Avvenire di Calabria

A Reggio Calabria c'è una realtà che negli anni, sempre più, è diventata un'àncora e rifugio di speranza per molte donne, italiane e straniere

Violenza di genere, Casa Reghellin rifugio di speranza

Storie di donne che sono riuscite a dire basta a malversazioni e violenze per sé stesse e spesso anche per i propri figli

di Nella Restuccia

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

A Reggio Calabria c'è una realtà, Casa Reghellin, che negli anni, sempre più, è diventata un'àncora e rifugio di speranza per molte donne, italiane e straniere.

Capita non di rado di venire a conoscenza, al Centro di ascolto “Mons. G. Ferro” della Caritas diocesana, di storie di violenza di genere, che non sono magari il motivo primario della richiesta di aiuto, ma che emergono dal racconto di situazioni di povertà imprevista e difficile da affrontare.

La donna che dopo anni di violenza subita decide di reagire, ponendo fine a un legame divenuto ormai insopportabile, deve spesso fare i conti con la difficoltà abitativa e l’esigenza di procurare il necessario per sé e per i figli. Nella maggior parte dei casi ha rinunciato al lavoro per dedicarsi alla famiglia e, in conseguenza della separazione, si trova senza mezzi di sostentamento, perché spesso il coniuge non rispetta il dovere di provvedere alle necessità dei figli e della ex moglie. Tante situazioni anche se umanamente insostenibili si trascinano tra gravi maltrattamenti e spesso violenze vere e proprie, per la paura della donna di non poter avere un’autonomia economica.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Casa “Reghellin”, gestita dall’associazione Zedakà OdV, nata per accogliere donne, sole o con figli, in emergenza abitativa, ha visto negli anni crescere sempre di più la richiesta di accoglienza per donne vittime di violenza. Molto frequenti sono diventate le telefonate che arrivano dagli uffici della Questura, dalle Stazioni dei Carabinieri e dai Servizi sociali, che chiedono ospitalità per donne sole o con bambini, che si sono allontanate da casa per sfuggire alle violenze di mariti o compagni, che mettono in pericolo la loro vita.

Tante donne, italiane e straniere, "bussano" alla porta di Casa "Reghellin"

Mentre in passato erano per lo più di donne straniere, da un po’ di tempo sono diventate frequenti le richieste di aiuto di donne italiane, anche di Reggio e dei paesi della provincia, che stanche di subire maltrattamenti decidono di denunciare. Un altro dato che abbiamo rilevato riguarda l’età, sono state ospitate anche donne anziane vittime di mariti violenti o costrette a denunziare un proprio figlio che rendeva loro la vita impossibile.

Sono queste esperienze molto forti per chi si occupa del servizio della Casa, perché non è facile dare conforto a una donna anziana costretta a lasciare la sua casa, con un carico di sofferenza che è facile immaginare. Una di loro non poteva contare nemmeno sul conforto della figlia che, pur avendo una sua famiglia, era succube del padre che con minacce le impediva di occuparsi della madre. Eppure questa donna ha saputo reagire, ha avuto il coraggio di sporgere denunzia e dopo un periodo trascorso come ospite della Casa ha accettato un lavoro di badante e, pur non avendo mai lavorato fuori casa, ha cominciato a lavorare recuperando così la sua autonomia.

Casa "Reghellin", un rifugio di speranza

Purtroppo abbiamo spesso riscontrato nel nostro territorio il ruolo negativo svolto dai parenti acquisiti nei confronti di donne vittime di mariti o compagni violenti, che perché hanno denunziato vengono emarginate e allontanate dai familiari, che frappongono spesso ostacoli al loro legittimo bisogno di tenere con sé i figli. L’esperienza vissuta sempre incide profondamente sulla psiche delle donne accentuandone fragilità e causando a volte depressioni dalle quali non è facile venire fuori.

La situazione di tante donne vittime di violenza nel nostro territorio ci interpella e chiede l’impegno di chi può fare concretamente qualcosa per creare case di accoglienza, perché è veramente triste dover rispondere negativamente a tante richieste di ospitalità perché non c’è posto nelle troppo poche strutture presenti nel nostro territorio. E poi bisogna adoperarsi per offrire opportunità lavorative, le esperienze molto positive di cooperative che danno lavoro a donne in difficoltà ci chiedono di agire, se vogliamo non limitarci ad esprimere a parole solidarietà, ma vogliamo adoperarci concretamente per offrire a queste donne la possibilità di una vita dignitosa e serena cui hanno diritto.


PER APPROFONDIRE: Violenza di genere, la mamma ferita: «Così sono rinata»


La difficoltà a trovare un lavoro rende difficile il riscatto, quando si riesce ad aiutare la donna a ricuperare la fiducia in sé e a rimettersi in gioco in ambito lavorativo, molto positiva è anche l’esperienza delle borse lavoro, si vede la donna risorgere ed è grande la gioia di aver avuto l’opportunità di darle una mano nel momento di maggiore difficoltà.

Articoli Correlati