Avvenire di Calabria

Tante le sfide che attendono il mondo del no-profit in un contesto sociale che necessità di una ritrovata ''umanità''

Bognoni (Csv): «Volontariato, antidoto al ”cattivismo urlato”»

Federico Minniti

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È stato a lungo combattuto se proseguire o meno la propria esperienza alla guida del Centro servizi al volontariato di Reggio Calabria, Giuseppe Bognoni. Un mondo, quello no-profit, alla ricerca della propria “identità” in un contesto socio-economico che vive una profonda fragilità. Si è rimesso nuovamente in gioco, Bognoni, e lo scorso 27 giugno, è stato rieletto all'unanimità dalle organizzazioni di volontariato aderenti al Csv “Dei due mari”. Pronti-via la sua prima iniziativa è stata quella dei “lunedì del Presidente”, dalle 15 in poi, per creare dei momenti di incontro/confronto con tutti i volontari reggini. «Bisogna ripartire dal dialogo, dal comprendere quelle che sono le reali esigenze delle nostre associazioni», conferma Bognoni. Difficile intervistarlo, in virtù della sua tendenza a rifuggire da telecamere e taccuini, il presidente del Centro servizi al volontariato reggino ha, però, tante idee in cantiere per il prossimo triennio. Prima però, serve fare un passo indietro.

Tre anni da presidente del Csv di Reggio Calabria. Che tempo è stato?

Per me è doveroso esprimere la mia gratitudine a quanti, con senso di responsabilità, hanno “prestato” il oro tempo al mondo del volontariato in riva allo Stretto. Mi riferisco ai componenti uscenti del Consiglio direttivo (alcuni dei quali sono stati confermati), ma anche allo staff del Csv – dal primo all'ultimo operatore e collaboratore - e agli amici del Comitato di Gestione calabrese sempre presenti e attenti alla nostra realtà. Ovviamente, sarebbe scorretto descrivere un triennio idilliaco, soprattutto in virtù della forte diminuzione delle risorse finanziarie a nostra disposizione: nonostante questo si è lavorato con impegno aumentando le attività di promozione e formazione da parte del Centro servizi.

Il “mondo” del no-profit in Calabria non vive certamente un momento roseo...

Potremmo definirla “una storia infinita”, ma nonostante le difficoltà oggettive, come Csv, abbiamo sempre provato a “dire la nostra”. Mi riferisco, a esempio, al lavoro fatto assieme all'Amministrazione comunale sui beni confiscati dove siamo stati riconosciuti come validi interlocutori. Anche in questo caso, bisogna alzare l'asticella. Viviamo un momento cruciale, in cui emerge un esasperato “odio verbale” soprattutto su alcuni temi, come quello dell'accoglienza dei migranti. Non dobbiamo arrenderci dinnanzi al “cattivismo urlato”. Ovviamente abbiamo bisogno di un maggiore supporto dalle Istituzioni, tenendo presente che la Calabria conserva il triste primato di regione che spende più soldi in sagre che in welfare.

Quali le sfide per il mandato appena iniziato?

Gli stimoli non mancano: essere i promotori di un cambiamento dal basso ci affascina e non poco. Come fare? Siamo disponibili a contribuire, giusto per fare un esempio, a offrire le nostre competenze per la redazione dei vari piani di zona per la realizzazione dei servizi integrati sul territorio. Ma, al netto delle specifiche tecniche sul dialogo istituzionale, crediamo sia fondamentale lavorare – nel mondo del volontariato - verso due direttrici di sviluppo del Csv: la sostenibilità e la comunicazione.

Sinergia, sembra essere questa la parola-chiave per il triennio 2018-2021.

Assolutamente sì. Su questo aspetto ritengo siano importanti sviluppare dei rapporti di partnership con alcuni soggetti coi quali si è dialogato sinora soltanto superficialmente. Mi riferisco ai Forum del Terzo Settore, ma anche ai sindacati e alla Caritas. Altrettanto importante è avviare un dialogo costruttivo con tutti i poli didattico-formativi del territorio, su tutti l'Università Mediterranea. Infine, va irrobustito il riconoscimento reciproco tra Csv e Città metropolitana. Solo lavorando assieme si potranno raggiungere i nostro obiettivi statutari, quali la solidarietà e l'inclusione sociale.

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