Avvenire di Calabria

«Il viaggio della Quaresima è un esodo dalla schiavitù alla libertà», ha ricordato Francesco nell'omelia

Ceneri, Papa Francesco: «tutti abbiamo delle malattie spirituali»

Redazione Web

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di M. Michela Nicolais* - “Tutti abbiamo delle malattie spirituali, da soli non possiamo guarirle; tutti abbiamo dei vizi radicati, da soli non possiamo estirparli; tutti abbiamo delle paure che ci paralizzano, da soli non possiamo sconfiggerle”. È il monito del Papa, che nell’omelia della Messa delle Ceneri - presieduta nella basilica di San Pietro - ha esortato ad “imitare quel lebbroso, che tornò da Gesù e si buttò ai suoi piedi”.

“Ci serve la guarigione di Gesù”, la tesi di Francesco: “Serve mettergli davanti le nostre ferite e dirgli: 'Gesù, sono qui davanti a Te, con il mio peccato, con le mie miserie. Tu sei il medico, Tu puoi liberarmi. Guarisci il mio cuore'”. “Il viaggio della Quaresima è un esodo dalla schiavitù alla libertà”, ha ricordato il Papa: “Sono quaranta giorni che ricordano i quarant’anni in cui il popolo di Dio viaggiò nel deserto per tornare alla terra di origine. Ma quanto fu difficile lasciare l’Egitto! Sempre, durante il cammino, c’era la tentazione di rimpiangerne le cipolle, di tornare indietro, di legarsi ai ricordi del passato, a qualche idolo”.

“Anche per noi è così”, ha commentato Francesco: “Il viaggio di ritorno a Dio è ostacolato dai nostri malsani attaccamenti, è trattenuto dai lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire, dal lamento vittimista che paralizza”. “Per camminare bisogna smascherare queste illusioni”, la ricetta del Papa: “Guardiamo al figlio prodigo e capiamo che pure per noi è tempo di ritornare al Padre. Come quel figlio, anche noi abbiamo dimenticato il profumo di casa, abbiamo dilapidato beni preziosi per cose da poco e siamo rimasti con le mani vuote e il cuore scontento. Siamo caduti: siamo figli che cadono in continuazione, siamo come bimbi piccoli che provano a camminare ma vanno in terra, e hanno bisogno di essere rialzati ogni volta dal papà. È il perdono del Padre che ci rimette sempre in piedi: il perdono di Dio, la Confessione, è il primo passo del nostro viaggio di ritorno".

"Mi raccomando ai confessori, siate come il Padre: non con la frusta, con l'abbraccio", l'aggiunta a braccio: "Poi abbiamo bisogno di ritornare a Gesù, di fare come quel lebbroso risanato che tornò a ringraziarlo. In dieci erano stati guariti, ma lui solo fu anche salvato, perché era tornato da Gesù”.

*Agensir

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