Avvenire di Calabria

Con l'arrivo dei Re Magi, si è conclusa l'undicesima edizione del Presepe vivente di Cannitello

Nello Stretto brilla una luce di speranza

Padre Antonio Carfì: «Abbiamo voluto offrire la rappresentazione della Natività come una catechesi semplice, lanciando un messaggio d'amore»

di Redazione Web

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Dopo due anni di stop, imposto dalla pandemia, è tornato a Cannitello l'appuntamento con il Presepe vivente di Cannitello. L’undicesima edizione, slittata per ben due volte, infatti, quest’anno si si è fatta.

I primi dieci anni del Presepe vivente di Cannitello hanno fatto segnare, per ogni edizione, un’ampia partecipazione, rendendolo uno degli appuntamenti tradizionali in riva allo Stretto. A conclusione delle festività, padre Antonio Carfì, pastore della comunità parrocchiale di Maria Santissima di Porto Salvo, traccia una sorta di bilancio di questa edizione, l'undicesima, tornata dopo due anni di stop imposti dalla pandemia da Covid - 19.


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Quasi diecimila sono state, in tutto, le persone che hanno visitato la vasta area di oltre 3 mila metri quadrati di via Torrente Zagarella. Un’area trasformata per l’undicesimo anno in una “piccola” Betlemme dall’Associazione “Luce sullo Stretto”, realtà nata all'interno della comunità parrocchia di Maria Santissima di Porto Salvo. Tre gli appuntamenti. Il 26 dicembre, il primo gennaio e il 6 gennaio, giorno dell'Epifania del Signore. Ultima rappresentazione vivente della Natività, festeggiata con l'arrivo del Re Magi alla grotta.

«Non è stato semplice riprendere questa tradizione dopo due anni di fermo», dice a conclusione della manifestazione, padre Carfì, nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita: «gli uomini e le donne dell’Associazione “Luce sullo Stretto”». A contribuire alla ripresa e alla buona riuscita del presepe vivente, senza dubbio, ancora il sacerdote, «la passione e la comunione vissute in stile sinodale da tutti i partecipanti». 


PER APPROFONDIRE: Il significato dell’epifania: perché si festeggia e cosa c’è da sapere


Infine il «pensiero più bello» secondo padre Antonio: «Offrire il Presepe vivente come una catechesi semplice, come narrazione di un evento che ha cambiato la storia del mondo e il volto dell’uomo. Per i credenti e anche i non credenti, una nascita porta sempre gioia. Con maggior ragione se siamo credenti crediamo che in quel bimbo c’è Dio e quindi la Natività diventa la narrazione di un evento che ci parla sempre e soltanto d’amore».

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