don Stefano, don Fabio e don Domenico, che ci hanno permesso di seguirli, per qualche ora del loro tempo, in modo da aprire una finestra sulla loro vita di ogni giorno.


PER APPROFONDIRE: Candelora, una comunità unita nel dono


Non un buco della serratura, o uno spioncino: no, proprio una finestra! Con l’invito, a tutti coloro che in qualche modo saranno raggiunti da questa campagna, ad affacciarsi e a soffermare lo sguardo dentro. Dentro la loro vita di ogni giorno, per scorgervi in trasparenza anche le vite degli altri 32.000 e oltre sacerdoti delle diocesi italiane, che ci vivono accanto dalle Alpi alle isole più sperdute, nei piccoli paesi dell’entroterra come nelle periferie delle grandi città.

Abbiamo cercato di restituirvi la vita vera di queste persone come noi, alle quali a un certo punto il Signore ha chiesto qualcosa di speciale. O, meglio, ai quali a un certo punto Dio ha fatto un dono speciale, attraverso quella grande famiglia che è la Chiesa: li ha scelti e mandati per amministrare i sacramenti, per guidare la comunità, per essere a tempo pieno per tutti, senza escludere nessuno e senza legarsi a nessuno in modo esclusivo.

Una "mission" resa possibile dallo Spirito

Questa “ mission impossible”, resa possibile solo dal dono dello Spirito Santo e dall’amore accogliente delle comunità cui sono mandati, si realizza ogni giorno sotto i nostri occhi e la campagna di questi due mesi vuole solamente ricordarcelo.

Vuole ricordarci che senza la loro presenza, discreta e sempre disponibile, le nostre giornate non avrebbero lo stesso sapore. Le nostre settimane non avrebbero la loro domenica, tanto per cominciare. Le nostre comunità non avrebbero i sacramenti, dall’eucarestia alla riconciliazione, dal battesimo dei nostri figli fino all’unzione dei nostri malati e dei nostri anziani più fragili. Le persone più esposte e in difficoltà non avrebbero un punto di riferimento sempre pronto ad ascoltare, consolare, abbracciare e accompagnare.

Forse non ci pensiamo spesso a come sarebbe la nostra vita senza i sacerdoti: rischiamo di darli un po’ troppo per scontati. E invece questi uomini scelti tra noi e scelti per noi, sono anche affidati a noi. Alla nostra preghiera, al nostro affetto ma anche alle nostre offerte. Quelle dell’obolo domenicale, in chiesa, non sono sufficienti: quelle servono quasi interamente per le spese della comunità parrocchiale e per il servizio ai fratelli più poveri. Invece c’è un gesto semplice e pieno di amore che si può fare proprio per loro, per dirgli il nostro piccolo ma fondamentale grazie. Basta andare su www.unitineldono.it per scoprire come fare.

Uniti nel dono, ecco come sostenere l'azione dei sacerdoti

Per sostenere i sacerdoti diocesani con le offerte Uniti nel dono, si hanno a disposizione diverse modalità. Vale la pena, inoltre, ricordare che il contributo è libero e anche deducibile. Per chi vuole, infatti, queste Offerte sono deducibili dal proprio reddito complessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fino ad un massimo di 1032,91 euro annui.

Ma come donare? Lo si può fare attraverso carta di credito o Paypal, direttamente sul sito www.unitineldono.it oppure chiamando il numero verde 800 825 000.

Si può donare, inoltre, con un bonifico bancario sull’Iban IT 33 A 03069 03206 100000011384 a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, specificando nella causale «Erogazioni liberali art. 46 L.222/85», ai fini della deducibilità.

Si può utilizzare anche il contro corrente postale numero 57803009 per effettuare il versamento presso un qualunque ufficio postale.

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