
Povertà alimentare in Calabria, 18mila bambini hanno bisogno di aiuti
Ci sono 18mila bambini in Calabria che hanno bisogno di aiuto per non morire di fame: ecco il dato sulla Povertà alimentare in regione.
Una donna, M.R.I., medico dipendente dell'Asp di Reggio Calabria e' finita agli arresti domiciliari perche' indagata, in concorso con il marito bulgaro allo stato irreperibile, per avere comperato una bambina al fine di adottarla, facendola passare come figlia naturale dell'uomo. A suo carico anche i reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi e abbandono di persone minori o incapaci. La misura cautelare e' stata emessa dal gip di Palmi, su richiesta della Procura diretta dal procuratore capo, Ottavio Sferlazza. Le indagini sono scattate nel febbraio dello scorso anno da una segnalazione ricevuta dall'aliquota della Polizia di Stato della polizia giudiziaria. I poliziotti hanno verificato la segnalazione, secondo cui insieme all'indagata viveva una bambina, minore di eta', alla quale veniva impedito di uscire di casa e che era costretta a vivere in un ambiente malsano. Quando gli agenti si sono presentati alla sua porta, la donna dapprima ha negato che vi fosse una bambina, poi ha detto che si trattava della figlia naturale del marito, in quel momento assente perche' rientrato in patria per motivi familiari. Le condizioni igieniche della bambina sono state valutate scadenti, indossava abiti logori e sporchi, peraltro non della sua taglia.
La bambina, secondo quanto riportano i colleghi dell'Agi, non parlava, camminava con difficolta' e portava ancora il pannolino malgrado fosse prossima a compiere quattro anni. Della situazione e' stato informato il pm di turno presso la Procura dei minori di Reggio Calabria, che ha disposto il temporaneo affidamento ai Servizi sociali con collocazione in una struttura protetta. Dalle successive indagini e' emerso che l'indagata aveva presentato richiesta di adozione della bambina al Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, ma l'aveva revocata in seguito al diniego del cittadino bulgaro di sottoporsi al test del dna disposto dal Tribunale per verificarne l'effettiva paternita'. Dal test, effettuato successivamente sull'uomo e sulla bimba, e' risultato che i due profili genotipici sono incompatibili, quindi le dichiarazioni rese dall'uomo all'Ufficio anagrafe del Comune di Palmi e negli atti allegati alla richiesta di adozione sarebbero false. Della vicenda sono state interessate l'ambasciata bulgara in Italia e quella italiana in Bulgaria. Dagli accertamenti bancari, estesi anche ad istituti esteri, sui movimenti di denaro di entrambi i coniugi, sarebbe emerso un ulteriore elemento indiziario circa l'avvenuta compravendita della bambina.
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