Lo scorso 24 aprile, presso la Libreria Paoline di Reggio Calabria, d’intesa con il Laboratorio politico Patto Civico - è stato presentato il libro “A casa nostra”, edito nello scorso mese di febbraio dalla EMI (Editrice Missionaria Italiana).
Presente l’autrice, Nicoletta Ferrara, insegnante, moglie del prof. Antonio Calò, già in città quest’estate per l’incontro Europa e migranti: Il doveroso dialogo.
Per chi non li avesse conosciuti i coniugi Calò hanno vissuto un’esperienza importante accogliendo dal 2015 sei giovani immigrati a casa loro, in provincia di Treviso. In virtù del Progetto 6+6x6 sono stati insigniti dal Presidente della Repubblica On. Mattarella ed Antonio è stato nominato Cittadino europeo per l’anno 2018.
Ma veniamo al libro che si legge d’un fiato, con un’emozione crescente che prende e commuove l’animo man mano che si entra nell’intimità degli avvenimenti fino a sentirsene un po’ “parte”. Per una scelta di vita che loro definiscono normale, ma appare subito speciale.
Una storia bella sia per i cattolici che per coloro che non lo sono, la risposta ad una chiamata che, partendo dalla coppia, in costante intima complicità, viene abbracciata dalla famiglia naturale contaminando il contesto territoriale intorno a loro.
Il libro racconta proprio la nascita di questa nuova famiglia di dodici persone, con dieci figli… i dubbi, le ansie, i timori, la sofferenza, ma in particolare fa emergere la forza dell’accoglienza, che partendo dalla conoscenza e dal dialogo, nell’accettazione delle diversità, sperimenta la condivisione e si traduce in amore che “va e torna. Quale grazia!”
“E’ bastato allargare gli orizzonti, non stringere più la bisaccia…e l’amore si è riversato. Ed è tangibile. E’ espresso, detto, manifestato, senza remore o vergogna”, scrive Nicoletta.
Un’accoglienza di sei “bronzi” in carne ed ossa che trasformano la cucina di casa in un laboratorio di spezie a ciclo continuo, si allenano insieme ai fratelli bianchi sul pavimento del soggiorno curiosi delle proprie differenze, aiutano la mamma nelle pulizie proteggendola dai pericoli, si rendono utili con i vicini abbattendone i pregiudizi. Insomma una grande armonica confusione!
Parlano i cuori quando sono riuniti intorno al tavolo, la sera, per raccontare le dolorose storie di distacco, “storie sacre” come le definisce l’autrice. E quando una mamma africana, al telefono ed in dialetto locale, affida a Nicoletta il proprio figlio Siaka, questi le raccomanda “quando vedi ragazzi soli in Africa accoglili, perché così hanno fatto loro con me”.
“Abbiamo perso la casa ma abbiamo guadagnato il mondo…Una battaglia di liberazione dalle proprie schiavitu’”.
Fino a giungere alla nuova proposta, condivisa con il Vescovo di Treviso, P. Agostino, di sperimentare una nuova dimensione comunitaria di vita in canonica, appunto da don Giovanni, dove oggi vive anche un giovane seminarista.
E si percepisce pian piano come tutte le difficoltà siano risolvibili se affrontate insieme, fino addirittura a divenire risorse per il contesto ambientale!
Solo nell’ultima parte del libro emerge la preoccupazione e l’ansia, non tanto per le fake news e per le minacce velate e non, in un momento storico particolarmente buio, quanto per il rischio concreto del rimpatrio dei giovani, per il possibile mancato riconoscimento dello status di rifugiati.
“Le loro vite nelle nostre mani. Noi padroni del loro destino. Per restituire a loro, per dividere quanto era stato pensato x tutti. Restiamo umani. E’ la cosa più bella che abbiamo.”
Un finale importante, che ci interroga e ci provoca, chiamandoci all’assunzione di responsabilità personali nella promozione di un cambiamento dell’attuale normativa particolarmente restrittiva. Se fossero i nostri figli cosa faremmo?
Perché le leggi non sono lì per caso, si costruiscono, si propongono e si approvano. Ed a farlo sono proprio coloro a cui noi, con il nostro voto, ne abbiamo dato potere e facoltà.
* componente Coordinamento
Laboratorio politico Patto Civico