Avvenire di Calabria

Tanti i temi affrontati, molti dei quali stimolati dai commenti dei followers collegati in streaming: dalla vita di comunità durante l'obbligo del distanziamento sociale al pensiero ai poveri e detenuti

Covid-19. Parroci «in quarantena», parlano don Giacomo e don Nino

Federico Minniti

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Due sacerdoti dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, don Giacomo D'Anna (parroco di San Paolo alla Rotonda) e don Nino Russo (parroco di Cannavò), hanno partecipato alle nostre interviste digitali in diretta su Facebook e YouTube. Tanti i temi affrontati, molti dei quali stimolati dai commenti dei followers collegati in streaming: dalla vita di comunità durante l'obbligo del distanziamento sociale al pensiero ai poveri e detenuti.

 
Che Pasqua è stata. «Qualche volta ho celebrato in piazza con qualche parrocchiano affacciato dai balconi - svela don Nino Russo - Le famiglie hanno pregato di più durante questo tempo: è proprio vero, la fede cresce durante i periodi di difficoltà. Probabilmente questa quaresima è stata tra le più vere anche per me: la rinuncia è stata tangibile; la preghiera ci ha consentito di stare uniti. Una condivisione che è sfociata in un mare di solidarietà: mai come quest'anno abbiamo avuto così tanto aiuto da parte dei reggini. Abbiamo rinunciato a tante cornici che coprivano il significato autentico del Cristo Risorto».
 
Solitudine o comunità. «Voglio testimoniare un senso bellissimo di socialità nonostante le distanze - dice don Giacomo D'Anna - posso dire che, pur vivendo la parrocchia senza popolo, non mi sono mai sentito solo. Davvero l'affetto nei confronti del loro parroco non è mai mancato. C'è un grande desiderio di unione spirituale; si sono chiuse le nostre chiese per aprire tantissime chiese domestiche: che bello che si sia riscoperta la bellezza di pregare in famiglia»
 
L'attenzione agli ultimi. «Abbiamo deciso come Emporio solidale di restare aperti nonostante chiudessero tutti - spiega don Nino che ne è il responsabile - la nostra vocazione è alla solidarietà. Siamo rimasti un "riparo" nella crisi: i volontari hanno subito risposto positivamente a questa esigenza. La nostra apertura è quotidiana per consentire che le persone potessero venire in modo scaglionato. Inoltre, poi, a quanti hanno avuto difficoltà a muoversi abbiamo allestito anche un servizio di consegna a domicilio».
 
Il pensiero per i detenuti. «Mi ha emozionato molto ascoltare le testimonianze durante la Via Crucis del Santo Padre - ha detto don Giacomo che per decenni è stato il cappellano delle carceri reggine - scritte da ergastolani o loro familiari. Il mio cuore è sempre rivolto alle persone ristrette; non posso dimenticare ai tanti amici che vivono questa emergenza nell'altra città che è il carcere. Vorrei rivolgermi ai familiari che non possono incontrare i propri cari in virtù della sospensione dei colloqui: la vostra sofferenza è enorme, dobbiamo confidare nella speranza di tornare presto a poter rivedere i vostri familiari».
 

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