Lavoro invisibile, soluzioni e sfide. Ascolta il podcast
Lavoro invisibile a Good Morning Calabria. Sul tema intervengono don Bruno Bignami (CEI), Massimiliano Mura (Ispettorato del lavoro) e Romolo Piscioneri (CISL)
Più ispettori sui campi e più droni nei cieli. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico presenta in Commissione alla Camera le linee guida della riforma: una guerra al caporalato che sarà giocata puntando su risorse umane e tecnologiche per contrastare una situazione «drammatica» e un fenomeno che non è solo un problema di lavoro irregolare ma anche «di criminalità organizzata». Una vera e propria task force di ispettori impegnati in maniera permanente e in stretto contatto con forze dell’ordine e magistratura.
Nonostante la legge del 2016 per il contrasto al caporalato «abbia avanzato una proposta normativa abbastanza efficace», per Tridico il problema è che il fenomeno «si è rivelato maggiore di quanto pensassimo » e che a causa dell’attuale scarsità di risorse ispettive l’Inps non riesca ad avere il controllo del territorio. In agricoltura, «gli ispettori attualmente non riescono a essere presenti, anche perché c’è stata una loro forte riduzione», ribadisce. Per rendere ancora di più l’idea della gravità della situazione, il presidente dell’Inps cita allora un numero su tutti, quello degli ispettori Inps presenti in Puglia: «Sono solo 90 e non si occupano esclusivamente dei controlli in agricoltura, ma anche nell’edilizia, nell’informatica, nei servizi... coprono tutte le attività economiche pugliesi».
Proprio al Sud e nelle Isole si concentra poi il 90% dei 93.755 rapporti di lavoro fittizi accertati e annullati nel settore agricolo dal personale ispettivo dell’Inps negli ultimi due anni. Nello stesso periodo, sono stati poi 7.936 i lavoratori irregolari accertati in questo campo (di cui 5.065 in nero). Numeri che Tridico stesso definisce «impressionanti» e che si concentrano al Sud ma non solo, visto che dal 2011 «c’è un aumento del fenomeno molto forte anche al Centro e al Nord, ma soprattutto una forte correlazione tra tasso di criminalità e caporalato».
Intanto proprio ieri, al Nord, la guardia di finanza di Riva del Garda ha smantellato un’organizzazione criminale che impiegava oltre duecento lavoratori in nero (perlopiù stranieri reclutati nei centri di accoglienza di Brescia, Verona e Padova) impiegati nei campi del Trentino e nelle campagne lombarde, emiliane e piemontesi. L’operazione ha portato alla denuncia di tre persone: un indiano residente a Brescia, il suo consulente del lavoro bresciano, e il proprietario trentino di alcuni terreni agricoli vicino a Riva del Garda. che sfruttava 25 braccianti impiegati nelle campagne trentine). Grazie a una fitta rete di conoscenze tra i connazionali e nella comunità pakistana, l’uomo avvicinava i richiedenti protezione internazionale domiciliati nei Centri di Accoglienza del bresciano e, approfittando dello stato di bisogno e delle necessità economiche, spiegano le Fiamme gialle, riusciva a procacciarsi manodopera a basso costo; i lavoranti – che venivano impiegati in attività lavorativa in condizioni degradanti – hanno dichiarato di aver percepito dai cinque euro all’ora ai venti euro per l’intera giornata, retribuzione inferiore del 60% a quanto previsto dal Contratto collettivo del lavoro per gli operai agricoli a tempo determinato, pari a circa dodici euro.
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