Avvenire di Calabria

In una lettera il primo messaggio rivolto ai fedeli

Don Attilio Nostro sarà ordinato vescovo il 25 settembre, il 2 ottobre l’ingresso nella diocesi di Mileto

Il futuro pastore: «Vi chiedo di pregare per me»

di Redazione web

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Monsignor Attilio Nostro sarà ordinato vescovo il prossimo 25 settembre, alle 17, presso l’Arcibasilica Papale di San Giovanni in Laterano in Roma.

Nato a Palmi il 6 agosto del 1966, don Attilio – ordinato sacerdote da San Giovanni Paolo II il 2 maggio del 1993 – farà il suo ingresso nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea il successivo 2 ottobre, durante la solenne celebrazione eucaristica che si terrà alle 17 nella Cattedrale di Mileto.

La lettera alla diocesi di monsignor Nostro

«Vi chiedo di pregare per me» ha detto nel rivolgersi ai fedeli attraverso una lettera il neo vescovo della diocesi vibonese. «In questi giorni mi sto facendo guidare solo dalla preghiera e dalla Parola di Dio, perché dopo aver ricevuto da papa Francesco la chiamata a presiedere la cura pastorale della Chiesa che è in Mileto–Nicotera–Tropea, sono stato sopraffatto dallo stupore e dalla gioia» ancora le parole di don Attilio Nostro che continua: «Nella preghiera di questi giorni provo un crescente sentimento di gratitudine filiale verso il Vicario di Cristo che ha desiderato donarvi un Vescovo scegliendolo tra i suoi Parroci di Roma, come segno ulteriore di comunione e paterna sollecitudine. Mi sono affidato alle preghiere di Sua Santità, perché la Grazia di Dio mi aiuti a compiere con responsabilità e spirito di servizio la guida di questa nostra Chiesa particolare».   


PER APPROFONDIRE | Monsignor Attilio Nostro è il nuovo vescovo di Mileto


Il primo messaggio alla diocesi di Mileto, ricordando don Francesco Mottola e “mamma” Natuzza

Nelle sue prime parole rivolte alla diocesi che si appresta a guidare dal prossimo 2 ottobre, don Attilio Nostro si dice felice di essere arrivato in «questa realtà diocesana» che «per la sua splendida cornice geografica e per l’enorme ricchezza storico-culturale, gode dell’ammirazione di tutto il mondo. Ma come vostro pastore, l’aspetto che più mi sta a cuore è sottolineare la bellezza della sua tradizione ecclesiale passata e presente, segno di una fede matura ed eccezionalmente viva, come nel caso di Don Francesco Mottola e di mamma Natuzza Evolo».

Le tante vocazioni e un tessuto sociale “umiliato”

«Un’ulteriore traccia della vivacità dello Spirito Santo sono le tante vocazioni al sacerdozio: voi seminaristi siete il futuro e la speranza della nostra Diocesi! Con la mia vicinanza e la mia preghiera mi auguro di sapervi accompagnare verso un autentico cammino di discernimento e di crescita». Sono ancora le parole del neo vescovo, il quale si dice, inoltre, cosciente del fatto che «il Signore mi sta innestando nella pianta di un territorio formato da gente laboriosa e dignitosa ma troppo spesso costretta a misurarsi con un tessuto sociale umiliato dalla piaga della disoccupazione che rende ancora più difficile il futuro di tante giovani famiglie costrette al doloroso distacco dell'emigrazione. Questo – aggiunge – fu anche il destino della mia famiglia che 36 anni fa condusse i miei passi da Palmi verso la città di Roma. Oggi è il Vescovo di Roma che mi chiede di ritornare nella mia terra natìa, verso una famiglia nuova per la quale sono chiamato a essere pastore, padre e sposo».

Don Attilio Nostro ai fedeli: «Vi chiedo di pregare per me»

“Non può esserci però uno sposo senza una Sposa, non può esserci matrimonio senza relazione personale, dialogo, affetto e stima sinceri… Ecco perché indirizzo a voi questa mia lettera; vi chiedo fin da ora – ancora le parole del nuovo vescovo – di accogliermi e insegnarmi ad amarvi di vero cuore perché è questo ciò che desidero: amarvi come Cristo Buon Pastore e Sposo che ama, nutre, protegge e cura tutte le sue pecorelle. Vi chiedo di pregare per me, come io già prego per voi, proprio come gli sposi cristiani che intercedono e si affidano reciprocamente a Dio, il solo che possa dare la forza di amare e perdonare. Inoltre, in questo anno dedicato a San Giuseppe, intercedete per me presso il Padre perché possa imparare ad assomigliargli: padre premuroso e sincero, silenzioso e fedele, discreto e operoso, testimone della presenza e dell'epifania di Dio in mezzo al suo popolo santo».


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Il ringraziamento a monsignor Oliva

A conclusione della sua prima lettera alla diocesi di Melito, monsignor Attilio Nostro dedica spazio ai ringraziamenti. Innanzitutto all’amministratore apostolico monsignor Francesco Oliva, «per il paziente e infaticabile lavoro di ascolto e dialogo: in breve tempo ha aperto prospettive di speranza che io devo continuare a percorrere. Il suo impegno ha fatto riemergere un rinnovato desiderio di accogliere il Signore nella vita di questa Diocesi che sembrava patire la stessa fatica del popolo dell’Esodo. Grazie Eccellenza per aver animato questo non facile periodo con slancio sollecito e paterno, e per aver aperto molti cuori al dialogo, all’accoglienza e al perdono fraterno».

Grazie anche al vescovo emerito Luigi Renzo

«Così ringrazio anche il Vescovo Emerito Sua Eccellenza monsignor Luigi Renzo per i suoi 14 anni di servizio alla diocesi. Nell’occasione del cinquantesimo di sacerdozio ha invitato i sacerdoti, i diaconi e le comunità parrocchiali “a volersi bene e a remare tutti uniti con il vescovo che verrà”. Faccio mio questo suo invito, ben sapendo di poter contare anche sulle sue preghiere».

La Chiesa chiamata ad essere un “Ospedale da campo”

Non manca il saluto di don Attilio Nostro «a tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale Calabra ai quali offro la mia disponibilità e le mie povere forze: mi consola sapere che posso contare su di voi come fratelli in Cristo, beneficiando della vostra esperienza pastorale e umana. Sono lieto di poter contribuire, insieme a voi, al servizio di questa terra e di questo popolo che il Signore ci chiama a servire tutti concordi e unanimi». Poi il pensiero che «va a tutti voi fedeli laici, famiglie, anziani, giovani e ammalati ai quali fin da subito rivolgo l’invito a edificare insieme la Chiesa secondo il cuore di Dio. Come dice Papa Francesco la Chiesa è chiamata a essere un “Ospedale da campo” per curare le tante ferite dell’uomo. Potremo farlo se coltiveremo insieme relazioni libere, gioiose e sincere seguendo la disponibilità paolina di lasciarsi trasformare ed essere reciprocamente “a servizio gli uni degli altri” (Gal 5,13) facendoci “tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno” (1Cor 9,22). A tutti voi che nella diversità dei carismi attraverso le Confraternite, l’Azione Cattolica, le Associazioni, i Movimenti e gli Oratori rendete visibile la comunione nei diversi luoghi e situazioni di vita della nostra Chiesa, chiedo di lavorare insieme per realizzare sempre più una comunità ecclesiale autenticamente missionaria».

«Un pensiero grato – continua Nostro nella sua lettera - lo rivolgo a tutti i religiosi e le religiose che offrono un prezioso e insostituibile contributo nella pastorale e nelle attività caritative. So che date un grande supporto a tante famiglie, occupandovi dei loro anziani e dei loro bambini. Vi ringrazio di cuore e mi affido alle vostre preghiere, sperando possiate trovare in me un sostegno valido per rafforzare il vostro contributo in Diocesi».

Non manca nella missiva, «un saluto cordiale alle autorità civili e militari che reggono la vita pubblica nei Comuni della Diocesi. Ad essi fin d’ora assicuro leale collaborazione nel pieno rispetto della differenza degli ambiti e dei ruoli, nel sincero desiderio di collaborare concretamente al bene della nostra gente, soprattutto dei più indigenti».

«Sacerdoti e diaconi, so di poter contare su di voi»

«Ho tenuto volutamente per ultimo il mio primo pensiero, il mio saluto più caro: se oggi ho la forza di dire di sì a Dio e alla Chiesa in questa nuova avventura che mi porta lontano dalla mia famiglia e dai miei affetti più cari, se oggi io non mi sento solo è perché so di poter contare su di voi, sacerdoti e diaconi che con me condividete il sacramento dell’Ordine Sacro. Voi siete i miei primi collaboratori; "Voi siete la divina speranza della Chiesa in Calabria" ebbe a dire don Mottola! Sarà un immenso privilegio per me considerarmi VOSTRO SERVO, a servizio del vostro preziosissimo ministero e dell'opera santa a cui Cristo sacerdote vi ha chiamati! Vi voglio già bene, perché è a voi che pensavo mentre dicevo il mio “sì” al Papa».

Don Attilio Nostro alla comunità diocesana: «Accoglietemi come un mendicante»

«Accoglietemi come un mendicante, bisognoso delle vostre quotidiane preghiere. Accettatemi – conclude il futuro vescovo della diocesi vibonese – come un discente alla scuola della vostra esperienza pastorale e del vostro esempio e accompagnatemi col vostro sostegno sincero e fraterno! Nell’attesa di incontrarvi presto, nella mia preghiera vi sto già presentando tutti i giorni al Signore come la mia speranza, la mia gioia, il mio cuore! Infine, con devozione filiale affido il mio ministero in mezzo a voi all’amorevole e materna intercessione della Beata Vergine Maria venerata in questa nostra Chiesa con i titoli di Maria Santissima di Romania e Maria Santissima Assunta. Mentre chiedo a san Nicola, nostro patrono, la grazia di guidarmi perché con il suo ammirabile esempio di Vescovo e la sua intercessione io possa essere un pastore secondo il cuore di Dio».

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