Reggio Calabria – Bova, tre nuove nomine dell’arcivescovo Fortunato Morrone
Le nomine entrano in vigore da oggi, i sacerdoti interessati sono Don Antonino Vinci, Don
Il Cuore - e ciò emerge in tutta l'enciclica - è un organo riassuntivo: dice di un tutto complesso manifestandone il senso più profondo. Per questo il Cuore è verità nel significato della sincerità: un sentire totale, un’articolazione riuscita tra il concetto espresso e il profondamente vissuto che è più dell’organizzazione del vero in categorie asettiche.
L'intimo è il Cuore e questo intimo è in dialogo con il «tu» riconosciuto come compagno di strada e di sorte. Il Cuore, quindi, è unità, fratellanza, amore, destino comune. L'anticuore, invece, è la frammentazione della visione d'insieme, la perdita dell'unità nei limiti dell’individualismo che non ci dicono nulla dell'uomo - delle sue comunità - proprio perché il singolo è ridotto a meccanismo utile solo al mercato delle merci, come il rottame di una modernità inautentica.
E per vivere davvero come donne e uomini, quindi, cosa è davvero necessario? Non solo la luce ma il fuoco. Perché la luce - indispensabile - non basta a comprendere il «tu», non serve a generare e sperimentare quella prossimità che scalda e che impedisce la violenza. Le ragioni, le tante ragioni in campo producono solo conflitto se non opera il compromesso pacificante. Solo il Cuore è capace di superarle in un significato più alto e, allo stesso tempo, più umano: la Pace è specchiarsi nell'altro.
Il Cristo dice: «Misericordia voglio e non sacrifici» (Mt, 9, 13) e così lo spazio del Cuore si declina come compassione che trasforma il senso della giustizia. È l'infinito intimo della fratellanza che entra nel finito di un giudizio limitato. Il Cristo/Cuore è il «centro» del silenzio che spalanca le porte all'accoglienza del diverso, del peccatore, a costo di mettere in crisi le nostre acquisizioni moralistiche, clericali. La spiritualità algida, in tal senso, è una spiritualità legalistica, fondata su un'alterità lontana, disincarnata: è il culto di un mistero cogente, senza vita e senza amore.
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In questo Tribunale degli eletti, la perfezione fa il paio con la «predestinazione» dei perfetti, dei giusti, dei già salvi. Cosa c'entra questo con Cristo? L'uomo è imperfetto e ferito - così si esprime Francesco - e nella fede può trovare la misericordia che salva: il fuoco. Se «il merito è nel ricevere» - ci dice l'enciclica - ciò significa che non abbiamo davvero meriti da rivendicare. La fede intima, quella dell'abbandono fiducioso nelle braccia del Padre, è impotenza liberatrice innanzi alla misericordia del dono.
Siamo imperfetti e sbagliamo e anche per questo Dio ci ama: perché l'uomo, dagli abissi della propria miseria, è anche capace - come un bambino - di aprire le braccia all'amico che ci comprende. È il Cuore che apre il «giudizio» alla sua revisione quotidiana, costante, di coscienza: non una volta per sempre ma sempre ogni volta.
«Il dominio politico del cuore» di cui tratta la Dilexit nos è, in ultima istanza, un potere di tutti, autolimitante: la Sovranità disarmata è solo quella della Croce, dei cristi-crocifissi, dei dimidiati. L'opzione preferenziale per poveri non è comunismo, ha precisato Francesco, è Vangelo, solo Vangelo.
* Vicedirettore Istituto Diocesano di Formazione Politico – Sociale "Mons. Antonio Lanza"
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