Avvenire di Calabria

Il volume è il settimo della collana “I Dodici” della Tau

”Andrea, il primo chiamato”, la nuova opera di don Gabrieli

Sarà presentato il 10 agosto nell’ambito dei festeggiamenti in onore dell’Assunta

Redazione Web

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E’ stato pubblicato “Andrea, il primo chiamato” il settimo volume della collana “I Dodici” edito dalla Tau; un laboratorio pastorale di don Enzo Gabrieli che si ispira alle catechesi di papa Benedetto XVI e che presenta il profilo storico, esegetico e il percorso artistico degli Apostoli alla luce degli scritti neotestamentari, degli apocrifi e delle fonti della grande tradizione della Chiesa. Il volume sarà presentato in anteprima il 10 agosto nell’ambito dei festeggiamenti in onore dell’Assunta nel santuario diocesano mariano di santa Maria dell’Accoglienza in Mendicino. La seconda parte del volume, quella romanzata, con i canoni della finzione letteraria permette all’apostolo di raccontare la sua vicenda umana, il suo discepolato e la sua missione in Acaia che culminerà con il suo martirio sulla croce decussata. La scelta delle opere d’arte in copertina, e che accompagna e arricchisce la fatica dell’autore, è il tentativo già sperimentato dell’uso delle opere d’arte nella catechesi e nell’evangelizzazione. Per presentare l’apostolo è stato scelto il ciclo pittorico di Mattia Preti della chiesa di sant’Andrea della Valle in Roma, la prima opera pubblica del noto calabrese. Andrea è il primo degli Apostoli che Gesù ha voluto associare alla sua missione; la tradizione lo indica infatti  come il protòklitos (il primo chiamato) perché fu il primo tra i discepoli del Battista ad essere chiamato dallo stesso Signore Gesù. Lo seguì con immediatezza e l’evangelista Giovanni annota finanche l’orario di quell’incontro che è rimasto, come ricordo indelebile, nella memoria e nella vita dei discepoli. La sua prontezza nel seguire Gesù, ha detto papa Benedetto ci insegni a seguire Gesù, a parlare con entusiasmo di Lui a quanti incontriamo, e soprattutto a coltivare con Lui un rapporto di vera familiarità, ben coscienti che solo in Lui possiamo trovare il senso ultimo della nostra vita e della nostra morte”.

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