
Le tre “P” di Prevost. La riflessione dell’arcivescovo Morrone
L’elezione di Leone XIV al soglio pontificio segna un momento di grande attesa e rinnovata
Non ci sono più scuse. I giovani hanno ricevuto da Papa Francesco un disarmante invito alla concretezza. Non un semplice discorso di natura morale, ma un autentico progetto di carattere esistenziale.
Un progetto fondato su quattro pilastri, quattro impegni chiesti in modo esplicito dal Pontefice ai giovani di tutto il mondo: “siate attori politici, persone che pensano, animatori sociali, pensate ad un’economia più solidale”.
Il desiderio di Francesco è che i giovani della GMG credano in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini dei Paesi come delle barriere e custodisce le proprie tradizioni senza egoismi e risentimenti. “Non scoraggiatevi”, l’invito intriso di fiducia: “Col vostro sorriso e con le braccia aperte voi predicate speranza e siete una benedizione per l’unica famiglia umana”. Già nella cerimonia di accoglienza al Parco Blonia, Francesco aveva cominciato con un attestato di fiducia nei confronti del “volto giovane” della Misericordia: “La Chiesa oggi vi guarda, il mondo vi guarda, e vuole imparare da voi”.
Domenica, durante la messa conclusiva al Campus Misericordiae, Francesco si ispira a Zaccheo, e alla sua “bassa statura”, per insegnare ai ragazzi che “non accettarsi, vivere scontenti e pensare in negativo è come girarsi dall’altra parte mentre Dio vuole posare il suo sguardo su di me”. “Dio conta su di te per quello che sei, non per ciò che hai”: non conta il cellulare o l’abito firmato, Dio “fa sempre il tifo per noi”. Ed è a questo Dio “ultrà” che Francesco consiglia di rivolgersi ogni mattina: “Signore, ti ringrazio perché mi ami; fammi innamorare della vita”.
No, allora, alla “vergogna paralizzante”: sì, invece, alla “curiosità buona”, quella che ti fa affrontare anche il rischio di una tremenda figuraccia. È il rischio il segreto della gioia: se si rimane fermi, ci si impantana nelle “sabbie mobili del peccato e della scontentezza”, di fronte a Gesù bisogna “mettersi in gioco”, non si risponde con gli “sms”. Il coraggio sta nel dire “no” al “doping del successo ad ogni costo”, al “maquillage dell’anima”.
Il consiglio di Francesco ai giovani è in puro stile digitale: “Installate bene la connessione più stabile, quella di un cuore che vede e trasmette il bene senza stancarsi”. Tra le “chat” quotidiane bisogna mettere al primo posto la preghiera, il Vangelo è il “navigatore”, e la memoria di Dio “non è un disco rigido” ma sa cancellare e dimenticare il peccato. Così, l'umanità nuova riparte dal perdono e dalla riconciliazione, fonda le radici sulla fraternità e sulla comunione, tenta di modellarsi al Maestro, unico riferimento sempre valido, anche per i giovani di oggi.
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