Avvenire di Calabria

Parla il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Annapaola Porzio (nella foto)

Covid-19, il Viminale: «I clan portano buste con la spesa a casa»

Redazione Web

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«La criminalità organizzata non ha problemi di liquidità e non deve mettersi d’accordo con nessuno su dove e come investire» Ecco perchè un momento di crisi come questo diventa un’occasione imperdibile per passare all’assalto non solo delle imprese ma anche delle singole persone”. Il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Annapaola Porzio, spiega all’AGI come le mafie si siano fatte trovare pronte a sfruttare a proprio vantaggio l’emergenza economica legata a quella sanitaria. Recuperando – tanto per cominciare – «parte di quella "reputazione territoriale", di quella capacità di proporsi, almeno in certi territori, come alternativa credibile allo Stato, che negli ultimi tempi era stata erosa dai risultati ottenuti sul fronte della repressione da forze dell’ordine e magistratura e su quello della prevenzione da comitati, associazioni, giornalisti e vittime».

«Oggi ci sono zone del Paese in cui le mafie portano buste con la spesa e offrono servizi di ogni genere senza chiedere nulla di immediato in cambio. Se non vigiliamo con un’attenzione sempre maggiore rischiamo che riguadagnino parte dei "punti" perduti e che venga vanificato almeno in parte il lavoro fatto. Bisogna stare vicini ai cittadini e agli imprenditori e aiutarli a non cadere nelle mani di chi vuole assoggettarli anche, se non soprattutto, per costruire consenso». A correre i rischi maggiori, anche in realtà "ricche" come quelle del nord, «sono non tanto le grandi imprese – sottolinea il prefetto – quanto quelle medie e piccole, secondo schemi collaudati: imprenditori legati alla criminalità organizzata si presentano nei panni del ‘"consigliere", del "buon amico" e spingono ad operazioni sempre più al limite fino a prendere il controllo dell’azienda, con il titolare che nella migliore delle ipotesi conserverà solo una carica formale. Ma anche a livello individuale, l’usura di quartiere è un fenomeno mai sparito e in questo periodo sicuramente destinato ad assumere nuova forza, soprattutto nelle aree di maggiore sofferenza. Penso al Foggiano, una zona dove la "quarta mafia" approfittando della difficoltà dell’apparato statale si è allargata offrendo servizi ma dove la gente negli ultimi tempi si era ribellata partecipando anche ad alcune marce. Temo che l’emergenza coronavirus e le sue ricadute occupazionali possano compromettere slanci di questo tipo, soprattutto nelle aree dove l’incultura della illegalità resta forte». «I confini tra usura ed estorsione – continua Porzio – con il tempo sono diventati sempre più sfuggenti, i due fenomeni tendono quasi a sovrapporsi anche perché il classico ‘pizzo’ almeno in certe realtà si è andato riducendo fino a diventare una sorta di contributo che il titolare di una determinata attività commerciale dà per effetto di una certa sudditanza, o meglio ancora di quella che si può definire una vera e propria intimidazione ambientale».

Uno degli effetti collaterali è il calo delle denunce, registrato anche nell’ultima Relazione annuale dell’attività del commissario straordinario presentata alcuni giorni fa: «Negli anni – conclude Annapaolo Porzio – secondo me si è andata facendo strada una sorta di indifferenza, una sottovalutazione colpevole della gravità di certi fenomeni, complice anche il ricorso meno sistematico e meno plateale da parte dei clan e delle ‘ndrine alla violenza, con l’adozione di una strategia di sommersione funzionale soprattutto agli interessi economici. Ma tutto questo, lungi dal ridurre la pericolosità della minaccia, la amplifica. Moltiplicando le vittime potenziali».

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