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Stefania Garassini sarà la relatrice del corso di formazione “Educare al digitale, una sfida comunitaria” che si terrà a Reggio Calabria il prossimo 20 ottobre. Il corso è organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria in collaborazione con l’Istituto diocesano di formazione politico-sociale “Mons. Lanza” di Reggio Calabria, l’Ucsi nazionale, la delegazione calabrese della Fisc e l’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali di Reggio Calabria.
Gli adolescenti e i giovani vivono sempre più immersi nel mondo che appare sullo schermo del loro smartphone. «Di per sé non è una buona notizia, può diventarlo se noi adulti riusciamo ad aiutare i ragazzi ad allargare lo sguardo». Ad affermarlo è Stefania Garassini, docente in Editoria multimediale, Content management e Digital journalism presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, tra i massimi esperti in Italia di new media.
«Possiamo aiutare i ragazzi - spiega - in due modi: il primo è naturalmente quello di offrire alternative, proporre loro un mondo ricco di relazioni, attività, esperienze anche al di fuori dello schermo. Il secondo è invece fare in modo che l’ambiente virtuale possa diventare un territorio positivo di crescita e non soltanto un’evasione. Per fare questo è fondamentale instaurare al più presto un dialogo sulle esperienze online dei giovani, essere autenticamente curiosi di ciò che ai ragazzi interessa all’interno di quel mondo. L’obiettivo è che arrivino a usare questi strumenti anche in modo attivo, esplorativo, per andare a cercarsi ciò che davvero può nutrire le loro passioni e che in futuro magari potrebbe anche essere la loro professione». Instagram è sempre più utilizzato dagli adolescenti».
La domanda è di particolare attualità in questo periodo. Si parla molto di alcune ricerche interne a Facebook, rivelate al Wall Street Journal da un’ex dipendente dell’azienda, secondo le quali l’uso intensivo di Instagram farebbe peggiorare l’immagine del proprio corpo per una ragazza su tre che lo utilizza e avrebbe anche un impatto negativo sui pensieri relativi al suicidio negli adolescenti.
Certamente tra tutti i social Instagram è quello che più di ogni altro favorisce il confronto (tra i like, tra il numero dei commenti, tra i follower) e genera dinamiche di competizione, difficili da reggere già per un adulto e decisamente problematiche per un adolescente. Per contenere tali effetti è molto importante che una ragazza o un ragazzo si sentano rassicurati in famiglia sul proprio valore, al di là dei numeri di Instagram.
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Il rischio è che il mondo del videogame diventi esclusivo per un ragazzino, portandolo a isolarsi. Per evitare questo un primo consiglio molto pratico è collocare la console da gioco o il computer in una stanza condivisa della casa, dove ci sia un passaggio e sia possibile per i genitori “dare un’occhiata” a quello che succede sullo schermo. È fondamentale poi sapere a quali giochi sta giocando un adolescente, tenendo presenti i limiti di età. Infine è molto utile giocare insieme, proprio per aiutare il ragazzo a non sentirsi da solo e poter condividere con lui soddisfazioni e delusioni anche in quel mondo.
Facebook ha annunciato di voler andare nella direzione di un mondo virtuale tridimensionale condiviso, dove poter svolgere le attività più varie. Un esperimento del genere era stato fatto già qualche anno fa da Second Life, un ambiente tridimensionale che per un certo periodo ha riscosso grande successo, per poi essere rapidamente accantonato. Oggi Zuckerberg, che possiede anche Oculus Rift, azienda produttrice di caschi per la realtà virtuale, vuole rilanciare quell’idea. Con buone possibilità di successo. Per noi utenti sarà come aggirarci in un videogioco. La sfida sarà trasferire in quello spazio attività interessanti e utili, riuscire a vederlo come un vero ambiente d’incontro e condivisione, un’integrazione del mondo reale, non una sua sostituzione.
PER APPROFONDIRE: Il 20 ottobre, a Reggio Calabria, il corso di formazione “Educare al digitale, una sfida comunitaria”
Certamente. Per questo però è necessario un atteggiamento di fondo positivo da parte dei genitori. Nei tanti incontri che ho fatto nelle scuole mi è capitato spesso di cogliere una certa rassegnazione. Come se l’uso sempre più massiccio delle tecnologie potesse mettere in discussione il loro ruolo di educatori. Non è così, i genitori hanno sempre la possibilità di educare: i valori e le regole che vogliono trasmettere ai figli non cambiano. Un esempio è quello dell’età d’accesso ai vari Social media. C’è bisogno di genitori che sappiano far rispettare la necessaria gradualità e che quindi sappiano aspettare l’età giusta (che normalmente è 13 anni) per l’uso di tali servizi. Questa è una prima decisione di grande rilevanza educativa, da prendere con la certezza che sia la scelta giusta per i propri figli.
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Tags: EducazioneSocial network