Avvenire di Calabria

Il presidente della Pontificia Acccademia delle scienze sociali ribadisce che il vaccino anti coronavirus deve essere «un bene comune e globale»

Appello Papa su vaccini, Zamagni (Pass), «no ai brevetti»

Maria Chiara Biagioni

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«Bisogna evitare che si ammetta la brevettabilità del futuro vaccino anti-Covid 19. Il sistema dei brevetti si applica nei confronti dei beni privati e di alcuni beni pubblici ma non dei beni comuni. Quello che allora il Papa ha voluto dire ieri è che il vaccino per malattie infettive contagiose, deve essere riconosciuto in sede internazionale come bene comune globale e non come bene privato». Così al Sir il presidente della Pontificia Acccademia delle scienze sociali, Stefano Zamagni, a commento delle parole pronunciate all’udienza sull’universalità del vaccino.

«È evidente che negare la brevettabilità non significa non riconoscere alle industrie o ai laboratori o ai centri di ricerca il giusto pagamento dei costi e anche una ricompensa equa del lavoro svolto. È ovvio e il Papa non lo nega. Non dice, voi lavorate gratis. La brevettabilità è un’altra cosa. Significa dare un potere di monopolio alla impresa che arriva per prima al vaccino. Ma il monopolio è come la dittatura: come in politica laddove c’è un solo partito, c’è dittatura, la stessa cosa avviene in economia. Se nel mercato c’è un solo produttore, questo si chiama monopolista ma equivale a definirlo dittatore. Ed è questo il problema sollevato dal Papa». Zamagni conclude: «Vaccinare gli abbienti e trascurare i poveri – dice l’economista - equivale decretare l’estinzione di quest’ultimi. Ma questa sarebbe una forma nuova di razzismo di cui dovremmo solo vergognarci».

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