Avvenire di Calabria

Roma, si sono conclusi i lavori della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente iniziati lunedì

Consiglio permanente Cei: «Tragedia di Cutro ferita aperta, respingere alimenta l’illegalità»

Tra gli altri temi, si è parlato di famiglia, figli, disaffezione per la politica, pace, povertà e cammino sinodale

di Redazione Web

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È stato uno dei temi al centro dei lavori del Consiglio permanente della Cei che si è svolto a Roma dal 20 al 22 marzo. Insieme al fenomeno migratorio legato alla riflessione sul naufragio di Cutro, si è discusso anche di famiglia, politica e delle scelte a cui la Chiesa è chiamata in questo tempo.

Consiglio permanente Cei, quale ruolo della Chiesa?

La sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente, che si è svolta a Roma dal 20 al 22 marzo sotto la guida del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha approfondito la riflessione sulla presenza attiva e propositiva della Chiesa in questo tempo, sottolineandone il ruolo nel tessuto del Paese. Lo riferisce il comunicato finale diffuso stamani.


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Nel ricordare che «non c’è contraddizione tra testimonianza cristiana e impegno sociale», i vescovi hanno ribadito «la centralità della Messa domenicale, da cui scaturiscono opere, responsabilità e stili di vita». Con preoccupazione, è stata rilevata una «crescente disaffezione alla "cosa pubblica", segno di un malessere da non sottovalutare e da cui ripartire per costruire il bene comune». 

Disaffezione alla politica, malessere da non sottovalutare

Un fatto manifestatosi in mondo considerevole durante l’ultima tornata elettorale. Secondo i presuli, la scarsa partecipazione alla vita democratica del Paese è «un sintomo di malessere che deve essere affrontato in modo organico, ripensando una formazione politica che aiuti a tessere le fila del pensiero culturale e favorendo un dialogo con la gente e le istituzioni».

L’ascolto dei diversi mondi, attraverso i “Cantieri di Betania” avviati nelle diocesi italiane con il Cammino sinodale, «può aiutare a cogliere attenzioni e prospettive». Durante i lavori, i vescovi hanno rivolto il loro sguardo alla situazione del Paese e alle diverse criticità da affrontare: l’avanzare di visioni che rischiano di distorcere l’idea di famiglia; la costante diminuzione delle nascite; la povertà economica ed educativa.

Strage di Cutro, ferita ancora aperta

Il confronto si è poi concentrato sul fenomeno migratorio, a partire dalla condivisione dell’indignazione e del dolore per la tragedia di Cutro, e sul dramma dei conflitti in atto, in primis quello in Ucraina.

In particolare «sul fenomeno migratorio» i vescovi hanno sottolineato come questo «continua a essere gestito in modo emergenziale e non strutturale». La recente tragedia di Cutro, hanno sottolineato i presuli nel ringraziare la Chiesa di Crotone per l’umanità dimostrata, è «una ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in atto».

«Il limitarsi a chiudere, controllare e respingere non solo non offre soluzioni di ampio respiro, ma contribuisce ad alimentare irregolarità e illegalità. Servono invece politiche lungimiranti – sul piano nazionale e su quello europeo – capaci di governare i flussi di ingresso attraverso canali legali, ovvero vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi in mare, sottraggano quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa della fame e della violenza alla vergogna dei centri di detenzione e diano loro prospettive reali per un futuro migliore».

In questa ottica, è stato osservato, «i corridoi umanitari rappresentano al contempo un meccanismo di solidarietà internazionale e un potente strumento di politica migratoria». Nel ribadire che «il diritto alla vita va sempre tutelato» e che «il salvataggio in mare costituisce un obbligo per ogni Stato», i vescovi hanno quindi ricordato quanto sia «strategica per il bene comune un’accoglienza dignitosa» che «abbia nella protezione, nell’integrazione e nella promozione i suoi cardini».

Le minacce del nostro tempo si contrastano con la Pace

L’attenzione si è poi spostata sui conflitti che «insanguinano diversi Paesi nel mondo»: tra questi, quello in Ucraina che «desta profonda inquietudine per la minaccia nucleare e per lo stallo nelle trattative diplomatiche che sembra allontanare sempre di più il tanto auspicato “cessate il fuoco”».

Nell’anno in cui si celebra il 60° anniversario dell’Enciclica, Pacem in Terris, i Vescovi hanno condiviso l’importanza di rilanciare la profezia di pace di Giovanni XXIII, a cominciare dal disarmo e dall’appello a rafforzare le istituzioni che sostengano e promuovano il dialogo a vari livelli.

In spirito di «vicinanza e solidarietà», i presuli hanno rilanciato la colletta nazionale, in programma il 26 marzo in tutte le chiese d’Italia, a favore delle popolazioni di Turchia e Siria, colpite dal terremoto. Distinte comunicazioni hanno riguardato le Facoltà di teologia, gli Istituti aggregati e affiliati e gli Istituti Superiori di Scienze religiose e la preparazione della Settimana Sociale dei cattolici in Italia che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024 sul tema “Al cuore della democrazia”.

La famiglia, patrimonio da salvaguardare. I figli non sono «oggetto del desiderio»

«Forte preoccupazione è stata espressa per il crescente individualismo e per l’avanzare di visioni che rischiano di distorcere l’idea stessa di famiglia. Come sancito dalla Costituzione, infatti, la famiglia è e resta il pilastro della società, garanzia di prosperità e di futuro».

Nel comunicato conclusivo del Consiglio permanente della Cei si sottolinea, in particolare, un punto a questo proposito: «Riconoscere l’istituto familiare nella sua originalità, unicità e complementarietà, significa tutelare, in primo luogo, i figli, che mai possono essere considerati un prodotto o l’oggetto di un pur comprensibile desiderio. In tal senso, molte persone ormai, pur con idealità diverse, riconoscono come inaccettabili pratiche che mercificano la donna e il nascituro».

Deserto demografico e povertà educativa, l'altro fronte della sfida

Con una certa apprensione, i presuli hanno rivolto lo sguardo alla dinamica demografica in atto nel Paese. «Il recente Rapporto Istat ha confermato l’inesorabile calo della popolazione con il saldo negativo tra nascite e decessi. La costante diminuzione delle nascite dice di una sfiducia nel futuro che fa rinviare la genitorialità e che determina squilibri generazionali con inevitabili ripercussioni nel tessuto sociale del Paese: nella scuola, nel lavoro, nel sistema del welfare, nelle pensioni».

Eppure le famiglie italiane, ancora i vescovi, «desiderano avere figli, come testimoniato, ad esempio, dalle indagini dell’Istituto Toniolo». Per questo è auspicabile che vengano messe in atto «tutte quelle politiche attive che favoriscono la natalità e la famiglia ricostruendo quella fiducia nel domani che sembra venuta meno negli anni».

La riflessione dei presuli si è poi concentrata sulla condizione dei tanti, «troppi bambini in situazioni di povertà economica ed educativa». «È necessario e urgente dedicare tempo e risorse alla questione educativa, nell’ottica del Patto educativo globale proposto da Papa Francesco».

Tempo di scelte, verso l'Assemblea generale di maggio

Il Consiglio permanente ha quindi approvato il programma dell’assemblea generale, che si svolgerà a Roma dal 22 al 25 maggio sul tema “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Passi verso il discernimento”.

Il legame dell’Eucaristia con il Cammino sinodale è stato al centro di un ampio confronto, nel quale i vescovi hanno ribadito la necessità di fondare l’esperienza sinodale sulla liturgia. I presuli hanno sottolineato come “la celebrazione eucaristica rappresenta il paradigma della sinodalità e concentra le dimensioni essenziali della Chiesa”: il cammino dei discepoli, l’incontro con il Risorto, l’ascolto delle Scritture illuminate dal mistero pasquale, l’accoglienza del forestiero, la frazione del pane, la missione, il confronto con gli Apostoli.

“La pagina evangelica di Emmaus, nella quale Luca rilegge in chiave eucaristica l’incontro con Gesù risorto e in chiave pasquale la liturgia della frazione del pane, è stata indicata come icona per il prossimo anno del Cammino sinodale, che inaugura la fase sapienziale”. Raccogliendo e rilanciando i primi frutti dei “Cantieri di Betania”, in pieno svolgimento nelle Chiese locali, e facendo tesoro dei lavori del Comitato nazionale del Cammino sinodale e del recente incontro dei referenti diocesani a Roma, il Consiglio permanente ha espresso “apprezzamento” nei confronti di tutti coloro che si stanno coinvolgendo e gratitudine al Santo Padre per avere avviato, sulla nota dell’ascolto, l’esperienza sinodale in tutto il mondo.

“Il passaggio dalla fase narrativa alla fase sapienziale, nel Cammino sinodale in Italia, comporterà nelle prossime settimane l’elaborazione dei criteri di discernimento per ‘ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese’ e l’individuazione di alcune piste sulle quali condurre l’approfondimento, in modo da preparare la fase profetica, nella quale si prenderanno decisioni per il rinnovamento della realtà ecclesiale”.

Gli altri temi

Il lavori sono poi proseguiti con l’esame della proposta in merito alle pene espiatorie; si è provveduto alla modifica della denominazione del “Servizio per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo” e del “Comitato per gli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo”.


PER APPROFONDIRE: Consiglio permanente Cei, al centro la «nuova primavera» della Chiesa


Nel corso dei lavori, sono state presentate la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille per l’anno in corso e la griglia per la realizzazione del secondo report sulle attività di tutela nelle diocesi italiane; è stato inoltre approvato il messaggio per la Giornata del primo maggio. Il Consiglio ha infine approvato il Calendario delle attività della Cei per l’anno pastorale 2023-2024 e ha provveduto ad alcune nomine.

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