Beni confiscati a Reggio Calabria: «Da simboli della mafia a risorse per la comunità»
Un confronto di rilevanza nazionale sulla gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
di Paolo Cicciù - C’è stato un tentativo andato male nel nostro territorio in merito ai beni confiscati alle mafie. Si tratta dell’esperienza della Commissione Provinciale delegata a questo settore specifico.
Di certo le contigenze politiche hanno gravato sugli obiettivi, ma lo strumento – seppur meritorio e significativo – è stato deludente. Dotarsi di una Commissione è importante, darle il giusto valore lo è ancor di più.
Purtroppo al netto di qualche buona intenzione e qualche foto di rito, la Commissione Provinciale si è ridotta, nei pochi incontri convocati, al tavolo dei tecnicismi.
Altresì crediamo, come organizzazioni di volontariato, che i beni confiscati alla criminalità organizzata possano rappresentare la risposta ad alcuni bisogni primari del tessuto sociale cittadino. Dalle problematiche abitative, alle necessità del variegato universo del volontariato, alle esigenze del mondo culturale reggino. I beni confiscati possono rappresentare per la nostra Città Metropolitana il simbolo del «riscatto sociale» tanto sbandierato.
Qualche novità positiva c’è: senza alcuna velleità posso affermare che come associazioni di volontariato ci sentiamo maggiormente coinvolti dal Comune di Reggio Calabria. Condividiamo il punto di partenza, ossia far “rivivere” quel luogo intorno d un sogno, un‘idea, un’intuizione.
Un confronto di rilevanza nazionale sulla gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
L’arrivo tanto atteso ha portato con sé i doni che numerosi cittadini hanno voluto condividere nell’ambito delle raccolte solidali di “Reggio città Natale”.
La gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata è stata al centro della seduta della