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Il Giubileo dei Giovani inizia ufficialmente oggi, 28 luglio, con l’arrivo di centinaia di migliaia di giovani pellegrini a Roma. Tra loro anche un nutrito gruppo proveniente dalla diocesi di Reggio Calabria-Bova, tra cui gli scout del Clan del gruppo Agesci RC 19 (Arghillà - Salice). Emozione, preparazione spirituale e desiderio di essere testimoni di speranza sono le coordinate che guidano questo straordinario pellegrinaggio di fede.
Il gruppo scout del Clan Agesci RC 19 ha vissuto un intenso cammino di preparazione spirituale per il Giubileo dei Giovani, guidato dai capi e dall’assistente spirituale che li accompagna anche a Roma. A raccontarlo è Natale Martorano, capo clan. In queste ore in viaggio verso Roma con i propri ragazzi della Branca R/S.

«I ragazzi - spiega - hanno fatto un percorso che prevedeva dei momenti specifici guidati da noi capi e dall'assistente che sarà con noi al Giubileo, tratti di riflessione e preghiera utili per rafforzare la consapevolezza che la vera gioia trova origine nella speranza. Sognare, avere obiettivi, essere perseveranti nonostante le difficoltà è fare esperienza della speranza, della compagnia di Gesù sulla strada della vita. I ragazzi sono contenti, emozionati perché sanno che avranno la possibilità di incontrare e condividere l'esperienza con tanti altri giovani provenienti da tutto il mondo».
Tra le tappe più toccanti del pellegrinaggio romano per gli scout del Clan di Arghillà-Salice, «sicuramente c’è la visita alla basilica di Santa Maria Maggiore, dove Papa Francesco ha scelto di essere sepolto». «Lì - spiega Natale - ci soffermeremo per una preghiera».
Il Giubileo dei Giovani si concluderà con la Messa presieduta dal Santo Padre a Tor Vergata, dopo giorni di incontri, catechesi, pellegrinaggi e condivisione. I ragazzi, è convinto Natale Martorano, vivranno un’esperienza trasformante.
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«Sicuramente, i ragazzi torneranno da questa esperienza stanchi ma carichi, felici e pronti a donare quanto ricevuto alla comunità di appartenenza e a essere testimoni di speranza nelle circostanze che la vita riserverà», le sue parole.
Anche per gli educatori il Giubileo è un’esperienza forte e personale. Natale Martorano racconta ancora con emozione, nel ricordo del precedente che lo ha visto protagonista "giovanissimo" in evento simili, ma tanti anni fa: «Noi educatori partiamo con la voglia di imparare a sperimentare l'amore di Dio nell'incontro con l'altro. Un popolo che si muove per il Giubileo è un popolo che vuole imparare a essere costruttori di pace. Custodisco nel mio cuore gratitudine: 25 anni fa ero un giovane scout che sulla spianata di Tor Vergata durante il Giubileo pregava e sognava per la chiamata al matrimonio. Oggi torno a Roma con il frutto di quel grande amore: mia figlia, la mia comunità scout e l'impegno che tutto si modifica, cresce e trova compimento nell’amore di Dio».

Figura cui la Chiesa reggina bovese deve molto per il ventennio di governo durante il
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Un progetto di formazione culinaria e gastronomica dedicato a ragazzi e giovani adulti extracomunitari provenienti, appunto,