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La Giornata mondiale dell’educazione, che si celebra il 24 gennaio di ogni anno, rappresenta un’opportunità non solo per riflettere sull’importanza di un’istruzione di qualità per tutti, ma anche per educare ed essere educati ad affrontare le sfide globali che minacciano il nostro futuro, come il cambiamento climatico e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
In un mondo sempre più interconnesso, dove le grandi problematiche sembrano troppo lontane dalle scelte quotidiane che ognuno di noi è chiamato a fare, può emergere la sensazione che l’impegno individuale sia insufficiente rispetto agli enormi obiettivi globali. La distanza percettiva tra le azioni quotidiane e le grandi sfide planetarie rischia di disincentivare l’azione: come possiamo, infatti, davvero contribuire a fermare il cambiamento climatico, a ridurre le disuguaglianze globali e a proteggere le risorse naturali del nostro pianeta?
L’impegno personale sembra talvolta sproporzionato rispetto all’obiettivo. Eppure, una risposta a questa difficoltà potrebbe risiedere proprio nell’azione collettiva: se ognuno di noi, partendo dalle piccole scelte quotidiane, si unisse in un movimento comune, sarebbe possibile moltiplicare l’impatto delle singole azioni e generare un cambiamento significativo.
A2A, partendo da questa prospettiva, con il supporto di La Fabbrica, ha lanciato il progetto “Futuro in Circolo”, un’iniziativa che invita studenti e studentesse di tutta Italia a unirsi nel Movimento A2A per proteggere il pianeta e promuovere i principi della sostenibilità. Il progetto si inserisce perfettamente nella Giornata mondiale dell’educazione, rappresentando un’opportunità concreta per diffondere i valori di responsabilità ambientale e sensibilizzare le nuove generazioni sul loro ruolo fondamentale nella costruzione di un futuro più sostenibile. Mi soffermo, in questa breve riflessione, su un concetto che mi sembra fondamentale nell’educazione: il cammino condiviso.
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L’educazione non è solo un atto che parte da chi insegna verso chi impara, ma è una relazione reciproca, un pellegrinaggio che coinvolge tutti i partecipanti. Il rapporto tra educatore e discente, infatti, dà frutti solo quando si alimenta di uno scambio costante, dove entrambi, chi educa e chi è educato, crescono insieme. Come ha scritto lo psichiatra Andreoli: «Educare vuol anche dire venire educati. Quella educativa è una relazione a due dove chi educa e chi è educato non sono distinguibili».
L’educatore, infatti, deve avere a cuore il proprio mestiere, l’umanità, e, soprattutto, l’altro. Come sosteneva papa Wojtyla, «Per poter educare bisogna amare». In questo contesto, è essenziale anche riflettere sulla parità delle scuole cattoliche in Italia, un tema che, nonostante l’impegno e i progressi, non ha ancora visto una reale parità in termini di finanziamenti e opportunità. Dopo 25 anni dal loro riconoscimento giuridico, la parità tra scuole statali e scuole paritarie, in particolare quelle cattoliche, rimane per molti versi una promessa non ancora mantenuta.
Nonostante il riconoscimento, le scuole cattoliche continuano a lottare per una piena parità di trattamento, sia in termini di risorse che di opportunità. Allora, il 24 gennaio non rappresenta solo una giornata simbolica, ma un appuntamento annuale per celebrare l’impegno di tutti e, forti di quanto ci ha insegnato don Bosco, educatore per eccellenza, padre, maestro e amico dei giovani riconosciuto a livello mondiale, non smettiamo di sognare e attivarci per realizzare cammini condivisi in tal senso.
* docente Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, Reggio Calabria
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