Avvenire di Calabria

L'Agenzia dei beni confiscati ha già assegnato - in via temporanea - due strutture alla Regione Calabria

Covid-19. Nei beni confiscati 72 nuovi posti-letto in Calabria

Federico Minniti

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«Piano Quarantene» in Calabria, partiti i sopralluoghi nei beni confiscati che diverranno le «case della salute» per i concittadini che potrebbero necessitare l'isolamento in quanto contagiati di Coronavirus. Al momento, però, è difficile che le soluzioni individuate potranno trasformarsi in presidio sanitario che aumenti la dotazione dei posti di terapia intensiva in regione. 

Una settimana fa, la governatrice Santelli ha chiesto la disponibilità all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) di individuare delle soluzioni che potrebbero essere immediatamente fruibili in vista delle esigenze sopravvenute per la diffusione dell'epidemia da Covid-19; già dal giorno dopo, l'Anbsc ha - con grande sollecitudine - fornito due opzioni a Reggio Calabria e Catanzaro. Si tratta di beni confiscati ancora in gestione diretta dell'Agenzia in attesa di essere destinati, nonostante siano stati confiscati definitivamente. Nello specifico si tratta del noto locale reggino, L'Arca di Joli, nel quartiere di Gallina e, sul versante catanzarese, Feudo degli Ulivi, in località Borgia

Ma quanti posti-letto potranno sorgere al loro interno? Dai conteggi effettuati dall'Anbsc potremmo dare già qualche numero: 72 posti-letto in più, suddivisi non in modo equo tra le due province. In particolare a Catanzaro sono disponibili 23 stanze, mentre a Reggio Calabria ce ne sono 13. Un fattore positivo è l'assoluta disponibilità pressocché immediata dei due beni confiscati (manca soltanto la debita sanificazione dei locali) che fino a pochi giorni fa erano pienamente funzionati. Si tratterebbe di ricoveri standard, quantomeno per L'Arca di Joli, lontano dall'essere un sito funzionale a trasformarsi in terapia intensiva. Mentre su Borgia, vista la natura del bene confiscato immerso in un'oasi verde, si potrebbe optare per renderlo più utile per i casi più gravi. Ma queste valutazioni toccano alla Regione Calabria e alla Task Force di esperti da poco insediata.

Discorso diverso per un terzo sito, già individuato nell'area di Parghelia nel vibonese, ma inattivo da quasi tre anni e che necessita di interventi più massicci rispetto all'impiantistica. 
Quello di Parghelia, inoltre è un bene sottoposto a una confisca di primo grado. Tanti fattori deterrenti che, però, potrebbero essere bypassati vista la grandezza della struttura in questione: potenzialmente, infatti, potrebbero sorgere ben 600 posti-letto a servizio del vibonese e dell'area della Piana di Gioia Tauro. Si attende, quindi, un cenno dalla Regione per richiedere l'eventuale autorizzazione alla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ne gestisce la confisca. Un po' più indietro è il ragionamento, interno all'Anbsc, rispetto al sito individuato in provincia di Cosenza, sul quale ci vorranno più giorni per la definizione di una fattibilità o meno dell'affidamento all'Ente regionale. 

Chiaramente la strada intrapresa dalla Regione Calabria è «aperta» anche a tutti gli Enti Locali (Città metropolitana, province e comuni) in cui insiste la presenza di beni confiscati non ancora assegnati e in buono stato. Un'ipotesi che potrebbe stimolare anche i privati che volessero sostenere questo fronte emergenziale: seppure è impossibile da regolamento affidare i beni confiscati a realtà profit, si potrebbe lavorare in sinergia con gli Enti Locali come facilitatori di questa possibilità. 

Dall'Agenzia, poi, filtra la considerazione di «trasformare» l'assegnazione da provvisoria (come è l'attuale alla Regione Calabria) a definitiva, salvo rispettare tutti i criteri espressi dal Codice Antimafia che determina la ridistribuzione sul territorio dei beni sottratti alla criminalità organizzata. 
 

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