Avvenire di Calabria

Era il simbolo della movida negli anni del Modello Reggio

Calajunco, in vendita il lido confiscato alle ‘ndrine

Francesco Bolognese

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Sequestro, confisca, riassegnazione o vendita. Lo Stato, in modo particolare col nuovo secolo, sta percorrendo la strada ( particolarmente temuta) che conduce al “portafoglio” delle varie consorterie mafiose. L’elenco dei beni illecitamente acquisiti da parte di criminali e loro prestanome è costantemente aggiornato. Quasi ogni giorno. E’ di queste ore l’annuncio da parte dell’Agenzia nazionale per i beni l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), della messa in vendita, il 28 aprile p.v., del lido Calajunco, confluito nell’indagine “Meta”. La base d’asta è stata posta a 335mila euro. L’ente di Stato rende noto, tra l’altro, che “il ramo d’azienda sito in Reggio Calabria Lungomare Falcomatà snc, è costituito dall’esercizio di stabilimento balneare con bar, ristorante, pizzeria, servizio spiagge, con attività diurne e notturne, anche d’intrattenimento danzante (attività stagionale di discoteca), ivi compresi tutti i beni mobili necessari per lo svolgimento dell’attività di stabilimento balneare (strutture, attrezzature ed arredi)”. Privare le “famiglie” mafiose dei tesori illecitamente acquisiti ha una valenza che va ben oltre il mero aspetto economico (comunque importante soprattutto in quei contesti socio economici alquanto fragili come lo è il nostro) in quanto veicola un messaggio che può contribuire a risvegliare le coscienze sopite, tuttavia è altrettanto importante rimanere attenti e vigili in merito all’esito delle future acquisizioni. Perché i “tesori” delle ‘ndrine sono ancora consistenti, atteso il lucroso traffico degli stupefacenti in primis, al pari dei “prestanome”.

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