Avvenire di Calabria

Costruire Insieme

Contro lo strapotere mafioso

Michele Di Bari *

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Il senso rassegnazione se non di paura che coinvolge i cittadini di questi territori ha urgente bisogno di una inversione di tendenza. Ce lo chiedono i giovani che dopo anni di brillanti studi universitari, costretti ad allontanarsi, desiderano contribuire alla crescita della comunità; la vogliono gli amministratori locali, i professionisti e gli imprenditori per affrontare le loro sfide in un contesto senza condizionamenti; la rincorrono i vasti strati della società civile che scalpitano per diventare attori leali di un futuro di nuove speranze.

Tutto ciò, tuttavia, non è facile.

Anzi, è necessario padroneggiare gli strumenti della democrazia e della legalità perché si abbia piena consapevolezza dell’ora presente, ma anche delle potenzialità per conseguire un obiettivo che mai come in questo momento può essere a portata di mano. È indubbio che più fattori entrano in gioco. Innanzitutto, il convincimento che i cittadini si riapproprino del loro libero esercizio di voto per evitare, come purtroppo spesso accade, che molti comuni siano sciolti per condizionamento mafioso laddove viene incontrovertibilmente evidenziato che già dalla campagna elettorale la competizione risulta non sufficientemente trasparente.

Si tratta di un valore costituzionale che va assolutamente salvaguardato.

Per non parlare, poi, del comune di San Luca dove i cittadini hanno da tempo affidato l’amministrazione municipale alle cure di commissari.

Si avverte, quindi, la necessità di ritrovarsi su un terreno su cui innestare un rapporto di leale collaborazione dei cittadini nei confronti delle istituzioni che stanno prodigando ogni energia per evitare che chi sceglie di stare al fianco dello Stato possa essere travolto da subdole forme di danneggiamento ovvero di intimidazioni oppure di attentati anche mortali portati avanti da malavitosi senza scrupoli.

Lo Stato mai come in questi tempi sta snodando la propria azione con determinazione e con la consapevolezza che la ‘ndrangheta può e deve essere sconfitta.

Ci sono segni incontrovertibilmente chiari che fanno ben sperare: non soltanto il titanico impegno della magistratura e delle forze di polizia, ma anche una rinnovata coscienza collettiva che sostiene i processi culturali del cambiamento nei giovani sin dagli anni scolastici. C’è il bisogno cioè di abbattere i simboli del potere malavitoso fino a poco tempo fa ritenuto inattaccabile, portando fin dentro il cuore della ‘ndrangheta e delle sue malefiche logiche la squadra Stato con gli strumenti di contrasto sempre più affinati.

Arresti e misure di prevenzione da parte di Procure sempre più attente e scioglimenti di consigli comunali e interdittive antimafia sempre più rapidi da parte delle Prefetture. Nondimeno, la rinascita culturale di tanti dirigenti scolastici e di innumerevoli associazioni che non si risparmiano per individuare i percorsi di legalità più calzanti.

Se è vero che la ‘ndrangheta del nostro tempo si è malamente evoluta attraverso il condizionamento della pubblica amministrazione andando a braccetto con i cosiddetti colletti bianchi ed entrando nel potere economico– finanziario per attuare scelte di diffusa illegalità, la sua ancestrale logica è rimasta legata ad un distorto sentimento antropologico che soprattutto in circoscritti territori non riesce a scrollarsi di dosso.

E oggi la vera sfida riguarda proprio il superamento di tale condizione culturale e dei suoi simboli. Si immagini per un attimo il percorso promosso da una parte dalla Conferenza episcopale calabra con l’ultimo documento, La ‘ndrangheta è l’antivangelo, e dall’altra parte dalla Diocesi di Locri–Gerace con la squadra Stato al Santuario della Madonna di Polsi dove è salito anche il Ministro Minniti per restituire ai pellegrini la genuina fede di un luogo simbolo.

Sono le tante risposte alla forza distruttrice della ‘ndrangheta e una efficace inversione di tendenza.

* prefetto di Reggio Calabria

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