«È inutile progettare un grattacielo se poi si possono occupare solo due piani». Arturo De Felice riporta tutti sul pianeta-Terra quando gli viene posto l'interrogativo su «come cambierà» l'Aeroporto dello Stretto. Nessun restyling architettonico, quindi, per il "Tito Minniti" ma un graduale «approdo alla normalità» come evidenzia lo stesso presidente degli scali calabresi. Le parole-chiave sono safety e security che per gli esperti di aviazione rappresentano i punti di partenza per il rilancio di un aeroporto: in quest'ottica, quindi, è giustificato l'entusiasmo del deputato reggino, Francesco Cannizzaro, il cui emendamento - approvato all'unanimità dalla Commissione Bilancio della Camera - ha portato in dote ben 25 milioni di euro per le casse di Sacal, la società di gestione degli aeroporti di Reggio, Lamezia e Crotone.
Fondi vincolati al "Minniti" che lo scorso 24 luglio hanno ottenuto il via libera dal Cipe e sui vigilerà Enac, l'Ente nazionale di aviazione civile, che era presente alla conferenza stampa di stamane col suo massimo rappresentante, Nicola Zaccheo. La stessa Enac, come ha svelato il presidente di Sacal, De Felice, fungerà da stazione appaltante onde evitare qualsivoglia forma di condizionamento nella gara di aggiudicazione dei lavori che sarà comunque promulgata sul livello comunitario. Alla conferenza stampa non sono stati invitati il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e il Governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio, sponsor di De Felice come numero uno di Sacal e scaricato dall'ex prefetto. Invece molto attesa in Città era Laura Castelli (M5s), viceministro all'Economia e Finanze, che ha supportato il finanziamento nonostante provenisse dai banchi dell'opposizione in cui siede Cannizzaro.
«L'Italia deve capire che deve affrontare un'unica Grande Opera - ha detto il braccio destro del responsabile del Mef, Giovanni Tria - che è la manutenzione dell'esistente. Il nostro è un Paese rallentato e perciò invecchiato. Sbloccando finanziamenti come questo, si rispettano i cittadini che pagano le tasse». Le fa eco, Francesco Cannizzaro: «Non esistono precedenti in materia: mai un Governo ha accolto la proposta di un avversario politico a favore dell'aeroporto di Reggio Calabria: questo va riconosciuto con grande onestà intellettuale».
Ma quali saranno, quindi, gli interventi a cui sarà sottoposto l'Aeropoto dello Stretto? Adeguamento antisismico della struttura; manutenzione degli impianti di illuminazione e climatizzazione; restyling imbarchi - avvicinando i gates alla pista - e aerostazione - con l'ammodernamento dello smistamento dei bagagli. Ma la novità di maggiore interesse è un'altra, ossia l'introduzione sistema Gbas per superare le limitazioni per le compagnie aeree low cost.
Su alcuni si sofferma Zaccheo evidenziando il lavoro svolto dagli ingegneri della Sacal, il cui tempismo è stato fuor di dubbio ottimale: «Lo scalo di Reggio Calabria può giocare un ruolo centrale rispetto al proprio bacino d'utenza; - afferma - in questi mesi siamo a lavoro col ministro Toninelli per ridisegnare la mappa degli aeroporti di interesse nazionale. Adesso, però, serve stringere i tempi: definire il piano quadriennale degli investimenti, lo studio di fattibilità e l'affidamento dell’opera».
Dare un input al mercato volativo per ribadire il cambio di tendenza in riva allo Stretto. L'obiettivo è il milione di passeggeri che potrebbero generare mille di lavoro e un fatturato connesso di quasi mezzo miliardo di euro. Uno standard raggiungibile anche attraverso l'Accordo Quadro tra Regione, Enac e Sacal per altri13 milioni che sembrano essere finiti nel dimenticatoio.
Rispetto al progetto preliminare presentato, sul sistema Gbas però alcuni esperti sollevano già i primi dubbi. Iniziamo col dire che il Gbas è un sistema di assistenza all'atterraggio e al decollo degli aeromobili basato su GPS e sistemi di terra che provvedono a fornire informazioni accurate al fine di garantire la precisione delle procedure.
Arriva Ryanair? Attendere prego: i costi del sistema, stando a quanto dichiarato dai principali costruttori (Honeywell e Rockwell-Collins), si aggirano intorno ai 2-3,5 milioni di euro con costi di gestione intorno ai 85mila-135mila annui, cifre superiori a quanto stanziato da Sacal (1,5 milioni).
Inoltre, oggi al "Tito Minniti" possono volare soltanto dei piloti che hanno conseguito una "specializzazione" per superare le limitazioni della pista reggina. Il Gbas prevede, oltre ai sistemi di terra, anche una componente che deve trovarsi a bordo degli aeromobili di cui gli aerei più vecchi non ne sono dotati. Ma, in Europa - come riporta ufficialmente Honeywell - solo alcune di esse come Lufthansa risultano essere certificate ed avere aeromobili dotati di questi sistemi (tra l'altro la compagnia tedesca solo sugli A380 e 787, nonché tutti gli aeromobili di nuova generazione come gli A320Neo e A350). Nessuna delle compagnie aeree che operano su Reggio Calabria, né la stessa Ryanair di cui tanto si è parlato, risulta invece essere certificata per l'utilizzo del Gbas.
Gli aeromobili Ryanair (737Max), equipaggiati con i sistemi Gbas, sono attualmente al prato a causa degli incidenti in Indonesia ed Etiopia, in attesa degli aggiornamenti software necessari e le relative certificazioni delle autorità aeronautiche americane ed europee. Pertanto, la procedura che porterà Ryanair a certificarsi per l'utilizzo del Gbas ha ragionevolmente subito qualche rallentamento. Ciò non toglie che nei piani futuri della compagnia aerea ci sia la volontà di dotare la flotta del sistema di atterraggio satellitare.
La frase di De Felice, «è inutile progettare un grattacielo se poi si possono occupare solo due piani», quindi risuona in modo caustico. Il "Tito Minniti", uscito dalla sacche del default di Sogas, adesso sta provando lentamente a librarsi in volo. Ma i piani di Sacal ed Enac hanno bisogno di manforte politico che è arrivato dal Governo centrale, ma sembra essere ormai un miraggio su scala locale.