Avvenire di Calabria

Svolta dal 3 al 6 luglio presso l’Aula Magna ''Monsignor Vittorio Mondello'' del Seminario Arcivescovile ''Pio XI'' di Reggio Calabria

Diocesi, conclusa la Settimana teologica dedicata al «Dia-Lógos»

Redazione Web

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di Caterina Maria Arillotta * - Risplendete come astri nel mondo tenendo alta la Parola di Vita (Fil 2, 15-16). Riprendo il versetto della Lettera ai Filippesi per sintetizzare i giorni di studio della Settimana Teologica di quest’anno svoltasi dal 3 al 6 luglio presso l’Aula Magna “Mons. Vittorio Mondello” del Seminario Arcivescovile “Pio XI” di Reggio Calabria, dal tema Dia-Lógos, Parola di Dio e comunicazione nell’era digitale.
Abbiamo concluso questi intensi giorni di aggiornamento, molto partecipati, con immensa gioia e gratitudine al Signore.
Un ringraziamento particolare lo dobbiamo all’équipe organizzatrice di questo evento nella persona del Prof. Padre Pasquale Triulcio, Piccolo Fratello dell’Immacolata, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Reggio Calabria, del Prof. Sac. Simone Vittorio Gatto, Direttore dell’Ufficio Famiglia Diocesano e Docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e dell’Istituto Teologico di Reggio Calabria e del prof. Daniele Fortuna, Docente ISSR e IT-RC.
Insieme ai nostri illustri relatori e a quanti hanno permesso la buona riuscita di questa settimana, in particolare il personale della Segreteria dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, abbiamo approfondito un tema molto attuale che ci interpella come uomini e come cristiani perché possiamo essere sempre più fedeli alla Parola e testimoni di speranza nel nostro tempo.
Il nostro compito: impegnarci e lavorare insieme per costruire Chiesa, per instaurare il Regno di Dio nella storia, perché, “la cultura teologica penetri la cultura umana”, come ci ha augurato il nostro arcivescovo Mons. Giuseppe Fiorini Morosini insieme al prof. Padre Pasquale Triulcio e al prof. Sac. Pietro Sergi, Direttore dell’Ufficio IRC di Reggio Calabria, durante la presentazione di questa settimana di studi.
Molteplici gli interventi che hanno permesso il confronto e l’approfondimento di uno dei temi attuali che ci chiamano ad una testimonianza credibile, ad abitare la cultura del nostro tempo, ad essere educati a passare dal contatto virtuale ad una buona e sana comunicazione, perché la Parola sia sempre ascoltata, vissuta e annunciata in quella che è stata definita l’era digitale.
In questi giorni la tematica della Parola di Dio e della comunicazione digitale è stata attenzionata partendo da diversi approcci: quello filosofico, psicologico, biblico,liturgico, teologico e pastorale.
Un ringraziamento particolare ai nostri moderatori: Prof. Sac. Simone Vittorio Gatto, Direttore dell’Ufficio Famiglia Diocesano e Docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e dell’Istituto Teologico di Reggio Calabria; Prof. Sac. Luigi Cannizzo, Docente ISSR e IT-RC, Prof. Sac. Marco Scordo, Docente ISSR e IT-RC; Prof.ssa Sr. Tina Carbone, Direttore Ufficio IRC- Diocesi Oppido-Palmi; Prof. Enzo Petrolino, Presidente della Comunità del Diaconato in Italia; Sac. Davide Imeneo, Direttore di Avvenire di Calabria. S. E. Mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina, con il suo intervento “…E fissatolo lo amò (Mc 10,21) ha aperto mercoledì 3 luglio questa settimana teologica di riflessione e ci ha aiutato a riflettere sul linguaggio non verbale di Gesù e su quella che è la domanda etica. Mons. Gisana ci ha introdotti alla comunicazione di Gesù, alla specificità della Sua relazione, la Sua eloquenza del corpo, la capacità dello sguardo: uno sguardo che legge nell’intimo più profondo, uno sguardo che eleva al cielo, una sguardo che invita alla sequela e diviene desiderio di salvezza; il Suo modo di “toccare” la gente, la Sua capacità di far sentire amata ogni persona incontrata. La conoscenza di Dio, infatti, passa attraverso l’operatività di Gesù. Egli è Colui che rivela ipostaticamente il Padre, Dio. Il fine della Rivelazione, ha evidenziato Mons. Gisana, non è altro, quindi, che la conoscenza della paternità divina e noi siamo chiamati a continuare l’opera messianica, silente opera di rigenerazione.
Padre Gaetano Lombardo, P.F.I., Docente ISSR e IT-RC, giovedì 4 luglio con il suo intervento Homo communicans, ci ha aiutato a ripercorrere la fenomenologia della comunicazione umana in chiave filosofica. La riflessione filosofica, ha sottolineato, a partire dalla struttura triadica della comunicazione, ha individuato sei funzioni fondamentali della parola, sei servizi che la parola rende agli umani: funzione comunicativa; funzione descrittiva e funzione espressiva; funzione ontologica, funzione persuasiva, funzione rivelativa. Pur non essendo appannaggio unico degli esseri umani, la comunicazione assume, quindi, nell’ambito dell’esistenza umana una particolare connotazione: essa è partecipazione e condivisione.
La dottoressa Nancy Rizzi, Dottoranda di ricerca presso Unistrada – Operatrice del Consultorio Familiare P. Raffa” di Reggio Calabria, con i suoi due preziosi contributi ci ha illustrato l’importanza della costruzione dell’identità attraverso la comunicazione digitale soffermandosi sulle opportunità e rischi di quest’ultima, sulle psicopatologie web-mediate e gli interventi educativi e terapeutici. Da una parte, quindi, la possibilità di estendere la mente umana, d’altra parte l’uso problematico di questi mezzi fino a poter giungere alla cosiddetta demenza digitale.
La dottoressa ha più volte sottolineato che non esiste identità senza alterità all’interno di un contesto relazionale.
Quale rapporto allora con i media? Quale rapporto con questi nuovi mezzi che gli psicologi definiscono essere incubatrice sociale dei nuovi nati? Nel tempo della tecnoliquidità, del narcisismo esasperato, dell’incapacità di attendere, del clicco e trovo tutto viviamo da uomini liberi o determinati? Disimpegnati o stimolati? Solo la bellezza del dialogo, dell’autentica comunicazione, della sana educazione ci aiuteranno a vivere integrati nel mondo off e on-line che oggi sembra rappresentare la maggiore sfida.
Padre Gabriele F. Bentoglio,C. S., già Sottosegretario Pont. Cons. della Pastorale per i Migranti e Itineranti, ha trattato il Lógos di Dio nella comunicazione umana secondo la Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum , la sua novità di approccio, interrogandoci su come oggi comunichiamo la fede…Forse senza più mordente? Come oggi la Parola che si è fatta per noi “incontro” ci può parlare? Padre Gabriele ci ha ricordato che senza la preghiera anche la Parola inaridisce, infatti, solo accogliendo il dono dello Spirito diventiamo profeti, la Chiesa perché discepola diviene Chiesa in uscita…di corsa che accoglie, che apprezza la diversità certa che la strada è il luogo privilegiato del Lógos.
Il Prof. Sac. Antonino Paolo Sgrò, Direttore IT-RC, con il suo intervento “Oggi per voi che ascoltate si è compiuta questa parola” (Lc 4,21), ci ha proposto la strategia narrativa dell’evangelista Luca che non racconta solo una storia ma insegna ad interpretarla. Non basta, infatti, accogliere Gesù, grande Esegeta del Padre ma bisogna fare un percorso. Tutti siamo, infatti, invitati a consolidare la nostra fede per comunicare l’esperienza di un incontro.
Il Prof. Sac. Simone Vittorio Gatto, muovendo da una rilettura biblica sulla relazione, dalla meraviglia del creato, dallo stupore dell’uomo in se stesso e dell’altro da sé, ha affrontato l’importante sfida del dialogo e della comunicazione in famiglia, per comunicare la gioia di Gesù con il linguaggio del corpo mediante un approccio antropologico e teologico-morale. Una comunicazione spesso contrassegnata da gesti, sguardi e silenzi. Don Simone ha illustrato come il presupposto dell’incontro non risieda semplicemente nella volontà di porsi accanto all’altro, sia esso coniuge, figlio o fratello, ma nella disponibilità ad aprirgli il cuore, lasciandolo entrare all’interno dei propri spazi personali. Questo tipo di relazione trascende il linguaggio verbale (anche se non può certamente escluderlo) garantendo un giusto spazio alla componente gestuale, sicuramente più affettiva ed emotiva e ci chiama a ricostruire un’unità di spirito anima e corpo. La famiglia, piccola chiesa domestica diventa perciò scuola di arricchimento umano tra partecipazione e corresponsabilità. Il prof. Daniele Fortuna, Docente ISSR e IT-RC, ci ha presentato una parola di profezia comunicata con linguaggio simbolico e sensoriale nel libro dell’Apocalisse, il libro della consolazione della Chiesa. La Parola di Dio in se stessa crea linguaggio comunicativo. L’Apocalisse ci insegna la grammatica delle immagini, crea l’ascoltatore modello, invita ad entrare nella contemplazione liturgica educandoci ad essere soggetti protagonisti, mistici, trasformati dallo Spirito consapevoli che oggi il mistero che si celebra, si compie… è Epifania!
Il Prof. Sac. Paolo Tomatis, Presidente dell’Associazione Professori di Liturgia, ci ha arricchito con la comunicazione della Parola attraverso l’azione liturgica. La comunicazione della Parola di Dio nella liturgia è più che un messaggio, è un incontro da accogliere. La Parola ha una qualità sacramentale, non è messaggio da spiegare ma una Parola da ascoltare. La liturgia è corpo della Parola, proclamatio divina, un tesoro da aprire che deve leggere la vita.
Il dott. Francesco Ognibene, Caporedattore centrale di Avvenire, ha sapientemente trattato il tema della falsa e vera comunicazione nei media, esortandoci a non perdere mai lo sguardo profondo sulle cose, la bellezza della trascendenza. Ha sottolineato la responsabilità di ciascun cristiano di coltivare l’autenticità personale, il valore del silenzio, la gioia di non stancarsi mai di volgere lo sguardo all’Albero della Vita, per essere uomini di Dio, per servire la coscienza credente e divenire instancabili cercatori della Verità, di quell’Acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4, 13-14)
Così si legge al n. 9 degli Orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il decennio 2010-2020 Educare alla vita buona del Vangelo: “Considerando le trasformazioni avvenute nella società, alcuni aspetti, rilevanti dal punto di vista antropologico, influiscono in modo particolare sul processo educativo: l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività. Si tratta di nodi critici che vanno compresi e affrontati senza paura, accettando la sfida di trasformarli in altrettante opportunità educative. Le persone fanno sempre più fatica a dare un senso profondo all’esistenza. Ne sono sintomi il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo, il desiderio insaziabile di possesso e di consumo, la ricerca del sesso slegato dall’affettività e dall’impegno di vita, l’ansia e la paura, l’incapacità di sperare, il diffondersi dell’infelicità e della depressione. Ciò si riflette anche nello smarrimento del significato autentico dell’educare e della sua insopprimibile necessità. Il mito dell’uomo “che si fa da sé” finisce con il separare la persona dalle proprie radici e dagli altri, rendendola alla fine poco amante anche di se stessa e della vita. Le cause di questo disagio sono molteplici – culturali, sociali ed economiche – ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso a tutte le altre: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia». Siamo così condotti alle radici di quella che Papa Benedetto XVI chiama “emergenza educativa”, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l’uomo a concepirsi come un “io” completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa “io” nella relazione con il “tu” e con il “noi”.

Anche gli Orientamenti per l’Annuncio e la catechesi in Italia, Incontriamo Gesù al n. 96 sottolineano che l’evangelizzazione fa la chiesa, in quanto essa è, nella sua più intima natura, dialogo di chiamata e risposta, dono e accoglienza, proposta e libertà.
Questo ci interroga, ci invita a riflettere, ad assumerci le nostre responsabilità e ad agire… a dire Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo . Così scrive Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, Evangelii Gaudium ai nn. 87-88 : “Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la mistica di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza.

Papa Benedetto XVI nell’ Esortazione apostolica post sinodale sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della chiesa, Vebum Domini così afferma «Al rapporto tra Parola di Dio e culture si connette anche l’importanza dell’utilizzo attento ed intelligente dei mezzi, vecchi e nuovi, di comunicazione sociale. I Padri sinodali hanno raccomandato una conoscenza appropriata di questi strumenti, ponendo attenzione al loro veloce sviluppo e ai diversi livelli di interazione e investendo maggiori energie per acquisire competenza nei vari settori, in particolare nei cosiddetti new media, come ad esempio Internet.
Esiste già una significativa presenza da parte della Chiesa nel mondo della comunicazione di massa e anche il Magistero ecclesiale si è espresso più volte su questo tema a partire dal Concilio Vaticano II, con il Decreto sugli strumenti di comunicazione sociale Inter mirifica del 4 Dicembre del 1963; con l’ Istruzione Pastorale Communio et progressio sugli strumenti della comunicazione sociale pubblicata per disposizione del Concilio Ecumenico Vaticano II il 23 maggio 1971; con la Lettera apostolica di Papa Giovanni Paolo II, Il rapido sviluppo del 24 gennaio 2005; con l’ Istruzione Pastorale sulle comunicazioni sociali nel 20° Anniversario della «Communio et progressio» , Aetatis novae del 22 febbraio 1992 ; con La Chiesa e internet ed Etica e Internet del 22 febbraio 2002.
L’acquisizione di nuovi metodi per trasmettere il Messaggio evangelico fa parte della costante tensione evangelizzatrice dei credenti e oggi la comunicazione stende una rete che avvolge tutto il globo e acquista un nuovo significato l’appello di Cristo: «Quello che io vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze» (Mt 10,27).
Tra le nuove forme di comunicazione di massa, un ruolo crescente va riconosciuto oggi a Internet, che costituisce un nuovo forum in cui far risuonare il Vangelo, nella consapevolezza, però, che il mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo reale e che l’evangelizzazione potrà usufruire della virtualità offerta dai new media per instaurare rapporti significativi solo se si arriverà al contatto personale, che resta insostituibile. Nel mondo di internet, che permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo, dovrà emergere il volto di Cristo e udirsi la Sua voce, perché «se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo». Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 2002, n.6)
Al n.43 del Documento preparatorio al Sinodo sulla Parola di Dio si legge che la missione della chiesa è nutrirsi della Parola per essere serva della Parola nell’impegno dell’evangelizzazione. L’annuncio della Parola di Dio, alla scuola di Gesù, ha per intima forza e contenuto il Regno di Dio, che è la stessa persona di Gesù che con le parole e le opere offre a tutti gli uomini la salvezza. In verità non sono mancate né mancano della difficoltà che ostacolano il cammino nell’annuncio del Vangelo e nell’ascolto del Signore. Vari sono i motivi: la cultura attuale, portata per diversi motivi al relativismo e al secolarismo; le molteplici sollecitazioni del mondo e l’attivismo di vita soffocano lo spirito per cui si nota una certa difficoltà all’interiorizzazione del messaggio evangelico. Uno dei primi requisiti per un efficace annuncio evangelico è la fiducia nella potenza trasformante della Parola nel cuore di chi l’ascolta. Infatti , l«a parola di Dio è viva, efficace […] scruta i senti menti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Un secondo requisito, oggi particolarmente avvertito e credibile, è annunciare la Parola di Dio come sorgente di conversione, di giustizia, di speranza, di fraternità, di pace. Altri requisiti sono la franchezza, il coraggio, lo spirito di povertà, l’umiltà, la coerenza, la cordialità di chi serve la Parola di Dio.
La Parola di Dio, infatti, non si contrappone all’uomo, non mortifica i suoi desideri autentici, anzi li illumina, purificandoli e portandoli a compimento.
Come è importante per il nostro tempo scoprire che solo Dio risponde alla sete che sta nel cuore di ogni uomo.
In realtà, così afferma ancora Papa Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica Verbum Domin, tutta l’economia della salvezza ci mostra che Dio parla ed interviene nella storia a favore dell’uomo e della sua salvezza integrale. Quindi è decisivo, dal punto di vista pastorale, presentare la Parola di Dio nella sua capacità di dialogare con i problemi che l’uomo deve affrontare nella vita quotidiana. Proprio Gesù si presenta a noi come colui che è venuto perché possiamo avere la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). Per questo, dobbiamo impiegare ogni sforzo per mostrare la Parola di Dio come apertura ai propri problemi, come risposta alle proprie domande, un allargamento dei propri valori ed insieme come una soddisfazione alle proprie aspirazioni. La Chiesa confessa incessantemente ad ogni generazione che Gesù Cristo, «col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione».La Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, nasce e vive di essa. In particolare è cresciuta in questi anni la consapevolezza dell’ «orizzonte trinitario e storico-salvifico della Rivelazione» in cui riconoscere Gesù Cristo, quale «mediatore e pienezza di tutta intera la Rivelazione». Siamo chiamati, quindi, ad approfondire il nostro rapporto con la Parola di Dio solo all’interno del «noi» della Chiesa, nell’ascolto e nell’accoglienza reciproca
Bisogna saper orientare il nostro rapporto con le tecnologie, invece che farci guidare da esse. Bisogna riscoprire la dimensione interiore, il valore del silenzio. Papa Benedetto nel messaggio per la XLVI Giornata mondiale delle comunicazioni sociali afferma che laddove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile ed accessorio.
Ma abbiamo bisogno di riscoprire quotidianamente il centro vitale che è l’incontro, quale “inizio vivo”. Bisogna partire dalla famiglia, cellula vitale della società, per rieducarci nella comunicazione. La famiglia è del resto il primo luogo dove impariamo a comunicare nella prossimità. La famiglia più bella, protagonista e non problema, come afferma il Santo Padre nel suo messaggio per la XLIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è una comunità comunicante, quella che sa comunicare partendo dalla testimonianza, la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli. Una comunità che sa accompagnare, festeggiare e fruttificare, una grande risorsa, il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato.

Allora?

Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?” (Rm 10,11.13-15)
Noi cristiani vogliamo essere in mezzo al mondo, dentro le realtà umane di ogni giorno, gli umili ma convinti testimoni della verità nella quale crediamo. Gli odierni strumenti della comunicazione sociale sono le nuove grandi vie aperte anche ai cristiani per il loro compito di testimonianza e di servizio alla verità. Tali strumenti servono soprattutto all'espressione e alla diffusione della parola. Anche noi abbiamo una importantissima parola da dire e da affidare alla loro potenza: è la Parola sostanziale che Dio dice di Sé, il Suo Verbo, che è anche la Parola assoluta e definitiva che Dio dice sull'uomo, salvandolo continuamente attraverso le mille e mille vicende della cronaca quotidiana e della storia dei secoli .Grazie a queste meravigliose tecniche, la convivenza umana ha assunto dimensioni nuove: il tempo e lo spazio sono stati superati, e l'uomo è diventato come cittadino del mondo, compartecipe e testimone degli avvenimenti più remoti e delle vicende dell'intera umanità. Auguro a tutti di essere instancabili ascoltatori e testimoni della Parola, per portare luce, speranza e gioia nella nostra Chiesa per continuare ad annunciare, abitare, trasfigurare, educare e uscire come ci ricordava il Convegno di Firenze del 2015, In Gesù Cristo il Nuovo Umanesimo… affinché portiamo la nostra testimonianza al servizio della Parola, che in tutte le sue espressioni create deve essere eco fedele dell'eterna Parola increata, il Verbo del Padre, la Luce delle menti, la Verità che tanto ci sublima.
Così anche noi Chiesa, sacerdoti, professori, genitori, educatori, evangelizzatori con spirito che pregano cioè e lavorano, possiamo entrare nel grande dialogo nuziale con cui si chiude la Sacra Scrittura: «Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni”» (Ap 22,17) Che la Mater Verbi et Mater Laetitiae, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, Madre dell’Amore, Sposa delle nozze eterne e Stella della Nuova Evangelizzazione ci faccia questo prezioso dono, interceda per la Chiesa, della quale è l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce (cfr. Evangelii Gaudium n. 288).

* Piccole Sorelle dell’Immacolata

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