Avvenire di Calabria

Adesione in Ac, la sfida della popolarità

Porre in campo i talenti di tutti senza cedere al populismo

Redazione Web

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di Monica Del Vecchio * - In più di cinquemila parrocchie d’Italia, l’8 dicembre un “popolo” ha rinnovato il suo “sì” alla Chiesa e al Paese, attraverso l’adesione all’Azione cattolica. Un “sì” che non fa rumore ma che, da Nord a Sud, terrà insieme anche quest’anno trecentomila persone di tutte le età in un patto di corresponsabilità, di condivisione della vita e della fede, di alleanza e di impegno per il bene comune. Questa è l’immagine mite e potente con cui si potrebbe rendere, a chi ancora non la conosce, l’esperienza dell’appartenere all’Azione cattolica.

Un popolo, dicevamo. Un popolo del “sì” (in mezzo a tanti popoli del “no”), che sente su di sé la chiamata a tessere continuamente – e, se serve, anche a ri–tessere – i legami di solidarietà, di fratellanza tra le persone e tra le generazioni. Un popolo la cui missione identitaria è quella di unire gli uomini e le donne, di tenere insieme il Paese. Questa è la grande sfida della popolarità, che l’Azione Cattolica ha scelto sin dalle sue origini e che Papa Francesco, nel suo discorso al Forum internazionale delle Ac del mondo, il 27 aprile 2017, ci ha consegnato come impegno per il futuro: «dovete popolarizzare di più l’Azione Cattolica». Ma cosa significa essere più popolari?
 
Certamente non significa cercare solo consensi, secondo dinamiche populiste. L’Ac promuove piuttosto il coinvolgimento responsabile delle persone nella vita della Chiesa locale e del territorio. Essere più popolari vuol dire, dunque, consentire a ciascuno di mettere in campo i propri talenti e di utilizzarli, in maniera costruttiva, per il bene di tutti. Sotto questo profilo, la natura democratica dell’associazione rappresenta una garanzia: l’Ac non “appartiene” ai suoi dirigenti e non ha leader solitari. Il cammino che compie è il frutto di un discernimento condiviso a tutti i livelli (parrocchiale, diocesano e nazionale), al quale tutti possono e devono contribuire. L’Ac è esperienza di sano protagonismo laicale, dove l’impegno di ogni persona può trovare il suo completamento e compimento in una collaborazione po- sitiva con altri laici e con i sacerdoti della comunità. Nel suo essere democratica, l’Azione Cattolica è essenzialmente una proposta anti–elitaria.
 
È una scommessa: è possibile camminare con tutti. Per essere più popolare, l’associazione ha bisogno di comprendere come «ricevere un bagno di popolo», per citare ancora il discorso del Pontefice: come, cioè, far sì che ogni persona possa trovare nei nostri gruppi, nelle nostre iniziative, nei nostri percorsi formativi un luogo di incontro reale e di fraterna condivisione delle gioie e delle fatiche dell’esperienza umana e della vita cristiana. Essere più popolari non significa rinunciare alla misura alta della vita cristiana. L’Ac non ci sogna mediocri: è e resta, come diceva Giuseppe Lazzati, “il Battesimo preso sul serio”, una proposta di formazione che ha, come meta ultima, niente di meno che la santità. Una santità laicale, vissuta nel quotidiano, a partire da una grammatica umana. Non dunque una visione (solo) eroica della santità, ma una strada possibile per tutti. Parafrasando una nota canzone, popolarità è affermare con la propria vita che è il mondo il vero “posto dei Santi”.
 
* Responsabile nazionale della promozione associativa Ac

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