Ornella Muti con “Racconti di Cinema” in scena a Locri
L’attrice nello spettacolo racconta la lunga e prestigiosa carriera che l’ha portata a essere una
Un incontro di testimonianze ieri sera al Palazzo della Cultura a Locri ha dato avvio alla XXII edizione della Giornata della memoria e dell’Impegno promossa dall’Associazione “Libera” e in programma il prossimo 21 marzo. Oggi la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la veglia di preghiera presieduta dal presidente della Conferenza Episcopale Calabra, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone. Una giornata per fare memoria e la memoria – ha detto questa sera Bertolone - è “un capitale, un patrimonio a cui non si deve mai rinunciare. È il ponte tra passato e presente; esprime l’omaggio a coloro che hanno dato la vita, ma interpella la nostra coscienza perché il loro sacrificio sia per tutti una lezione che illumini il nostro presente. Per il presule queste persone, vittime innocenti di mafia, non sono dei numeri ma dei “volti, dei volti sorridenti anche di fronte alla tragedia: preti, laici e persone di vita consacrata, donne e uomini, bambini, ragazzi e adulti, forze dell’ordine e magistrati, cittadini qualunque e lavoratori, professionisti e avvocati falcidiati dalla violenza gratuita, ma vincitori. Ogni vita strappata – ha detto - è l’umanità intera, che chiede di restare, di non essere cancellata dalla memoria (che sarebbe la peggior morte). Volti, quelli delle vittime di mafia, che ci ricordano come ancora sia calpestato il comandamento di non uccidere”. Facendo memoria di queste persone “possiamo e dobbiamo preparare un mondo nuovo. Un mondo, che, nel progetto originario di Dio, era bello e da curare, era un giardino. Un mondo che, nelle mani dell’uomo, troppe volte, si è tramutato in una selva oscura di violenza, nella quale la vita umana non ha valore. Ma nonostante ciò, le forze del male hanno dovuto sempre constatare che dal sangue di ognuno nascono semi buoni che hanno la meglio sulla zizzania, seminata dal Nemico. Come dire che dalla morte nasce la vita”, ha evidenziato il presule sottolineando che “la vita è un dono e non possiamo restare inermi di fronte a coloro che la vilipendono, la abbattono, la eliminano, le tolgono dignità. Non possiamo restare inermi di fronte alle mafiose e ai mafiosi e ai loro collaboratori, diretti o indiretti. Lo sappiamo, non è più questione regionale o meridionale. Anzi, l’epicentro delle condotte mafiose non sta più nelle nostre regioni, ma altrove. Sta ovunque i mafiosi trovino terreno fertile, cambiando continuamente gli affari-bersaglio: dall’estorsione alla prostituzione, dalla droga all’affare dei giochi, dalla tratta delle persone al traffico di organi da trapianto; dalla violenza criminale alle diverse forme di sfruttamento”. Quindi, per il presidente dei vescovi calabresi una “memoria pubblica delle vittime di mafia è un modo per prevenire e contrastare. Un modo per dire mai più. Mai più, mai più morti, mai più delitti”. Per l’arcivescovo calabrese, con la vicinanza alla vittime innocenti di mafia, “vogliamo rompere l'isolamento ed offrire anche esempi alle nuove generazioni perché simili omicidi e tragedie non accadano più”. Il loro sacrificio “non sia mai vanificato da un’antimafia di facciata, quasi fatta professione; dal male che si trasforma in zizzania ed infesta di sé il campo dei frutti. Da un’antimafia, insomma, che manifesta, urla, strepita, s’indigna, e poi lascia le cose come stanno. Che resta sempre uguale a se stessa, mentre la mafia si trasforma”. Dopo aver ricordato le parole di Giovanni Paolo II e papa Francesco il presule ha invitato nuovamente i mafiosi a “convertirsi” augurandosi che da questa veglia di preghiera, in ricordo di tutte le vittime delle mafie, “dal loro impegno civile, dall’esempio e dall’impegno dei tanti volontari dell’associazione Libera, garanzia di autentica genuinità di bene fatto per bene, si sprigionino sogni di bene, di bellezza, di giustizia e di speranza come bussole del cuore e progetti di vita che conquistino menti e cuori e facciano attecchire nel cuore di tutti, soprattutto dei giovani, una Calabria diversa, un’Italia nuova, un mondo migliore. Per questo sogno parrocchie come fontane del villaggio, alle quali attingere acqua chiara, incontaminata, benedetta e purificatrice. Sogno giovani che, come il buon grano, anche di fronte alla civiltà della morte ed al maligno che spegne i giusti e santi desideri dell’anima, sappiano dire, sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno (Mt 5,37) e, con alto senso civico e di appartenenza, coltivino gli ideali di bene, di pulito, di correttezza, di trasparenza, di coerenza e lasciandosi guidare da Cristo e dalla sua Parola che riscaldano il cuore, illuminano la mente e indicano la direzione giusta per cambiare, per andare oltre questo nostro mondo”. Tutto questo può sembrare utopia, ma non lo è: “questo mondo è esistito. Esiste. Quindi potrà esistere. È abitato da gente che non cerca e non ha la gloria dei riflettori di effimera mondanità. Sono i tanti uomini e donne che quotidianamente, nel silenzio e nel sacrificio, pur se invisibili si vestono da timidi eroi della normalità, alcuni come martiri della fede, altri come ministri e umili servitori dello Stato”. Parole forti riecheggiati anche ieri sera con la lettura del messaggio di Papa Francesco affidato al segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino. “La comunità cristiana e civile” – ha scritto papa Francesco - deve “impegnarsi sempre più nella costruzione di una società giusta, libera dai condizionamenti malavitosi e pacifica, dove siano tutelate, dagli organi competenti, le persone oneste e il bene comune”. Dopo aver espresso “vicinanza” ai familiari delle vittime il Pontefice ha auspicato che l'incontro di questi giorni in Calabria “aiuti a riflettere sulle cause delle numerose violazioni del diritto della legalità, che in non pochi casi sfociano in episodi di violenza e fatti delittuosi” ed incoraggiato la comunità cristiana e civile ad “impegnarsi sempre più nella costruzione di una società giusta, libera dai condizionamenti malavitosi e pacifica, dove siano tutelati, dagli organi competenti, le persone oneste e il bene comune”. Dopo aver letto il messaggio, Galantino ha precisato di essere presente non in forma privata “ma come rappresentante della Chiesa italiana, per dire che è tutta con voi”. “Il vostro dolore e la vostra sofferenza – ha aggiunto Galantino – non possono e non devono restare chiusi nelle vostre case. Ma portati con grande dignità in pubblico devono provocare vergogna e condanna per coloro che questi lutti hanno provocato per realizzare i loro piani di sopraffazione malavitosa. Devono essere loro a nascondersi e vergognarsi”. Tutta l’Italia deve “solidarietà” ai familiari delle vittime innocenti di mafia – ha detto oggi Mattarella incontrandoli allo stadio di Locri: “vi deve solidarietà per il vostro dolore, rispetto per la vostra dignità, riconoscenza per la vostra compostezza, sostegno per la vostra richiesta di verità e giustizia. Per questo desidero dirvi che le vostre ferite sono inferte al corpo di tutta la nostra società, di tutta l’Italia”. Il ricordo dei “vostri morti, martiri della mafia rappresenta la base sulla quale costruiamo, giorno dopo giorno, una società più giusta, solidale, integra, pacifica. Partecipando, oggi qui a Locri o altrove, in altre manifestazioni per la legalità e contro la mafia, date una testimonianza morale e civile di come la violenza, la sofferenza, la morte e la paura non possono piegare il desiderio di giustizia e di riscatto”. Per Mattarella il nostro Paese l’Italia ha compiuto “molti passi avanti nella lotta alle mafie". Il capo dello Stato ha ascoltato la lista di tutti i nomi di queste vittime innocenti. Tra di loro anche il fratello de Mattarella, Piersanti, ucciso nel 1980. Anche il capo dello Stato è quindi un familiare di vittime di mafia, ha ricordato nel suo saluto il vescovo della locride, Francesco Oliva aggiungendo che “questa Chiesa e tutte le Chiese di Calabria condividono la sofferenza dei tanti familiari delle vittime delle mafie. Sono vicine a Lei, signor Presidente, e alla sua personale sofferenza per la perdita del fratello Piersanti, vittima anch’egli dell’arroganza mafiosa. L’esperienza di vita Sua e di tutti i familiari delle vittime di mafie unitamente al modo di accogliere il dolore sono - ha aggiunto Oliva - per tutti una testimonianza preziosa che ci fa guardare la vita con più determinazione, fiducia e speranza”. I presule si dice sicuro che “le mafie possono essere sconfitte. Dipende dall’impegno di tutti e di ciascuno”. “Consapevole delle sue fragilità, questa terra guarda avanti e vuole lasciare alle spalle un passato triste d’ingiustizie, macchiato dal sangue versato da faide che hanno seminato morte e disperazione. Non vogliamo più morti e sangue innocente!”, è stato il monito del presule: “la nostra terra nutre il sogno di divenire ‘terra di speranza e luogo di bellezza’ e sa di doversi impegnare nel purificare sé stessa da ogni deriva mafiosa”.
L’attrice nello spettacolo racconta la lunga e prestigiosa carriera che l’ha portata a essere una
Un successo che passa da importanti collaborazioni e un approccio gestionale che vede la partecipazione
«Abbiamo impegnato ingenti risorse sia economiche che umane per la valorizzazione del Parco e dei