Avvenire di Calabria

Il futuro: «Per la fase 3 si dovrebbe pensare l’economia». Urge rivedere il patto di stabilità

Bombino replica a Falcomatà: «Ridiscutere il debito»

Redazione Web

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di Giuseppe Bombino - Ora ben si comprende quale sia la vera ossatura dell’Italia. Questo tempo ci rivela come sia estremamente vulnerabile l’impalcatura economica e il nostro corpo sociale. Cresce la distanza tra chi produce e chi sorregge l’apparato burocratico del Paese. Insomma, questa emergenza mortifica e indebolisce la parte più creativa e geniale della nazione, quella che partecipa al progresso e alla costruzione della vita e dell’intelligenza civile; resta illesa l’altra che si occupa delle consuetudini, delle forme e dell’astratta organizzazione della pubblica amministrazione. Aumenterà il numero degli artigiani e dei piccoli imprenditori, di chi lavorava nell’ombra e dei precari coinvolti in un dramma che non ha ancora mietuto tutte le sue vittime.

E a Reggio i poveri sono cresciuti più che altrove. Non vi è altro compito per la politica se non quello di ribellarsi ai trattati e ai testi di economia che antepongono il rispetto degli indicatori economici, del patto di stabilità e dei vincoli di bilancio alle istanze delle generazioni. Non si è compreso che l’eco- nomia serve se è dell’uomo e per l’uomo, che i teoremi e le leggi mentre indovinavano con la matematica, sbagliavano con il popolo. Attraversiamo una temperie eccezionale, le cui implicazioni sul sistema socio–economico sono non del tutto note. Altrettanto eccezionali devono essere le iniziative per “ridiscutere” princìpi e vincoli che “limitano” le azioni delle amministrazioni. In un momento in cui, da più parti, ci si appella alla “rivisitazione” di patti, trattati e accordi, la rinegoziazione di provvedimenti e procedure dovrebbe costituire un obiettivo irrinunciabile della politica, per non schiacciare definitivamente le aree economicamente più fragili e depresse. È necessario avviare una dialettica nazionale per ridiscutere il piano di rientro del Comune.

Ma questo non è il solo paradigma da affrontare: i vincoli di bilancio cui sono sottoposte le amministrazioni locali hanno determinato un progressivo aumento dell’imposizione fiscale locale a carico di imprese e famiglie; Patto di stabilità e federalismo fiscale hanno introdotto maggiori limiti nella gestione delle spese degli enti locali. Sebbene il patto di stabilità interno costituisca il principale strumento di controllo dell’indebitamento secondo i criteri dell’accordo di crescita fissato dall’Europa, intrappola la capacità di spesa e di investimento delle amministrazioni locali. Un nuovo umanesimo da Reggio è possibile, da qui dove si è disegnata l’Italia e l’Europa.

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