Avvenire di Calabria

Domani, dalle ore 21, presso il Chiostro di San Giorgio al Corso con l’intervento del prof. Antonino Romeo e l’introduzione di Stefano Iorfida

Anassilaos, una serata per «riscoprire» Benedetto XV

Redazione Web

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Il 1° agosto del 1917 – cento anni fa – nella esortazione apostolica “Dès le début” rivolta “Ai Capi dei popoli belligeranti” Papa Benedetto XV, nel terzo anniversario della Grande Guerra, si rivolge ai capi dei popoli in guerra. Il Pontefice non si limita ad una generica esortazione alla pace ma si ripromette di offrire proposte e soluzioni. “vogliamo –scrive - ora discendere a proposte più concrete e pratiche ed invitare i Governi dei popoli belligeranti ad accordarsi sopra i seguenti punti, che sembrano dover essere i capisaldi di una pace giusta e duratura, lasciando ai medesimi Governanti di precisarli e completarli”. Nella Esortazione Apostolica “Ai popoli belligeranti e ai loro reggitori” di qualche anno prima (28 luglio 1915) egli aveva pregato coloro “che la Divina Provvidenza ha posto al governo delle Nazioni belligeranti, a porre termine finalmente a questa orrenda carneficina, che ormai da un anno disonora l’Europa. È sangue fraterno quello che si versa sulla terra e sui mari! Le più belle regioni dell’Europa, di questo giardino del mondo, sono seminate di cadaveri e di ruine: dove poc’anzi fervevano l’industre opera delle officine ed il fecondo lavoro dei campi, ora tuona spaventoso il cannone e nella sua furia demolitrice non risparmia villaggi, né città, ma semina dovunque e strage e morte”. Appena eletto Pontefice, nella Esortazione Apostolica “Ubi primum” dell’8 settembre 1914 già affronta il tema della guerra che accompagnerà e segnerà l’intero suo pontificato. “Allorché da questa vetta Apostolica abbiamo rivolto lo sguardo a tutto il gregge del Signore affidato alle Nostre cure, immediatamente l’immane spettacolo di questa guerra Ci ha riempito l’animo di orrore e di amarezza, constatando che tanta parte dell’ Europa, devastata dal ferro e dal fuoco, rosseggia del sangue dei cristiani. Naturalmente dal Pastore buono, Gesù Cristo, del quale facciamo le veci nel governo della Chiesa, abbiamo il compito di abbracciare tutti — quanti sono — i suoi agnelli e le sue pecore con viscerale, paterna carità. E poiché, sullo stesso esempio del Signore, dobbiamo essere — e lo siamo — pronti a dare la vita per la loro salvezza, abbiamo fermamente deciso, per quanto è in Nostro potere, di nulla omettere per affrettare la fine di questa calamità”. E’ l’assunzione di un impegno che egli onorerà tra incomprensioni ed insulti. A Papa Benedetto XV l’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro dal tema “Benedetto XV: dalla guerra giusta all’inutile strage” che si terrà martedì 25 luglio alle ore 21,00 presso il Chiostro di San Giorgio al Corso con l’intervento del prof. Antonino Romeo e l’introduzione di Stefano Iorfida. Un occasione – scrive il Presidente di Anassilaos - per fare il punto su un Pontefice del Novecento poco amato forse all’interno della Chiesa stessa e certamente avversato all’esterno di essa proprio per le sue posizioni pacifiste e neutraliste che mettevano fine a talune delle ambiguità che fino ad allora avevano caratterizzato la posizione della Chiesa e urtavano i capi dei popoli belligeranti che temevano che gli interventi del papa potessero minare l’ardore bellico dei soldati al fronte e indebolire il fronte interno, così importante in un conflitto di lunga durata.  Definito in Francia le pape boche "il papa crucco”, cioè filotedesco, in Germania der französische Papst, il papa francese, e in Italia "Maledetto XV”, Benedetto XV – Giacomo della Chiesa (1854-1922) – nota Iorfida- è ancora oggi un pontefice poco conosciuto ai più. Fu collaboratore, quale Sostituto alla Segreteria, del Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, potente Segretario di Stato di Papa Leone XIII, che aveva svolto nei Balcani una politica di avvicinamento alla Serbia, ortodossa, che urtava le mire espansionistiche dell’Austria in quella regione. Non fu dunque un caso che nel corso del conclave seguito alla morte di Papa Pecci, il 3 agosto del 1903, il cardinale Puzyna, in rappresentanza dell’Imperatore d’Austria, pronunciasse il veto d’esclusione contro il Rampolla, privilegio concesso alle potenze cattoliche (Spagna, Francia e Austria) di porre il veto sull’elezione a papa di questo o quel cardinale. Il Papa eletto, Pio X, aveva scarse simpatie per l’allievo del Rampolla, espressione all’interno della Chiesa del tempo di posizioni che potremmo definire moderate e non integraliste, e se ne sbarazzò nel 1907 - promoveatur ut amoveatur – nominandolo Arcivescovo di Bologna senza però conferirgli la berretta cardinalizia fino al maggio del 1914. Il conclave che si aprì alla morte di Papa Sarto, dal 31 agosto al 3 settembre, ripropose lo scontro tra i fautori della linea intransigente del pontefice defunto e i fautori di più caute aperture tra i quali Giacomo della Chiesa. L’elezione fu raggiunta nel secondo scrutinio del 3 settembre con 38 voti, esattamente i due terzi necessari, e il partito curiale chiese allora di verificare che il papa eletto non avesse votato per se stesso obbligandolo alla verifica della scheda. Una prova di forza ed una umiliazione che rivela la spaccatura all’interno della Chiesa e spiega forse ancora oggi il silenzio che circonda la figura di Benedetto XV che ebbe comunque il merito – aggiunge il Presidente di Anassilaos - di aprire la Chiesa alla modernità, non tanto per la promulgazione, nel 1917, del Codice di Diritto Canonico quanto per quella Lettera Apostolica “Maximum illud” del 30 novembre 1919 sull'attività svolta dai missionari nel mondo che anticipa intuizioni che saranno del Concilio. Nel suo impegno a favore della pace uscì in apparenza sconfitto e, in qualche misura, anche deriso da governanti e popoli, ma il potere profetico della Chiesa si misura in secoli ed egli ebbe il coraggio di gettare il guanto di sfida della pace a tutti i guerrafondai che si nascondono dietro il paravento del patriottismo porgendo il testimone ad altri pontefici che seppero, in seguito, opporre le ragioni di Cristo e del Vangelo alle ragioni della guerra.

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