Avvenire di Calabria

Le parole dell'arcivescovo di Catanzaro-Squillace in vista della 43° Giornata nazionale per la vita dell'11 febbraio

Bertolone: «Senza il dono della vita mancherebbe la bellezza»

Redazione Web

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«Per la libertà Cristo ci liberò: state dunque saldi e non lasciatevi sottomettere di nuovo al giogo della schiavitù» (Gal 5,1). Il monito della Lettera ai cristiani della Galazia oggi diventa un’esortazione per noi, donne e uomini del 2021, alla vigilia della 43° Giornata nazionale per la vita, che secondo le disposizioni dal Consiglio permanente della Cei si celebrerà il 7 febbraio prossimo sul tema “Libertà e vita”. Per sostenere la riflessione e l’operatività delle nostre comunità, vi giungano perciò anche queste mie riflessioni, affinché l’inno alla vita vi risuoni e raggiunga ogni essere umano». Inizia così il messaggio di monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra, il quale inneggia alla vita anche e soprattutto in tempo di pandemia. «Quante privazioni abbiamo sofferto da più di un anno – aggiunge monsignor Bertolone - cioè da quando compaiono i primi segni del coronavirus (novembre 2019). Quanti divieti e privazioni ci sono state imposte e stiamo ancora sopportando! Perfino nell’assemblea liturgica, presenze contingentate, omissione di gesti di pace, solo sguardi e sorrisi, non contatti… Libertà limitate, insomma. Nel contempo, però, quanta reciprocità abbiamo respirato, quanta vicinanza abbiamo sperimentato e, grazie anche e non solo alle strutture operative della Caritas, continueremo instancabilmente a sperimentare!». Da qui, monsignor Bertolone si interroga sul vero senso della libertà, con la cui privazione tutti noi abbiamo dovuto fare i conti negli ultimi mesi. Da qui, deriva anche il libero arbitro concesso agli uomini da Dio, che prevede sempre almeno una possibilità alternativa: «Dio ci ha donato, carissimi, una volontà libera e noi dobbiamo usarla responsabilmente! Soltanto il vizioso non è libero. Noi crediamo, infatti, che la volontà umana non è mossa neppure da Dio. Dio non sceglie al nostro posto, bensì ci orienta al bene. Vi è sempre qualcosa di libero in noi, per cui non siamo mai obbligati a scegliere, ma è nella volontà che si situa la decisione in ultima istanza. È vizioso chi diventa incapace di agire diversamente da come sta agendo, perché ha seguito acriticamente le mode del così fan tutti; oppure ha contratto cattive abitudini, diventate nel tempo una seconda natura, che quasi gli toglie il libero arbitrio di cui Dio lo ha dotato». Il «vizioso», secondo le parole di monsignor Bertolone, è colui che non è più capace di agire bene, chi decide di compiere un’azione malvagia correndo il rischio di un uso individualistico della propria libertà, agendo così contro Dio. La scelta divenuta egoistica porta a distruggere quella che monsignor Bertolone definisce la «casa comune». Guardando all’esempio di vita tramandato dalle Sacre Scritture, «il Verbo eterno non sarebbe mai diventato carne, se liberamente non avesse, sotto la mozione dello Spirito Santo, aderito al progetto del Padre. Il Figlio non si sarebbe mai Umanato, se Maria Vergine non avesse detto liberamente sì. Nessuno di noi rende se stesso capace di accogliere la vita, ogni vita, se non decide di aprirsi ad essa, e quindi di accoglierla, rispettarla ed amarla dal suo inizio alla sua fine naturale. Senza il dono della libertà – aggiunge l’arcivescovo - l’umanità non sarebbe se stessa, né potrebbe dirsi autenticamente legata a colui che l’ha creata: senza il dono della vita non avremmo la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare le situazioni in cui si nasce e cresce; di decidere per motivi morali e con responsabilità di curare la nostra salute per immunizzarci e non essere di pericolo ai nostri simili». L’esercizio pieno della libertà, inoltre, richiede sempre la verità, perché è tramite quest’ultima che saremo davvero liberi di poter accogliere con gioia «ogni vita umana, unica e irripetibile, che vale per se stessa, costituisce un valore inestimabile» (Papa Francesco, 25 marzo 2020, a 25 anni dall’Evangelium vitae).
Monsignor Vincenzo Bertolone si rivolge infine ai giovani, il futuro della comunità diocesana e della società, affinchè non si scoraggino di fronte alle sfide della vita, ma da esse vengano spronati a maturare e a risollevarsi dopo ogni caduta. «Nella caduta, ricordiamo: Cristo viene e continuerà a venire ogni giorno per invitarci a camminare verso un orizzonte sempre nuovo. Ripetiamoci spesso: l’amore arriverà in una maniera molto più bella e soddisfacente, se ci lasceremo guidare dallo Spirito Santo».

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